Lucca venerdì torna in piazza per il clima

23 settembre 2019 | 17:36
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Lucca venerdì torna in piazza per il clima

Lucca torna in corteo per il clima. Dopo la straordinaria partecipazione alle manifestazioni del 20 settembre per protestare contro l’inazione dei governi riguardo al cambiamento climatico, l’Italia concluderà il 27 settembre la settimana di mobilitazione internazionale per il clima.

A Lucca il corteo – organizzato da Earth Strike Lucca e Fridays For Future Lucca – partirà alle 9 da piazzale Verdi e sfilerà per le vie del centro, terminando in piazza San Michele.
Uno dei temi principali delle manifestazione sarà Tell the Truth, per protestare “contro l’approssimativa – dicono gli organizzatori – e spesso falsa informazione sulla crisi climatica che viene diffusa dai principali media”.
La mobilitazione del 27 settembre gode del supporto delle più importanti sigle sindacali, avendo Cobas, Flc Cgil, Sisa, Cub Toscana e Usi dichiarato sciopero per tutto il comparto scuola; Usb ha invece dichiarato uno sciopero generale nazionale, trasporti esclusi.
Tre le domande del terzo Global Strike: la dichiarazione di emergenza climatica da parte del governo, la riduzione allo zero netto delle emissioni europee di gas serra entro il 2030, e una transizione ecologica giusta, trasparente e democratica.
“Nonostante le milioni di persone scese in piazza negli ultimi mesi – dice Earth Strike Lucca – i governi continuano a non rispondere alle richieste dei manifestanti e alle raccomandazioni degli scienziati. Senza una riduzione immediata delle emissioni, la temperatura media della Terra aumenterà di più tre gradi entro il 2100, con conseguenze devastanti per l’ecosistema.
La settimana internazionale per il clima si svolge in coincidenza con l’assemblea generale delle Nazioni Unite che si riunirà a New York per discutere di obiettivi più ambiziosi per risolvere la crisi climatica”.
La mobilitazione continuerà oltre il 27 settembre a partire dal 7 ottobre con l’International Rebellion Week, che vedrà protagonista Extinction Rebellion in diversi atti di disobbedienza civile a Roma.
Queste invece le motivazioni dello sciopero per i Cobas: “I Cobas della scuola e del lavoro privato (ad esclusione dei trasporti) hanno indetto per il 27 settembre lo sciopero generale, rispondendo ad un preciso appello rivolto dai giovani di Fridays for future – si legge nel comunicato – ma esprimendo una chiara e autonoma presa di posizione. Cambiamenti climatici, enormi quantità di rifiuti, produzione energetica attraverso i combustibili fossili, grandi opere costose, inutili e dannose, saccheggio dei territori, scriteriate attività estrattive, produzioni dannose ed inquinanti, iperconsumi: sono tutti elementi interconnessi di un sistema insostenibile che sta portando l’intera società verso il collasso e che coinvolge non solo i poteri “forti” politici ed economici, che seguono la logica del profitto capitalistico, ma anche centinaia di milioni di cittadini dei paesi più ricchi, che hanno introiettato e praticato sistemi di vita e di consumo disastrosi per l’intera umanità. La sete del profitto ad ogni costo, la mercificazione di tutto l’esistente, l’esclusione di intere popolazioni dai processi decisionali sono le forze motrici dei processi che stanno distruggendo l’ambiente e, tra l’altro, stanno ingigantendo le ondate migratorie. La scuola, in particolare, può e deve svolgere un ruolo fondamentale nell’aumentare la consapevolezza di queste problematiche. Dobbiamo porre all’ordine del giorno i grandi temi legati alla lotta per la salvaguardia dell’ambiente, quali la messa in discussione delle produzioni industriali, il superamento dei combustibili fossili che sono la principale causa di emissioni di Co2, l’abbandono della perversa logica delle “grandi opere”, la lotta al consumismo che porta a produrre montagne di rifiuti e bruciare risorse non rinnovabili, oltre a fomentare la guerra dei penultimi contro gli ultimi nella scala sociale e provocare rabbia, odio e infelicità diffusa nell’impossibilità di stare al passo del consumismo enfatizzato dai mass media e dai poteri economici”. “Eppure – concludono i Cobas – ancora non è visibile alcun significativo cambio di rotta da parte della governance politica ed economica mondiale, né, per quel che ci riguarda direttamente, di quella italiana. La soluzione del problema non è certo la sostituzione del capitalismo nero (centrato sul petrolio e affini) con il capitalismo verde, la cosiddetta green economy, risultando nella migliore delle ipotesi un debolissimo palliativo ma, più realisticamente, una strategia per piegare a logiche di mercato le iniziative in difesa dell’ambiente trasformandole in ulteriori fonti di profitto: il capitalismo non ha colore e se il verde funziona meglio del nero per fare profitto non ha difficoltà a cambiare cavallo. Non è possibile la salvaguardia ambientale senza giustizia sociale e una profonda trasformazione in senso anticapitalista, che faccia prevalere la difesa dei Beni comuni sulla logica del profitto”.