E’ la qualità dell’aria, come purtroppo da attese, a costituire il punto debole nella Piana di Lucca, anche nella fotografia fatta nell’annuario 2019 di Arpat, che ricapitola i dati sul monitoraggio ambientali, da più punti di vista.
Tra i rilevamenti, spicca immediatamente il dato registrato dalla centralina di Capannori, che è il peggiore in toscana per i Pm10. Lo si legge nella relazione dell’Arpat appena pubblicata, dove Capannori registra una concentrazione media di 30 microgrammi al metro cubo di concentrazioni di polveri sottili in media annuale. E’ il dato peggiore registrato dalle stazioni urbane di fondo e decisamente peggiore di quelli registrati nelle centraline, ad esempio, della piana fiorentina.
Anche sul fronte degli sforamenti dei livelli di guardia dei Pm10 la Piana di Lucca è fanalino di coda, con valori sopra il limite di legge per ben 53 giornate in un anno. Male anche le concentrazioni di Pm2,5, con una concentrazione media annua registrata alla stazione di Capannori pari a 22 migrogrammi al metro cubo.
Quando all’acqua, resta in primo piano il problema del mare toscano, un grande malato secondo la relazione di Arpat, soprattutto in Versilia, dove lo stato chimico dell’acqua marina è stato giudicato non buono, con una concentrazione di mercurio superiore ai limiti con tolleranza di legge.
Sul fronte dei rifiuti urbani Lucca va bene. La produzione pro capite, a livello provinciale, secondo i dati Arpat, è di poco superiore alla media regionale, con circa 600 chili di rifiuti urbani pro capite prodotti all’anno (il 2017 è preso a riferimento nella relazione Arpat). Il dato, in tonnellate, per quello che riguarda Lucca è di 239.081, pari a circa 614 chili per abitante all’anno. I dati sulla raccolta differenziata vedono la provincia di Lucca al 70%, poco sotto quella di Prato che complessivamente fa leggermente meglio. Per Lucca la raccolta per l’anno preso in riferimento dalla relazione è complessivamente del 69,83%, pari a 428 chili pro capite all’anno.