S. Croce, monito del vescovo: Basta campagne d’odio

14 settembre 2019 | 11:10
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S. Croce, monito del vescovo: Basta campagne d’odio
S. Croce, monito del vescovo: Basta campagne d’odio
S. Croce, monito del vescovo: Basta campagne d’odio
S. Croce, monito del vescovo: Basta campagne d’odio
S. Croce, monito del vescovo: Basta campagne d’odio
S. Croce, monito del vescovo: Basta campagne d’odio

“Riconosciamo nell’altro la rettitudine e la buona volontà perché il dubbio avvelena tutti i rapporti”. Con queste parole l’arcivescovo di Lucca, Monsignor Paolo Giulietti, si è rivolto ai tanti fedeli che questa mattina (14 settembre) sono accorsi in Cattedrale per il Solenne Pontificale nel giorno dell’Esaltazione della Santa Croce. Dall’altare, Giulietti ha condannato le campagne d’odio di certa politica ed ha invitato la comunità lucchese a camminare unita, proprio come ieri sera durante la Luminara.

C’era davvero tanta gente in San Martino: molti i turisti ma anche tantissimi i fedeli, arrivati anche da fuori Lucca, per ascoltare le parole del nuovo vescovo alla sua prima celebrazione della Santa Croce. Nell’omelia, Giulietti – che si è rivolto alla platea con un “Cari amici” – parla di quello che, secondo lui, è il peccato più grande: quello della mancanza di fede. Il vescovo parte facendo riferimento dal libro dei Numeri in cui si racconta un episodio avvenuto durante il peregrinare nel deserto degli israeliti fuggiti dall’Egitto. In molti avevano iniziato a lamentarsi per questo, e a dubitare di Mosè. Allora Dio inviò, per punirli, dei serpenti velenosi. Il popolo di Israele, resosi conto del proprio peccato, chiese a Mosè di pregare Dio affinché allontanasse quel flagello. Dio allora disse a Mosè di creare un serpente di bronzo: chiunque lo avesse guardato avrebbe avuto salva la vita. Questo episodio sarà citato anche da Gesù con riferimento al suo destino sulla croce.
“C’è un nesso – afferma monsignor Giulietti – tra quello che sta accadendo ad Israele e il simbolo che Dio gli ha detto di guardare. Il popolo inizia a mormorare contro Dio: non una semplice lamentela ma un mormorio, un’insinuazione: si mette in dubbio l’operato di Dio e quello del suo servo Mosè. Si inizia a pensare che la volontà di Dio non sia volta al bene, quasi che Dio fosse un ingannatore. Si radica il seme del dubbio e quando non ci si fida più di Dio, lui non ci può più salvare”.
“Se guardiamo bene – prosegue Giulietti – il peccato è sempre questo. Anche Adamo ed Eva commisero lo stesso errore: il serpente li convinse che Dio non voleva la loro salvezza e che fosse invidioso di loro. Dalla perdita della fiducia, che per noi cristiani si chiama Fede, scaturisce ogni male. Il serpente bruciante del dubbio rovina ogni rapporto, non solo tra uomo e Dio ma anche tra uomo e uomo. Da lì scaturisce ogni male. Per questo abbiamo bisogno di guardare il serpente di bronzo: l’uomo deve capire il suo peccato per ottenere il perdono”.
“Gesù, parlando della sua croce si paragona a quel serpente. Perché? Perché, così come il serpente di bronzo di Mosè, il Signore ci invita a guardare suo figlio sulla croce per riconoscere i nostri peccati ed essere salvati. Non c’è salvezza per chi non si riconosce peccatore – ribadisce il vescovo -. Sulla croce il signore non condanna ma perdona e ci dice che il peccato non è irreparabile se c’è la consapevolezza di averlo commesso. Il Cristo ci invita a guardarlo con consapevolezza e pentimento”.
Il vescovo poi si sposta sull’attualità e, pur senza fare riferimenti precisi – ma il riferimento alla Lega e a Salvini è chiaro – condanna come aveva già fatto in passato certa politica basata sull’odio: “La pratica della mormorazione non è finita: prosegue ancora oggi, sia nella società che nella Chiesa – aggiunge Giulietti -. Quando questo sospetto si insinua, tutte le relazioni si avvelenano. Siamo arrivati addirittura a dire ‘Attenti ai buoni’, perché anche chi fa del bene in realtà potrebbe avere un secondo fine. Questi serpenti brucianti sono in circolazione. A questo punto il dialogo diventa difficile: se non mi fido non parlo apertamente, non dico la mia opinione per paura che possa essere utilizzata contro di me. Gesù invece ci invita a guardare la sua croce e a recuperare la fiducia nell’altro”.
“Guardiamoci in faccia dunque – conclude il vescovo – guardiamo l’altro anche se la pensa diversamente da noi e ricostruiamo un rapporto di fiducia avendo il coraggio di riconoscere la rettitudine e la buona volontà dell’altro. Se non ci fidiamo e delegittimiamo gli altri, il mondo diventa un terreno di guerra e la guerra non porta mai niente di buono. Camminiamo tutti insieme allora, proprio come ieri sera durante la Luminara”.