Anche il sindaco alla festa dei Fratres di Sant’Alessio

18 novembre 2019 | 07:41
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Anche il sindaco alla festa dei Fratres di Sant’Alessio

Erano in tanti a Sant’Alessio in occasione della festa dei Donatori di Sangue Frates della parrocchia, dove erano presenti anche altre associazioni del Comune. Al termine della celebrazione presieduta da don Riccardo Micheli, ha preso la parola il sindaco Alessandro Tambellini in veste ufficiale, a nome della città di Lucca, per cogliere l’occasione di ringraziare in mome dell’intera comunità lucchese tutti i gruppi donatori dei donatori di sangue che operano sul territorio, e oggi in particolare di quelli Fratres che si sono raccolti, come in altre occasioni simili in altri luoghi, per celebrare la loro festa, il loro momento di incontro con la popolazione là dove sono radicati. Durante il suo intervento, il sindaco ha sottolineato come la donazione del sangue sia un fatto di grande importanza e ha ricordato che i gruppi di donatori si sono formati soprattutto negli anni Settanti in conseguenza ai grandi progressi della chirurgia che necessita di molto sangue, come pure quello di altre realtà del comparto sanitario.

“Per questo motivo – ha aggiunto – sappiamo che il modello di donazione del nostro paese è uno dei migliori al mondo perché si basa sul controllo preventivo, sulla salute del donatore e sulla volontarietà, ma se vogliamo continuare a soddisfare il fabbisogno del paese senza dover ricorrere all’esterno, all’importazione che porta alla compravendita (che poi, come in occasione della diffusione negli anni Ottanta dei virus dell’Hiv, non sempre riesce a garantire la certezza di un sangue “sano”), dobbiamo investire sulle nuove generazioni.”
“Nelle nostre realtà – ha proseguito – i gruppi di donatori di sangue sono spesso portati avanti dalle medesime persone che li hanno fondati e per questo motivo esiste il rischio concreto della mancanza di un ricambio, di quella naturale “successione” di altri che prendano il posto di coloro che con grande dedizione e coscienza hanno portato avanti fino ad oggi questi valori”.
Rivolgendosi a tutti, ma in modo particolare ai 40 giovani che tra una settimana a Monte S. Quirico e S. Alessio riceveranno il sacramento della cresima, ha sottolineato che la vicinanza alla maggiore età, all’inizio di un possibile percorso da donatori, non valga la pena di una seria riflessione ed ha rivolto il seguente appello: “Nel vostro futoro, guardate se tra le vostre possibilità non ci sia pure l’opportunità di donare il sangue, una o due volte all’anno, come gesto assolutamente libero, di fratellanza, di sostegno nei confronti di chi per varie ragioni si trovi in difficoltà. Essere donatori di sangue è un modo per essere vicino agli altri, non solo a parole ma in modo fattivo, per dare agli altri qualcosa di noi, non solo un po’ del nostro tempo ma pure della nostra stessa vita, per far sì che gli altri possano migliorare la propria. Con la donazione si ha un arricchimento perché con la consapevolezza di essere utili agli altri contribuiamo ad arricchire la nostra esistenza di valori perché scopriamo di non vivere soltanto per noi, nel circuito chiuso delle sole esperienze personali, ma pure per quella comunità in cui viviamo”.
“Per questo – ha concluso – mentre ringrazio coloro che sono qui che rappresentano i gruppi storici dei donatori di sangue, mi auguro che tali gruppi vedano il proprio futuro roseo proprio grazie ai giovani che vorranno aderire a questa capacità di donare qualcosa di loro agli altri”.