Ex Balilla, Vcs: ‘Scempio ad uso e vantaggio di pochi’

Spalti delle Mura per Summer e Comics, anche Vivere il Centro Storico dice la sua.
“L’attuale amministrazione – spiegano dal comitato – vuole vituperare il monumento principe della città destinando il campo Balilla ad area per spettacoli, magari acquistare i vivai Testi per farci un centro espositivo, appoggiati in ciò dalla componente affaristica della società lucchese. Fortunatamente ci sono leggi ben precise e un decreto legge del 2017 che rende questi programmi irrealizzabili e quindi i “noiosi lucchesi”, di cui ci onoriamo di far parte, e che tengono ai beni della loro città richiederanno il rispetto delle leggi per evitare la distruzione di beni che fanno parte della nostra memoria. Noi definiamo pazzi, cialtroni, incoscienti e disgraziati, quei lucchesi dei tempi dell’unità d’Italia che volevano demolire le mura, oppure quelli dell’inizio del Novecento che volevano fare la strada sugli spalti. Chissà quali saranno gli aggettivi che useranno i nostri discendenti fra 100 anni quando leggeranno che c’erano un sindaco, un assessore, anzi più di uno, che per favorire una associazione commerciale che guarda solo ai propri interessi, volevano fare un arena per spettacoli sul Campo Balilla, oppure comprare i vivai Testi per farci un centro espositivo. Probabilmente non saranno molto teneri”.
La riflessione arriva dopo un lungo excursus storico sulle mura di Lucca: “Le Mura di Lucca sono state un punto di scontro nella società lucchese che ha sempre visto la contrapposizione di due componenti. Quando dopo l’Unità di Italia – dicono da Vcs – il re prese possesso dei beni demaniali propose di demolire le Mura. La proposta non era così strampalata, in fin dei conti le mura erano nate prima come elemento difensivo per eventi bellici e poi come difesa contro le alluvioni. Nel 1861 i cannoni potevano agevolmente superare la cortina e le alluvioni del Serchio erano diventate cosa rara a seguito degli argini efficaci che erano stati nel frattempo realizzati, quindi le mura erano diventate inutili ed inoltre il parco di recente costruzione realizzato da Maria Luisa di Borbone si sarebbe potuto realizzare altrove. La fazione affaristica dei lucchesi era d’accordo con il re contando sul fatto che avrebbero acquistato milioni di mattoni a prezzo di saldo per poi utilizzarli nel boom urbanistico del dopo Unità d’Italia promettendo occupazione e benessere. D’altra parte invece un gruppo di noiosi lucchesi, che sicuramente l’assessore Ragghianti definirebbe “aristocratici supponenti”, si dimostrò contrario a questa ipotesi e promossero una colletta che consentì al Comune di comprarsi le mura, salvandole così dalla demolizione”. “All’inizio del Novecento – conclude la nota storica di Vcs – con l’avvento della motorizzazione si cominciava ad avvertire il bisogno di fare nuove strade e la componente affaristica dei lucchesi di allora decise che gli spalti così larghi attorno alle mura erano uno spreco e cominciarono a far passare i viali “sopra” gli spalti provocandone così una consistente riduzione. Il progetto era così chiaro e sicuro che il rifugio Carlo del Prete venne costruito con la porta principale che guardava le mura in quanto il viale sarebbe dovuto passare proprio fra l’edificio e la cortina. Al che spuntarono fuori i soliti noiosi lucchesi “aristocratici e supponenti” che riuscirono a salvare nella loro conformazione originale una parte degli spalti, spostando verso l’esterno il viale almeno nella parte Nord della città”.