L’educazione finanziaria contro gli investimenti a rischio. Nelle scuole la sfida della Fondazione Banca del Monte di Lucca

Il presidente Oriano Landucci: “Serve più consapevolezza nel gestire i risparmi, il tema dovrebbe interessare anche la politica nazionale”
C’è un rimedio contro gli investimenti avventati. Per evitare di vedersi ripetere le storie di persone rovinate per aver destinato tutti i propri risparmi a un comparto che poi è entrato in crisi e ha mandato in fumo anni di fatiche. Si chiama educazione finanziaria.
In provincia di Lucca c’è chi, da tempo, investe energie per far capire la necessità di accrescere il livello di consapevolezza dei cittadini che vogliono destinare parte dei propri guadagni agli investimento. Oriano Landucci, presidente della Fondazione Banca del Monte, ha addirittura portato nelle scuole, con l’ente di piazza San Martino, questa idea. Che ora vorrebbe si estendesse a livello nazionale.
“Trent’anni fa – dice Oriano Landucci – i prodotti finanziari presenti sul mercato ai giorni nostri non c’erano. Ci si limitata ai libretti di risparmio, più raramente ai conti correnti e ai Bot. Si fissava il tasso di interesse e finiva lì. Il tasso di interesse dava un apparenza un guadagno ma alla fine la capacità di spesa veniva deprezzata dall’inflazione reale. Oggi, invece, i nostri capitali sono più protetti perché c’è meno inflazione reale ma, purtroppo, non essendoci i rendimenti il risparmiatore si sente spronato a cercare qualcosa di nuovo”.
E qui si inseriscono i rischi e le difficoltà nella scelta dei prodotti su cui investire: “Ogni banca – spiega Landucci – crea il proprio prodotto e l’interesse è quello di venderlo. I prodotti con il tempo si evolvono e il risparmiatore rispetto a questi strumenti è ignorante. Non nego che in certi casi ci possa essere un qualche livello di responsabilità di chi vende, ma serve anche far crescere la consapevolezza di chi acquista. E per questo esiste un solo strumento: l’educazione finanziaria”.
Landucci snocciola dati di ricerche internazionali che asseverano la sua tesi: “L’Ocse – ricorda – ha preso in esame giovani di 15 anni di 18 paesi sul tema dell’educazione finanziaria. L’Italia è risultata 17esima, davanti solo alla Colombia. Sì, proprio l’Italia, il paese dove sono nate le banche”.
“La rischiosità – ricorda Landucci – è ovunque nei prodotti finanziari e il rischio si combatte con la consapevolezza e la diversificazione degli investimenti. È per questo che nel nostro piccolo abbiamo dato il via a un progetto che si spera possa essere rilanciato da altri e diventi una priorità anche a livello governativo. Con l’Iti Fermi Giorgi e il liceo Vallisneri abbiamo creato un progetto di educazione finanziaria nelle scuole. Prevede 7-8 lezioni di due ore su diversi aspetti di economia e finanza: cosa è una banca, quali sono le principali operazioni finanziarie, la differenza fra azioni e obbligazioni, eccetera. Le lezioni sono tenute da docenti o esperti del settore, provenienti dall’università o dal mondo bancario, che portano la loro testimonianza. Il progetto finisce con una prova pratica, grazie a un prodotto informatico in cui viene messo a disposizione un capitale virtuale che invitiamo a investire in due mesi con operazioni allacciate all’andamento della borsa valori. Dopo due mesi si vede chi ha lavorato meglio e si stila una graduatoria. Si lavora in gruppi di tre persone, che devono lavorare in team: per i due gruppi vincitori, che sono fra coloro che hanno ‘guadagnato’ di più o perso di meno nelle operazioni virtuali di borsa compiute, viene messo a disposizione un viaggio con soggiorno di una settimana a Londra con visita anche alla City”.
“Il corso – specifica il numero uno di piazza San Martino – si tiene fra novembre e gennaio in orario extrascolastico, a marzo parte il progetto al computer. A fine aprile si tirano le somme. Per noi questo corso ha rappresentato una doppia soddisfazione. Da una parte per la partecipazione a queste lezioni, dall’altra per il notevole grado di interesse degli studenti per gli argomenti trattati. Nell’arco delle lezioni spieghiamo le regole del mercato, cosa saranno chiamati a fare nella prova pratica, come dovranno muoversi nel mercato azionario e obbligazionario e insegniamo la diversificazione nell’investimento. Nella valutazione, poi, non teniamo conto solo del risultato ma anche di come si è lavorato”.
“C’è però anche – spiega Landucci – un certo grado di insoddisfazione per la loro preparazione di partenza, che ci fa capire come anche nelle famiglie l’approccio al mondo economico e finanziario sia difficile. In questo senso vorremmo che si muovesse qualcosa per sensibilizzare le istituzioni sul fatto che un tema del genere vada affrontato. Il fatto che il bancario e le banche siano il male assoluto non è vero. Non è sempre colpa degli altri, la verità è anche che il cittadino è spesso alla mercè. Per questo un’operazione come quella che stiamo facendo con gli adolescenti andrebbe estesa anche agli adulti, con progetti semplici che allarghino la platea di coloro che possano interloquire con le banche con un diverso grado di consapevolezza. Evitando, per esempio, di perdere tutti i propri risparmi puntando tutto su un solo prodotto finanziario. A quel punto sarebbe equivalente recarsi a Montecarlo e puntare al casinò sul rosso o sul nero”.
Contro il ‘risiko’ l’educazione, dunque. E da Lucca si muove un primo progetto che potrebbe estendersi anche fuori dai confini provinciali. E che potrebbe lasciare solo al ricordo del passato i casi dei diamanti o dei bot argentini. E lasciare intatti, o far crescere, i patrimoni dei risparmiatori.