
Monta la tensione tra gli esercenti del centro storico e l’amministrazione comunale. Dopo le polemiche legate alla sommistrazione di alcolici e alla movida ma, soprattutto, dopo il rincaro della Cosap (la tassa per l’utilizzo del suolo pubblico) deciso dalla giunta nel 2017, che nelle principali aree del centro è aumentata anche del 140%, per ristoratori e baristi è arrivata un’altra doccia fredda. In questi giorni infatti Sistema Ambiente sta notificando alle varie attività tasse non pagate per quanto riguarda le aree esterne che ricadono sul suolo pubblico. Dagli accertamenti fatti dall’azienda, riguardanti gli ultimi 5 anni, è emerso che nessun ristoratore avrebbe provveduto a pagare. Sono quindi partite delle lettere bonarie, questo il nome tecnico, in cui si chiede alle varie attività di regolarizzare la propria posizione, dando la possibilità di rateizzare l’importo in due anni con un taglio del 90% delle penali. Una mazzata che sta destando scompiglio nelle varie associazioni di categoria: si parla di cifre a tre zeri che potrebbero arrivare anche fino a 10mila euro per le attività più grandi. Nonostante la disponibilità dell’amministrazione comunale e dell’azienda parteciapata a venire incontro agli esercenti, il malcontento è molto alto e come spiegato da Benedetto Stefani, rappresentante della Federazione italiana pubblici esercizi di Lucca, non è escluso il ricorso alle vie legali.
La materia è molto complessa. Come previsto dal regolamento comunale, ogni attività paga la tassa sui rifiuti in base alla superficie che occupa. Nel periodo estivo, quando gli esercizi mettono i tavolini all’esterno dei locali, evidentemente l’area occupata dall’attività aumenta. Di conseguenza, si presuppone un aumento anche nel volume di rifiuti prodotti con un aumento proporzionale della tariffa da corrispondere a Sistema Ambiente. Il regolamento prevedeva che fossero i diretti interessati a farsi carico degli adempimenti da fare, stipulando un contratto ad hoc con Sistema Ambiente. Cosa che, in effetti, non è mai avvenuta. Ora però questo nodo è arrivato al pettine e l’azienda che gestisce i rifiuti ha iniziato a bussare alle porte delle varie attività per chiedere gli importi dovuti per gli ultimi 5 anni (gli importi relativi agli anni precedenti non sono più esigibili poiché prescritti). Un colpo non indifferente per le varie attività che si trovano a dover pagare all’improvviso somme considerevoli: si parla di cifre che oscillano tra i 6 e i 10mila euro.
Un ulteriore macigno in una situazione che era già molto tesa a causa degli ultmi rincari legati al suolo pubblico e che potrebbe avere degli strascichi pesanti: “Faremo degli incontri con i nostri associati e decideremo come muoverci anche in base a quella che sarà la loro volontà ma non escludo che ci si possa rivolgere a dei legali – ha detto, commentando la vicenda, Benedetto Stefani -. Se da una parte è vero che i nostri associati non hanno pagato, dall’altra è anche vero che chi doveva controllare è stato latitante. Anche il fatto che la città sia guidata da questa amministrazione da 7 anni ma che il problema sia saltato fuori solo ora, in piena stagione turistica, per me è un po’ sospetto. Mi sembra che ci sia un po’ di accanimento verso la nostra categoria: ricordo che solo un paio di anni fa c’è stato un aumento della Cosap che per alcuni è più che raddoppiata. Ora questa nuova stangata. Voglio far presente poi, che chi matte i tavolini fuori d’estate non è che lavora di più, magari. Se i tavolini fuori sono pieni, le sale interne sono vuote: i turisti vanno solo dove vedono i tavolini fuori. Non è vero quindi che d’estate guadagnamo di più, però le spese aumentano”.
“È vero che sia l’azienda che l’amministrazione ci sono venuti incontro dandoci la possibilità di dilazionare i pagamenti nei prossimi due anni ma per me non è sufficiente – aggiunge Stefani -. Le tasse le dobbiamo pagare tutti, certo, ma se chi deve controllare non fa il proprio dovere di chi è la responsabilità? Se io non pago il bollo della macchina mi arriva la lettera a casa. Qui non è successo. Ho proposto all’assessore di lasciar perdere il passato e di partire da quest’anno ma mi ha risposto che non è possibile perché questi soldi sono già stati inseriti nel bilancio e quindi devono arrivare, altrimenti potrebbe intervenire la Corte dei conti. Personalmente ritengo che questo regolamento sia molto discutibile e che ci siano gli estremi per contestarlo: sicuramente questa vicenda avrà degli strascichi ma, ripeto, non sono io a decidere. Ci consulteremo con i nostri iscritti e decideremo cosa fare tutti insieme”.
“Capiamo la difficoltà di dover regolarizzare la situazione degli ultimi 5 anni tutta insieme e per questo sia noi che l’azienda abbiamo deciso di venire incontro alle attività che firmeranno il contratto contenuto nella lettera bonaria che hanno ricevuto – ha detto l’assessore all’ambiente Francesco Raspini -. Più di questo noi non possiamo fare e lo abbiamo spiegato anche durante gli incontri che sono già stati fatti con i rappresentnati delle associazioni di categoria: si tratta di un’imposta dovuta e non è nè nella disponibilità dell’amministrazione comunale nè di quella dell’azienda stralciare gli anni precedenti e partire dal 2019. Oltretutto, queste risorse ulteriori andrebbero a ridurre l’impatto che Sistema Ambiente ha su tutte le famiglie lucchesi”.
Il braccio di ferro tra i gestori dei locali del centro e l’amministrazione comunale è dunque destinato a proseguire.
Luca Dal Poggetto