Urbanistica, piano operativo pronto nel 2020

27 settembre 2019 | 15:27
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Urbanistica, piano operativo pronto nel 2020

“La città tutta ha estremo bisogno di nuove regole, di un nuovo quadro di riferimento per potersi muovere. Con il piano strutturale abbiamo definito la strategia, col piano operativo scenderemo di dettaglio e daremo concretezza alle scelte compiute”. Un obiettivo che l’assessore all’urbanistica del Comune di Lucca, Serena Mammini, ha voluto ribadire ieri (26 settembre) nel corso della commissione consiliare presieduta da Francesca Pierotti (Pd). Entro ottobre 2021, se il cronoprogramma presentato non subirà intoppi, Lucca sarà il primo capoluogo della Toscana ad aver rinnovato completamente i propri strumenti di governo del territorio dopo l’entrata in vigore della nuova legge regionale (65/2014) e del piano di indirizzo territoriale con valenza di piano paesaggistico, licenziato dal consiglio toscano nel 2015. L’avvio del procedimento è previsto entro la fine del 2019. Seguirà una fase di confronto con cittadini, associazioni, categorie, enti, secondo il programma del percorso partecipativo (parte integrante del documento di avvio stesso). A ottobre 2020 il nuovo piano operativo – si stima – sarà pronto per essere portato all’attenzione del consiglio comunale di Lucca, che lo adotterà. Dalla pubblicazione sul Burt partiranno quindi i 60 giorni utili all’invio delle osservazioni: sarà la loro mole la variabile più sensibile al rispetto dei tempi preannunciati. Si prevede comunque l’approvazione entro la fine della consiliatura Tambellini bis.

La road map è stata comunicata alla commissione urbanistica dall’ingegnere Antonella Giannini, responsabile del procedimento e dirigente del settore, che ha aggiunto: “Sarà un piano operativo altamente informatizzato e specializzato, uno strumento usabile e chiaro. Abbiamo scelto, proprio come con il piano strutturale, di mettere su un ufficio di piano in via della Colombaia: vogliamo avere padronanza del mezzo fin da subito e lavorare alla sua redazione, direttamente, è il metodo più efficace per centrare questo obiettivo”. Dall’approvazione delle linee guida per il piano operativo (13 marzo 2018) a oggi è stato intrapreso un dialogo con il Genio civile e sono stati affidati alcuni incarichi di consulenza tecnica, dagli operatori Gis (geographic information system) agli schedatori del patrimonio edilizio storico esistente. Al coordinamento scientifico del piano, gli architetti Michela Biagi e Fabrizio Cinquini di Terre.it, che avevano già firmato il piano strutturale insieme a Gilberto Bedini. Sono stati proprio loro, ieri, a inquadrare puntualmente obiettivi e finalità del piano operativo.

