
Le preghiere in corsia? Le paga in Servizio sanitario nazionale.
È quello che prevedono le convenzioni tra le aziende sanitarie toscane e le diocesi per l’assunzione, e quindi per il pagamento, di sacerdoti in qualità di assistenti religiosi, per i conforti di tipo spirituale ai degenti nei vari ospedali regionali. Religiosi che diventano veri e propri dipendenti delle diverse aziende sanitarie, inquadrati con contratto di categoria Ds che prevede una retribuzione annuale di circa 23mila euro (da maggio scorso circa 25mila) che grava interamente sul sistema sanitario regionale.
Anche l’azienda sanitaria Toscana Nord Ovest, come le altre, lo scorso anno ha messo a bilancio circa 240mila euro per 11 assistenti religiosi dislocati nei vari nosocomi a seconda della esigenze degli 11 presidi ospedalieri (per 13 stabilimenti) presenti nel territorio che ricade sotto la competenza dell’Asl di area vasta di cui fanno parte anche gli ospedali di Lucca, Versiia, Castelnuovo Garfagnana e Barga.
In Toscana ne sono stati assunti 77 dalle varie Asl grazie a un protocollo d’intesa firmato tra la Regione e la Conferenza episcopale toscana nel 2008, che prevede appunto il servizio di assistenza religiosa, per assicurare nelle strutture di ricovero l’esercizio della libertà religiosa, l’adempimento delle pratiche di culto e il soddisfacimento delle esigenze spirituali proprie della confessione cattolica, nel rispetto della volontà e libertà di coscienza dei cittadini.
L’articolo 7 del protocollo delinea oltre alla mansioni il trattamento economico del personale di assistenza religiosa “calcolato secondo quanto previsto dalla normativa contrattuale vigente con riferimento a quello applicato al personale di categoria D. Al personale di assistenza religiosa spettano le progressioni economiche orizzontali di categoria previste dalla contrattazione collettiva vigente”. Tutto ciò in virtù dell’accordo fra stato italiano e Santa Sede rinnovato nel 1985 dal governo Craxi e che garantisce la libertà religiosa e l’adempimento delle pratiche di culto dei cattolici che siano degenti in ospedali, case di cura o di assistenza pubbliche e prevede che l’assistenza spirituale nei confronti dei medesimi sia assicurata da ecclesiastici nominati dalle autorità italiane competenti su designazione dell’autorità ecclesiastica e secondo lo stato giuridico, l’organico e le modalità stabiliti d’intesa fra tali autorità.
Da quando la sanità è passata in mano alle Regioni queste hanno poi, in gran parte, sottoscritto con le conferenze episcopali regionali i protocolli d’intesa che consentono alle azienda sanitarie l’assunzione dei sacerdoti tra il personale dipendente dei vari ospedali.
Un servizio di indubbia utilità per i pazienti di fede cattolica. Molte invece le polemiche di tipo politico e sociale per queste convenzioni che ogni anno mettono a bilancio del sistema sanitario spese per attività prettamente religiose che il Vaticano, a detta di molti, avrebbe le possibilità economiche di pagare direttamente senza gravare sui bilanci regionali. In Toscana nell’ultimo anno, infatti, la spesa per l’assistenza religiosa cattolica nei vari ospedali ammonta a oltre 2 milioni di euro.
Vincenzo Brunelli