Caos concorso e cattedre, protestano docenti precari

20 settembre 2018 | 16:02
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Caos concorso e cattedre, protestano docenti precari
Caos concorso e cattedre, protestano docenti precari
Caos concorso e cattedre, protestano docenti precari
Caos concorso e cattedre, protestano docenti precari
Caos concorso e cattedre, protestano docenti precari
Caos concorso e cattedre, protestano docenti precari

La prima campanella è già suonata da giorni ma molte cattedre restano ancora scoperte, dalla scuola dell’infanzia alla secondaria di secondo grado. E gli insegnanti abilitati, che ingrossano le file dei precari, sono ancora in attesa di sapere che destino avranno. Una delegazione di insegnanti di lettere si è recata martedì scorso (18 settembre) alla sede dell’ufficio scolastico regionale a Firenze per chiedere conto della situazione e ha organizzato una sorta di sit in di protesta all’esterno.
“Tra i casi più eclatanti quello dei docenti di lettere – spiegano alcuni degli insegnanti interessati -. Solo nella provincia di Lucca, infatti, mancherebbero, il condizionale è d’obbligo perché ad oggi l’Usp non ha ancora pubblicato le effettive disponibilità imputando tale ritardo alle segreterie scolastiche, circa 50 insegnanti tra medie e superiori. Posti che, ancora una volta, andranno a supplenza, in barba alla famigerata continuità didattica”.

“A colmare questa voragine educativa saranno nuovamente i supplenti annuali, docenti abilitati – spiega il gruppo di insegnanti che ha manifestato a Firenze – con un percorso duro, selettivo e costoso, e con anni di esperienza alle spalle, che a settembre inoltrato sono ancora in attesa delle nomine. Questa lentezza nell’espletamento delle procedure, oltre ad essere lesiva della dignità professionale, provoca consistenti disagi alle scuole, obbligate ad orari ridotti, e conseguentemente alle famiglie e agli alunni, senza contare la perdita di ore preziose per la didattica che non verranno mai più recuperate. Ma la beffa dei docenti abilitati non si limita all’ambito locale – spiega un nutrito gruppo di docenti lucchesi – . Dopo il concorso farsa del 2016, infatti, in cui alcune classi di concorso hanno registrato il cento per cento dei promossi e altre meno del 20%, la situazione dei precari in Toscana non è migliorata. Infatti, nonostante il bando di concorso emanato dal ministro Fedeli prevedesse l’inizio dell’anno di prova, finalizzato all’immissione in ruolo, già da questo settembre, ad oggi molti candidati di diverse discipline, tutti abilitati, non hanno neppure il calendario delle prove. Ancora più curioso è, di nuovo, il caso dei docenti di lettere. Obbligati a presentare la domanda di partecipazione a marzo 2017, perdendo in molti casi il punteggio fornito dall’annualità di servizio, ancora non sanno quando potranno sostenere il colloquio orale previsto dal bando, mentre in altre regioni la procedura si è già conclusa. Fatto ancora più incredibile se si considera che un primo calendario era stato pubblicato a metà luglio, salvo poi essere stato annullato poco prima dell’inizio degli orali, senza alcuna spiegazione. Ad oggi i precari abilitati di lettere hanno soltanto un lacerto di calendario, che va da fine settembre a novembre, per circa 70 partecipanti su oltre 400. A nulla sono valse le richieste di chiarimenti all’Ufficio Scolastico Regionale di Firenze – prosegue la nota – al quale il 18 settembre una delegazione di docenti ha chiesto un incontro chiarificatore dopo decine di mail e telefonate rimaste inevase. Strano a dirsi, o forse non troppo, ancora una volta l’Usr non è stato in grado di soddisfare le richieste dei docenti interessati, adducendo misteriose motivazioni imputabili alla commissione o al Miur stesso, in un rimpallo di responsabilità che sembra non avere fine. Resta il fatto che – aggiungono gli insegnanti – , a pochi giorni dalla fine del mese, ancora molti docenti siano in attesa delle nomine annuali e senza notizie sicure relative al concorso previsto. Dispiace pensare che la sola cosa certa per gli insegnanti precari sia ormai la consapevolezza di doversi affidare alla mutevolezza umana, sia essa degli uffici scolastici, delle commissioni o dei governi italiani”.