Cos’è il piano operativo
Anzitutto, un piano operativo non è il vecchio regolamento urbanistico né è la replica o la revisione del piano strutturale: per scelta dell’amministrazione Tambellini, le previsioni di questo primo piano operativo (di durata quinquennale) non dovranno anzi richiedere varianti al piano strutturale (di durata indeterminata). “Non torneremo indietro sulle scelte strategiche e statutarie già fatte – ha detto l’assessore Mammini – perché non vogliamo prendere in giro la città. Col piano strutturale abbiamo tracciato una nuova linea, sana, che restituisce dignità alla parola urbanistica. Questo è il momento della concretezza, del progetto operativo”. Se il piano strutturale, infatti, ha determinato obiettivi, direttive e indirizzi, col piano operativo si lavora su previsioni urbanistiche (zone) e disposizioni normative. Anche la cartografia di riferimento è molto diversa: il piano strutturale si è basato su una scala non di dettaglio, il piano operativo, invece, sarà disegnato precisamente sulla carta, per singoli lotti.
Per ognuna delle 9 Utoe (unità territoriale organica elementare) identificate dal piano strutturale, il piano operativo andrà ad articolare i contenuti della strategia dello sviluppo sostenibile, sia per gli ambiti del territorio urbanizzato, già perimetrato, sia per quelli del territorio rurale e delle determinazioni spaziali della rete infrastrutturale della mobilità.
Lo strumento avrà un quadro conoscitivo e un quadro propositivo: entrambi dovranno dialogare con i rispettivi quadri espressi dal piano strutturale. In particolare, il quadro propositivo del piano operativo sarà articolato in disciplina per la gestione degli insediamenti esistenti e disciplina delle trasformazioni. La prima, tendenzialmente, rimane immutata nei diversi piani operativi che rispondono allo stesso piano strutturale. La seconda, invece, è soggetta a modifiche ogni 5 anni perché risponde ai bisogni – per loro natura, dinamici – che la città esprime nel tempo.
Sull’esistente, il piano operativo dovrà dare disposizioni puntuali di tutela e valorizzazione dei centri e dei nuclei storici, comprese quelle per singoli manufatti di particolare valore testimoniale anche in territorio rurale, spazio che sarà disciplinato da norme precise, con disposizioni per il recupero del patrimonio edilizio presente. Saranno definiti gli interventi realizzabili per gli edifici storici all’interno del perimetro del territorio urbanizzato, così come quelli necessari alle zone degradate.
Ma è con la disciplina delle trasformazioni che si giocherà la partita più sostanziosa del piano operativo. Anzitutto, verranno definiti previsioni e interventi da normare con un piano attuativo. “Si tratta, in sintesi – ha spiegato l’architetto Cinquini – di identificare tutte quelle aree strategiche che, per la loro storia o per la loro posizione, necessitano di un iter a sé, che prevede i canonici tre passaggi dal consiglio comunale per l’avvio, l’adozione e l’approvazione. Un lavoro che in parte è indirizzato dalla Regione Toscana, in parte sarà frutto delle scelte del Comune di Lucca”.
Saranno inoltre normate le previsioni e gli interventi di rigenerazione urbana, di progetti unitari convenzionati e tutti quelli di nuova edificazione – possibili solo e soltanto all’interno del territorio urbanizzato, in specifici tessuti che il piano strutturale ha già disegnato. Nel piano operativo ci saranno, inoltre, le previsioni di edilizia residenziale sociale. “Il Comune di Lucca – ha ricordato ancora Cinquini – è classificato come ad alta tensione abitativa. Questo significa che per ogni intervento di nuova edificazione dovrà essere riservato spazio per la residenza pubblica. Un appartamento ogni tot per quanto riguarda i condomini, per esempio, mentre per quanto riguarda abitazioni di metratura inferiore, dovrà essere monetizzato un extra onere per l’edilizia sociale”. Il piano operativo determinerà, inoltre, le aree destinate a opere di urbanizzazione primaria e secondaria: strade, marciapiedi, piste ciclabili, verde urbano. “Secondo i principi di perequazione e compensazione urbanistica stabiliti col piano strutturale – ha detto Cinquini – ogni intervento di trasformazione dovrà restituire spazio pubblico”. Saranno infine individuati i beni sottoposti a vincoli a fini espropriativi per le opere pubbliche e le previsioni di raccordo col piano comunale di protezione civile. Per la proprietà privata del singolo cittadino, in sostanza, col piano operativo si determinerà se un terreno è ‘murativo’ o meno: l’ufficio tributi aggiornerà, di conseguenza, il calcolo dell’Imu. “Già col piano strutturale – ha ricordato l’assessore Mammini – il Comune di Lucca ha registrato un significativo calo di introiti dell’Imu perché alcune aree prima edificabili sono ricadute al di fuori del perimetro del territorio urbanizzato. Questa è la prova più chiara che chi ha definito il piano strutturale come uno strumento che avrebbe favorito la cementificazione a discapito del territorio rurale, si sbagliava. Col piano operativo – ha aggiunto – si determinerà una disciplina dei pieni ma anche dei vuoti. Vuoti destinati a restare vuoti: ed è, per Lucca, una bella novità”.
Presente in commissione anche Nicoletta Papanicolau, garante dell’informazione e della partecipazione per i procedimenti di competenza comunale. “Il programma della partecipazione farà parte del documento di avvio. Il Comune individuerà un facilitatore, di solito un architetto che conosce i metodi di coinvolgimento attivo del cittadino alle scelte urbanistiche. Le proposte recepite – ha assicurato la garante – diventeranno parte di un relazione che sarà sottoposta all’attenzione della squadra tecnica di lavoro prima dell’adozione del piano”. Un’esperienza che vuole ricalcare quella già intrapresa con il piano strutturale, che ha coinvolto il mondo delle professioni, le categorie economiche, le associazioni, le scuole e i singoli cittadini e che è stata riconosciuta come eccellenza da una pubblicazione dedicata dell’Inu, l’istituto nazionale di urbanistica che, tra i suoi presidenti, ha avuto anche Adriano Olivetti.

Elisa Tambellini