Inaugurata a San Vito la piazza per le vittime dell’immigrazione




Cerimonia davanti alla chiesa nuova. Il vescovo: “Così prendiamo posizione secondo il pensiero di Dio”
Si è svolta stamani (25 gennaio), alla presenza delle autorità, la cerimonia in cui è stata ufficialmente intitolata alle vittime dell’immigrazione la piazza della chiesa di San Vito.
Come ha ricordato il parroco don Piero Ciardella, direttore del Centro per la cultura e il dialogo dell’arcidiocesi di Lucca, l’iniziativa è partita dai cittadini della parrocchia in collaborazione con l’associazione Il Tondo – Luoghi e Relazioni di San Vito e l’Ufficio Migrantes, il Centro per la cooperazione missionaria e la Caritas dell’arcidiocesi di Lucca.
L’amministrazione comunale ha accolto la proposta con entusiasmo e molte personalità sono stati presenti per le celebrazioni, tra cui il sindaco Alessandro Tambellini, il vescovo Paolo Giulietti e in, rappresentanza della Provincia, la consigliera Maria Teresa Leone.
Nella cerimonia è stato ricordato che il fenomeno dell’immigrazione colpisce l’uomo fin dalle sue origini, i popoli hanno sempre emigrato alla ricerca di territori più prosperi. L’Italia ha subito una forte emigrazione verso paesi del Sudamerica nel corso della storia, alla ricerca di migliore fortuna in Argentina e Brasile, soprattutto.
Il fenomeno dell’immigrazione ha lasciato sul suo cammino numerose vittime: secondo ricerche di settore in questi ultimi anni 26 milioni di persone sono state costrette a fuggire dal proprio paese per guerre e malattie, 30mila sono le persone morte nel tentativo di attraversare il mar Mediterraneo negli ultimi 15 anni e il 60 per cento di loro non ha neanche un nome. Ancora oggi nel Mediterraneo si continua a morire e la parrocchia di san Vito ha voluto far proprie le parole del pontefice dedicando la piazza della chiesa alla memoria delle vittime dell’immigrazione.
“Abbiamo accolto volentieri l’invito della parrocchia di san Vito – dice il sindaco Alessandro Tambellini – Questa targa che commemora le vittime dell’immigrazione è un simbolo di quei principi su cui si dovrebbe basare il ‘vivere insieme’, il senso di comunità che porta ad unirci. Siamo troppo abituati a disinteressarsi delle sofferenze delle persone lontane da noi, ne siamo indifferenti, non ne siamo toccati. Non può essere così, perché siamo una comunità che si fonda su dei principi di solidarietà e se manca la solidarietà nei confronti delle persone lontane, piano piano si diventerà indifferenti alle sofferenze anche delle persone che ci circondano. Bisogna quindi educare alla sensibilizzazione verso questi temi, con l’obiettivo di recuperare questi sentimenti che ci tengono uniti come comunità e se non ci riusciremo non prevedo un futuro roseo. Ritrovare un senso di comunità che sa guardare alla sofferenza, perché oggi è solo con la solidarietà che ci si può salvare”.
“Quando verrà a messa la domenica – ha dichiarato l’arcivescovo Giulietti – la gente attraverserà questa piazza dedicata alle vittime dell’immigrazione e vedrà quello che in alcune chiese si legge sulle porte: entrando ‘Qui si entra per adorare Dio’ e uscendo ‘Da qui si entra per amare il prossimo’. Mi sembra bello che quando entreremo in chiesa ricorderemo così che c’entra qualcosa l’adorazione di Dio con questi nostri fratelli E non possiamo far finta che questa cosa sia collaterale alla nostra fede, alla preghiera, a presentarsi come comunità davanti a Dio”.
“Quando usciremo – prosegue il vescovo – sapremo che quello che abbiamo fatto in chiesa è legato anche a questi nostri fratelli perché ci sollecita a guardarli con lo stesso sguardo con cui siamo stati guardati noi lì dentro. Mi piacerebbe davvero che questa collocazione incoraggiasse l’osmosi fra quello che accade fuori e ci mette in difficoltà, che denuncia l’iniquità del mondo, e ciò che accade in chiesa che dà degli orizzonti di salvezza; per mettere sempre insieme la nostra vita il mondo in cui viviamo con le cose in cui crediamo perché questo divorzio è pericoloso e ci allontana da noi stessi, dai fratelli e anche da Dio. Questa targa riconcilierà le cose in cui crediamo e per cui preghiamo con la vita del mondo che ci sollecita a prendere posizione secondo il pensiero di Dio. È una presenza emozionante e talvolta anche scomoda”.
In rappresentanza della Provincia la consigliera provinciale Maria Teresa Leone conclude gli interventi istituzionali prima di scoprire la targa: “Abbiamo accettato di buon grado questa iniziativa, ci vuole molta sensibilizzazione su questi temi e attenzione nel linguaggio, bisogna partire dalle scuole per educare i ragazzi alla solidarietà. Ringrazio di cuore la parrocchia e tutte le associazioni che hanno sostenuto questa iniziativa che fa onore a ognuno di noi”.
“La parrocchia di San Vito – si legge nella lettera che don Piero Ciardella ha inviato all’amministrazione comunale – accogliendo la provocazione di Papa Francesco che a Lampedusa ha detto che oggi abbiamo perso il senso della responsabilità fraterna, intende rendere omaggio a tutti coloro che sono morti nella ricerca di una terra dove poter vivere con dignità, ricordandoli non con un nome ma con un’idea: l’idea che siamo tutti uomini, pellegrini su questa terra e che la morte di ognuno ha valore e la dignità di essere celebrata”.