Infrastrutture, Confindustria chiede fatti e non promesse

“C’è un elemento discriminante che consente di capire se e quando la politica ha voglia di investire sul futuro: le strategie in tema di infrastrutture”. È netto il giudizio del presidente di Confindustria Toscana Nord, Giulio Grossi, che interviene a tutto campo sulle priorità per la provincia di Lucca.
“Le infrastrutture – dice il presidente – costituiscono un indicatore perfino più attendibile della scuola. Il motivo è chiaro: investire nell’istruzione non trova opposizione dichiarata in nessuno, e quindi non è troppo “compromettente”; poi per la scuola non si fa abbastanza, ma il tema in sé non è divisivo. Le infrastrutture invece trovano regolarmente opposizione, talvolta anche molto agguerrita, ed è allora che scatta la discriminante. Un’opzione possibile è guardare al futuro, all’interesse collettivo e non immediato, e quindi, senza farsi spaventare dalla possibile impopolarità, informare i cittadini, spiegare, dare risposte, cercare il massimo consenso possibile e infine assumersi la responsabilità di portare avanti i progetti. Oppure, viceversa, non fare nulla di tutto questo, assecondando pregiudizi e posizioni ideologiche. Un atteggiamento molto comune, quest’ultimo, a livello nazionale e locale. Della realizzazione di infrastrutture troppi amministratori vedono con chiarezza le controindicazioni di breve respiro (le possibili penalizzazioni elettorali) mentre tengono in scarso conto i benefici a medio e lungo termine”.
“Questo atteggiamento – spiega Grossi – sta conducendo il paese su una strada pericolosa. Promettere pensioni ed esborsi oggi, e poi pazienza se domani saltano i conti pubblici; introdurre norme che non contrastano a sufficienza abusi e illegalità, e poi pazienza se in futuro si generano problemi seri; compiacere – per tornare alle infrastrutture – comitati anti-tutto e poi pazienza se ci troviamo con una viabilità ingestibile, una rete ferroviaria inadeguata, flussi di traffico aereo non ottimizzati, rifiuti gettati per strada. L’importante è la prossima scadenza elettorale. Che tristezza; e che preoccupazione. Mi è accaduto più volte, essendo da tanto tempo nel sistema Confindustria, di sentire esperti della storia della nostra confederazione spiegare il nostro simbolo – l’aquila, che con linee grafiche diverse rappresenta il nostro brand dal 1910 – come un richiamo al volare alto e al guardare lontano. Mi è venuto in mente questo quando ho visto i colleghi di Torino manifestare assieme a tante altre persone della società civile a favore della Tav, opera impopolare per eccellenza. Qui da noi non abbiamo un’infrastruttura-simbolo come quella, ma in un certo senso la nostra Tav è l’aeroporto di Firenze: non a caso proprio un anno fa furono gli industriali fiorentini a scendere in piazza, con la partecipazione anche di alcuni di noi di Confindustria Toscana Nord e di altri colleghi toscani”.
“Accanto all’aeroporto, sono tante le opere del territorio Lucca-Pistoia-Prato che attendono da decenni di trovare concretizzazione – entra nel dettaglio il numero uno di palazzo Bernardini – Razionalmente parlando, non si capisce perché. Una città come Lucca priva di tangenziale richiede con tutta evidenza un intervento che colmi questa mancanza; si dovrebbe discutere solo di come stringere i tempi per realizzare gli assi viari, non trovarsi da decenni in continui tira e molla. A Pistoia finalmente si sta lavorando al raddoppio della ferrovia fino a Montecatini; ma dopo la città termale rimarremo a un solo binario? Non si sa. Parliamo dell’unica linea ferroviaria che congiunge Firenze, e quindi anche l’alta velocità, con la costa nord della Toscana: dovrebbe essere un gioiello, tanto più che – quasi ironicamente – Pistoia è un polo importante del settore ferrotranviario. Prato, poi, è alle prese con il problema dello smaltimento dei rifiuti tessili che, per quanto si possa essere dei virtuosi riutilizzatori di fibre, ci sono e ci saranno sempre. Un problema, quello dei rifiuti, che riguarda anche il cartario e altri settori. Le indicazioni dell’Unione Europea sono chiare e di buonsenso: non solo occorrono impianti di smaltimento, ma devono essere anche di prossimità; quindi la Regione Toscana dovrebbe essere in prima fila per pianificare, programmare, stabilire come e dove farli. Com’è la realtà lo sappiamo: pungolo continuo delle imprese, e ancora non siamo a nulla”.
“Potrei continuare a lungo, perché le nostre piccole Tav sono tante – conclude – Stefano Varia, presidente di Ance Toscana Nord e nostro delegato per le infrastrutture, è instancabile nel ricordarle tutte e nell’evidenziare che realizzare le opere necessarie significa anche azionare quel formidabile volano dell’economia che è l’edilizia. Mi fermo qui con una citazione spesso attribuita a De Gasperi: un politico guarda alle prossime elezioni; uno statista guarda alla prossima generazione. In realtà sembra che l’autore sia James Freeman Clarke, predicatore americano dell’Ottocento. Ci sentiamo un po’ predicatori e forse anche un po’ ottocenteschi, noi seguaci dell’aquila confindustriale, quando cerchiamo di far ragionare i politici e li invitiamo a essere degli statisti. Un ruolo scomodo, il nostro, ma indispensabile”.