
Nel 2010 ricorreranno i 150 anni dal riacquisto delle Mura da parte della città di Lucca. E Francesco Petrini dei Custodi della Città fa una proposta per celebrare l’evento. Lo fa proprio nel momento in cui più assiduamente si discute del futuro degli spalti all’ex Balilla.
“Domandiamoci – dice provocatoriamente – se abbiamo saputo ben conservare, nel corso di almeno sei generazioni questo patrimonio che nel nuovo piano strutturale è definito, fra i tanti che abbiamo, “un bene comune del quale devono essere assicurate le condizioni di riproduzione, la sostenibilità degli usi e la durevolezza”. Ed è configurato come “verde pubblico”, “spalti delle Mura della città storica”, “passeggiata delle Mura di Lucca””.
“Allora, celebriamo? – prosegue la ‘provocazione’ di Petrini – A leggere quanto scriveva il mai abbastanza compianto architetto Roberto Mannocci, presidente di Italia nostra sei anni fa, quando iniziarono le celebrazioni del 500esimo anniversario delle Mura, la risposta non può che essere un secco no: c’è poco da celebrare. L’architetto, a proposito della già allora calda polemica sulla parziale occupazione degli spalti, ricordò come i guai iniziarono con i piani Rrgolatori del 1886 e del 1914 quando si dette il via libera alla costruzione in tutti i punti cardinali intorno alla città dei sobborghi – vere e proprie superfetazioni edilizie – e progressivamente si chiuse l’anello della circonvallazione. Lentamente ma inesorabilmente il verde che faceva da cornice alle Mura venne ridotto, sparirono le caratteristiche “lunette” e si arrivò infine a costruire nello spazio prativo fra le mura e la circonvallazione (Istituto Carlo Del Prete, 1932). Accenno solo “en passant”, visto che il dibattito odierno riguarda ancora gli spalti, ai vari “sforacchiamenti” della cerchia muraria programmati (5) ed eseguiti (3) dal 1884, fino ad arrivare – alla spensieratezza umana non c’è mai fine – a chi le Mura voleva buttarle giù nel secondo dopoguerra e allora non avremmo più avuto niente da discutere (leggenda metropolitana questa come l’idea di tombare del tutto il fosso per facilitare il traffico automobilistico?)”.
“Che dire invece – prosegue la riflessione – su alcune recenti e discordanti dichiarazioni e prese di posizione in merito all’area dell’ex campo Balilla utilizzata ogni anno ad ospitare capannoni e tensostrutture per i “grandi eventi” e a restare, per il resto del tempo, priva di erba interrompendo quel che resta di continuità di verde pubblico che fa comunque da piacevole e riposante contorno alle Mura? Mi limito a manifestare il mio sconcerto in merito alle affermazioni apodittiche di Lucca Crea e di Stefano Ragghianti su questa parte degli spalti quale “valore aggiunto” (l’assessore), “soluzione strutturale senza alternative” (il Vietina) eccetera. Anche l’opposizione istituzionale non brilla, viste le idee che a me paiono alquanto lambiccate di Remo Santini (“sistema modulare”, “team di ingegneri e geologi”). Insomma, mi pare proprio che avesse ragione, come spesso gli capitava, Mannocci: quel che ci resta degli spalti va gelosamente salvaguardato e mantenuto a verde. Spazi, e tanti (l’architetto accennò alla Manifattura Tabacchi e a piazzale don Baroni), per i benvenuti “grandi eventi” ce ne sono a sufficienza in città e nei suoi immediati dintorni”.