Vcs: “Non c’è centro storico senza residenza”

21 novembre 2018 | 21:34
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Vcs: “Non c’è centro storico senza residenza”

“Come può un piccolo aggregato urbano, artisticamente e storicamente ragguardevole, da intendere come bene culturale in sé, con un tessuto delicato e ben definito, armonico per dimensioni ed infrastrutture, reggere l’urto della dilagante turistizzazione dell’economia cittadina, senza stravolgimenti della sua specificità, della sua identità?”. E’ la domanda di fondo che si pone, o meglio che pone il comitato Vivere il centro storico, inserendosi nel dibattito sul futuro del centro storico di Lucca. E la tesi è decisa: non si può far vivere un centro storico senza la residenza, suggerisce Vcs.

“Una recente intervista al celebre urbanista Pier Luigi Cervellati ha riacceso a livello nazionale il dibattito sui nostri centri storici. Un tema non nuovo – sottolinea il comitato -, divenuto di grande attualità in questi ultimi tempi a fronte dei continui fenomeni intervenuti. Anche se le problematiche denunciate dallo studioso toccano più da vicino le grandi città (Venezia, Firenze, Roma, etc.), la questione riguarda tutti i centri storici, che continuano a subire forti spinte che ne trasformano la natura. Per una singolare coincidenza, anche a Lucca (non a caso siamo in bassa stagione) il dibattito viene rinfocolato da una serie di osservazioni suggerimenti e proposte, autorevoli e qualificate”.
Da qui l’analisi si cala al livello locale. “I problemi sono ben noti – afferma Vivere il Centro Storico -: città d’arte invase da moltitudini crescenti di turisti e crocieristi, proliferare di piccoli punti di ristoro (trattorie, pub, paninerie), masse di eventi a getto continuo  (non sempre di livello), la sparizione delle antiche botteghe, delle pregiate lavorazioni artigianali, la sostituzione di Puccini con il dilagante Spotify, ogni centimetro quadrato occupato da seggiole e tavolini (da città delle cento Chiese alla città dei mille tavolini); proliferare di negozi di abbigliamento, appartamenti affittati a tempo; esplosione ingovernabile dei canoni; esodo degli abitanti; spopolamento progressivo e inarrestabile. Il fenomeno è ben presente anche a Lucca, con piazze grandi e piccole stuprate da installazioni che coprono antichi monumenti, che costituiscono da secoli, per usare le parole del citato urbanista, ‘un tessuto  fatto di pregi architettonici, e di edilizia minuta, di strade che convergono verso un punto di fuga, di allineamenti; e poi – e soprattutto – di persone con le loro attività e le loro  relazioni: e che come tale va salvaguardato’. Romanticismo? Nostalgie? Tutti hanno ovviamente il diritto di difendere il proprio punto di vista, ma il problema di fondo è appunto questo: la profonda trasformazione di un centro storico (anzi di una città storica secondo la definizione di Cervellati) in qualcosa di diverso dalla sua consolidata identità culturale, che è poi la sua principale forza di attrazione, che trova il suo epicentro appunto nel cerchio delle Mura.  Ed è questo l’intento del comitato (che non è una associazione), evidenziare questi valori, dare voce ad una categoria forse non economica ma certo di grande valenza  sociale, purtroppo generalmente trascurata: i residenti. Il comitato è spesso presente nella cronaca locale con singoli interventi cortesemente diffusi dai media cittadini, qui si vorrebbe esporre qualche riflessione in chiave più generale, al di là delle recenti indicazioni emerse dalla classifica nazionale sulla qualità della vita che vede Lucca ridotta ad occupare la 66esima posizione tra le province italiane.  In estrema sintesi il punto è questo: come possa un piccolo aggregato urbano, artisticamente e storicamente ragguardevole,  da intendere come bene culturale in sé, con un tessuto delicato e ben definito, armonico per dimensioni ed infrastrutture, come possa reggere l’urto della dilagante turistizzazione dell’economia cittadina, senza stravolgimenti della sua specificità, della sua identità. Questo Comitato, pur consapevole  e rispettoso delle altrui tesi, vuole riaffermare la centralità del problema residenza. Un centro storico non vive senza abitanti, senza una comunità legata da antiche tradizioni e in cui vivono persone che condividono regole, usanze e comportamenti. Occorre riportare la residenza nel suo luogo naturale, come decisamente afferma Cervellati: ‘Senza di loro – cita Vcs – non ci può essere vita. Senza residenti non c’è città. Né storica né d’altro tipo’”.