Città ‘smart’, Lucca perde una posizione

16 novembre 2018 | 09:24
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Città ‘smart’, Lucca perde una posizione

Lucca perde una posizione fra le città smart rispetto al biennio precedente e si piazza al 51esimo posto sui 117 Comuni italiani, capoluoghi di provincia, sulla base dei vari indicatori forniti dall’Istat. In coda alla classifica delle città più ‘intelligenti’ d’Italia, Caltanissetta, Enna e Lanusei. Infrastrutture, banda larga, applicazioni e connettività dei servizi. Ma anche diffusione di car e bike sharing, fruizione online dei servizi pubblici e privati, diffusione dei sensori e capacità di privati e amministrazioni di trasformare la “miniera di informazioni” in maggiore efficienza e qualità della vita.

Sono solo alcuni dei 480 indicatori utilizzati per la quarta edizione dello Smart City Index, il rapporto di Ey che analizza appunto le 117 città capoluogo italiane, classificando il loro sviluppo in termini di reti e infrastrutture intelligenti e misurando la loro capacità di innovare e offrire servizi di qualità ai propri cittadini. Un’analisi effettuata in base a quattro livelli: infrastrutture di rete, sensoristica, piattaforme dati, applicazioni mobili e web.
Lo Smart City Index è un ranking delle città intelligenti che si propone di misurare il livello di smartness dei 116 comuni capoluogo di provincia definiti primari dall’Istat, con l’aggiunta di Cesena (inserita dopo che, nella scorsa edizione, lo Smart City Index è stato utilizzato come strumento per un approfondimento effettuato con la Regione Emilia-Romagna sulle 10 città dell’Agenda Urbana regionale, la quale comprende i 9 comuni capoluogo più Cesena). Lo Smart City Index è costruito attraverso l’aggregazione di 485 indicatori, raccolti in 4strati e 3 ambiti aggiuntivi di analisi. Oltre il 62 per cento dei dati utilizzati derivano da indagini svolte direttamente da Ey; i restanti indicatori sono invece frutto di elaborazioni di dati provenienti da fonti istituzionali (Istat, Ges, Miur eccetera). EY raccoglie i dati attraverso un censimento puntuale delle iniziative di innovazione nelle città, analizzandone la pianificazione strategica e monitorando la diffusione dei servizi ponendosi nell’ottica dell’utente finale (cittadino, impresa, turista, ecc.). Il 94 per cento degli indicatori viene raccolto in ambito comunale mentre il restante 6% si riferisce al territorio provinciale. A valle di questo procedimento, attraverso l’applicazione di pesi ai singoli indicatori (e conseguentemente alle diverse aggregazioni che costruiscono gli strati), è stato calcolato un ranking per ognuno dei livelli di analisi. Il punteggio di una città nel ranking generale dello Smart City Index è attribuito a partire dai punteggi che la città ottiene nei 4 strati e nei tre ambiti di analisi aggiuntivi, opportunamente pesati. In realtà, spiega il Rapporto, quello sulle smart cities dovtebbe diventare un investimento con priorità nazionale, considerando che già oggi lo sviluppo delle tecnologie IoT (Internet of Things) ha generato un mercato pari a 3,7 miliardi di euro, mentre circa il 40 per cento dei 2,5 milioni di posti di lavoro previsti nei prossimi 5 anni saranno creati proprio nelle città. Di questi oltre 350mila saranno ad elevata specializzazione, legati ai diversi comparti della Smart City. Anche la nascita di nuove imprese trova nelle principali città l’ambiente più fertile per il loro sviluppo: circa 6mila start up e 400 tra incubatori e co-working sono collocati in ambienti urbani di medie e grandi dimensioni.

Vincenzo Brunelli