Impianto di cremazione, nuovo slancio all’iter

11 dicembre 2018 | 17:16
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Impianto di cremazione, nuovo slancio all’iter

Arriva dalla Regione, nemmeno troppo indirettamente, l’input per la realizzazione di un impianto di cremazione a Lucca. Il caso della nostra città e insieme ad essa quella di Prato – dove non esistono forni crematori – è stato infatti al centro di una audizione in commissione sanità e politiche sociali della Regione, dove erano presenti, da Lucca, l’assessore Celestino Marchini, e Andrea Fisicaro, vicepresidente della società per la cremazione lucchese. Marchini ha confermato la “disponibilità dell’amministrazione comunale alla realizzazione di un impianto”, ma ha posto la questione della necessità, prima di tutto, di norme certe.
“Sulla necessità di un impianto del genere c’è, mi pare, condivisione all’interno della maggioranza – ha detto Marchini -, anche perché la domanda di cremazioni è in continua crescita e il problema riteniamo che vada affrontato. Non c’è un progetto che caleremo dall’alto tanto che le polemiche sulla collocazione a S. Anna non hanno fondamento, visto che nulla in questo senso è stato deciso”.

Tuttavia, oggi un po’ più di chiarezza è stata fatta. “Alla Regione abbiamo chiesto certezze – spiega Marchini -: nessuno vuole imporre un impianto, ma non vogliamo nemmeno che i nostri concittadini che richiedono la cremazione dei propri defunti siano costretti a rivolgersi ad altre Regioni o a pagare più degli altri. Si tratta di un problema prima di tutto sociale, che vogliamo affrontare. Avvieremo una discussione a breve su questo tema tanto importante, a livello politico prima di tutto e poi con i cittadini”.
In Toscana, del resto, la domanda di cremazione dei defunti è in crescita, supera il 25 per cento, oltre due punti al di sopra della media nazionale e Lucca non fa da meno. Tuttavia, la disponibilità degli impianti per la cremazione attivi nella nostra regione “è insufficiente” e questo determina “la situazione di difficoltà nella quale oggi le società per la cremazione trovano nell’espletamento del loro servizio”, ha spiegato il presidente del Consorzio toscano delle società per la cremazione (Ctc), Sergio Castelli, che ha portato all’attenzione le istanze dei Comuni. Il tema è stato affrontato nel corso dell’audizione che la commissione Sanità e politiche sociali, presieduta da Stefano Scaramelli (Pd) ha tenuto questa mattina (11 dicembre).
Varare il regolamento attuativo della legge regionale, definire un piano di coordinamento degli impianti di cremazione operanti in Toscana e prevedere “almeno un impianto in ciascuna provincia”, queste le principali richieste presentate alla Regione dai rappresentanti delle società di cremazione. “I dodici impianti attivi in Toscana sono gestiti in maniera molto personale – ha spiegato Castelli – Talvolta l’uso è consentito solo ai cittadini residenti, talvolta solo alcuni giorni la settimana. Intanto la domanda di cremazione nella nostra regione ha raggiunto quest’anno quota dodicimila unità”. E viene illustrata la varietà delle realtà territoriali, “come Prato, dove la cremazione raggiunge quasi il 60 per cento, o come Lucca, dove si è già avviato un discorso per la realizzazione di un impianto, ma al momento non si trovano i giusti riferimenti”.
L’assessore Celestino Marchini ha confermato la disponibilità dell’amministrazione comunale alla realizzazione di un forno crematorio e la richiesta di revisione della normativa, “per evitare che l’opera venga bloccata, che i cittadini si trovino a dover cercare risposta nelle Regioni vicine o a dover pagare somme eccessive”. “Al momento – ha precisato comunque l’assessore – l’iter è ancora a livello di discussione. Di sicuro è necessario che la materia venga regolamentata ed è questo che ci interessava. Di fondo l’orientamento è quello di parlarne e confrontarsi anche all’interno della maggioranza. Mi pare che l’intenzione di realizzarlo. Adesso intendo avviare una serie di incontri e confronti per valutare e condividere eventuali scelte”. L’idea di collocarlo al cimitero monumentale di S. Anna, infatti, aveva creato non poche polemiche e malumori anche all’interno della stessa maggioranza.
Franco Lotti, ex presidente della società per la cremazione di Prato, ha spiegato che “la carenza di un sostegno legislativo” indebolisce il confronto con l’amministrazione comunale, “che peraltro si dimostra poco disponibile”.
“Il servizio di cremazione implica un cambio di cultura rispetto ai servizi cimiteriali”, ha aggiunto Sergio Castelli. “Non riconoscere questa variazione di tendenza significa produrre disservizi alla cittadinanza, che attualmente deve fronteggiare quattro-cinque giorni di attesa prima della cremazione”. Il piano di coordinamento “doveva mettere a sistema la legge vigente”, osserva Castelli. Non si produce inquinamento ambientale, “se si rispettano i criteri, come conferma Arpat”, mentre “l’alternativa della ‘ciomazione’, che prevede la riduzione in polvere dei corpi attraverso azoto liquido a meno 120 gradi, presenta costi elevatissimi e rischi ambientali per l’accumulo di azoto”. I consiglieri Serena Spinelli (Art.1-Mdp), Nicola Ciolini (Pd), Andrea Quartini (M5s), Paolo Sarti (Sì-Toscana a sinistra) e Monica Pecori (gruppo misto-Tpt) hanno concordato sulla necessità di provvedere rapidamente al varo del regolamento attuativo e del piano regionale di coordinamento degli impianti. Il presidente Scaramelli (Pd) ha annunciato un lavoro di approfondimento da parte della commissione, “con un lavoro insieme alla Giunta sul regolamento e arrivare in pochi mesi a presentare soluzioni costruttive”.