No al 5G a Lucca, il comitato scrive al sindaco

Il coordinamento chiede al primo cittadino di fare un passo indietro
Una lettera aperta al sindaco di Lucca, Alessandro Tambellini, perché faccia un passo indietro sulla sperimentazione del 5G. Dopo il sit in di sabato scorso (25 gennaio) in San Michele, il coordinamento No Lucca 5G prende carta e penna e invia una missiva al primo cittadino, esprimendo tutta la sua preoccupazione per la salute.
“Lei avrà certamente letta la lettera, sottoscritta da circa 130 cittadini e protocollata presso gi uffici comunali il giorno 28 ottobre dello scorso anno, relativa alla questione della rete di antenne presenti sul territorio, oggi incrementata dall’introduzione del sistema di telefonia cellulare (e non solo) detta 5G – esordiscono dal coordinamento -. In questa lettera, fra altre cose, le chiedevamo di rendere nota alla cittadinanza la documentazione che lei avrà certamente ricevuto e accuratamente valutato prima di aderire al progetto 5GCity, riguardante la non nocività di tale sperimentazione”.
“La preoccupazione dei cittadini richiedenti tale informazione – prosegue la lettera – deriva dalla notizia che invece tali applicazioni hanno suscitato reazioni negative nella comunità scientifica mondiale espressa da centinaia di ricercatori appartenenti a varie professioni (fisici, biologi, medici, psicologi, ostetrici, educatori etc.). Le allegavamo anche copia di uno dei molti manifesti apparsi in questi mesi, quello della Alleanza Mondiale Stop 5G, che ha organizzato una giornata mondiale chiedendo una sospensione dei progetti in corso date le numerose attestazioni di qualificate indagini scientifiche dalle quali risulta la nocività delle radiazioni elettromagnetiche usate dal 5G. Non sappiamo se avrà scorso il numero impressionante e la qualifica dei firmatari di tale appello, che ormai non potrà dichiarare responsabilmente di non conoscere”.
“Riteniamo che non abbia avuto il tempo per una lettura accurata e responsabile della nostra richiesta visto che ad oggi, circa 3 mesi dopo – proseguono – questa richiesta non ha ricevuto alcuna risposta, come del resto non la avuta neppure dal Presidente della Provincia, al quale pure era stata inviata. Per questa ragione ci permettiamo pertanto farle omaggio di un libro, Wireless, che ha avuto un’eco vasta nel mondo scientifico nazionale, e ci permettiamo, per facilitarle la lettura, indicare alcuni punti che dovrebbero interessarla, visto i doveri che la carica da Lei rivestita comportano per quanto riguarda la tutela della salute pubblica sul territorio comunale. In una dichiarazione della sua amministrazione questa responsabilità viene girata al Governo italiano, che però tale responsabilità non ha rispettato. E, anche se fosse stata esercitata, non la esonera dalle sue responsalità”.
“Alle pagine 81-89 del libro allegato viene reso noto come il Governo abbia venduto con asta pubblica, e quindi autorizzato, l’utilizzo del campo di frequenze corrispondenti all’applicazione 5G prima ancora di avere ricevuto il parere sanitario delle due istituzioni preposte a esprimere il proprio giudizio autorevole, l’Istituto Superiore di Sanità e –per quanto riguarda in particolare la salute dei lavoratori, l’Inail sezione Ispel. Quindi nella sua decisione il governo è venuto meno alla propria responsabilità di assumere un provvedimento previa adeguata informazione”.
“Quindi Lei come sindaco, per usare una terminologia nota in campo economico – si legge ancora nella nota -, dovrebbe agire come operatore di ultima istanza, supplendo all’omissione da parte delle autorità centrali al proprio ruolo. Cosa che invece hanno ritenuto di dover fare, ad oggi, ben 125 sindaci italiani le cui amministrazioni hanno deciso di non accettare l’istallazione delle antenne corrispondenti al 5G nei propri territori. Per confortare un eventuale sussulto di responsabilità, che ben comprendiamo essere difficile ma a nostro giudizio doveroso, le forniamo ulteriori informazioni”
La Iarc, sottosezione dell’organizzazione mondiale della sanità incaricata di monitorare l’azione cancerogena di agenti fisici e chimici per la salute umana, ha classificato le radiazioni elettromagnetiche nella Categoria 2B la quale include tutti i possibili agenti cancerogeni. Ma è noto che la Iarc sta riesaminando tale decisione, perché ritenuta inadeguata da vari suoi componenti, e si prevede lo spostamento nella categoria 2A caratterizzata dalla definizione di probabili agenti cancerogeni, ben più preoccupante della precedente. Ma addirittura si parla della possibile inclusione nella Categoria 1, quella cioè che include gli agenti cancerogeni certi, come è accaduto dopo decenni di dibattiti e rinvio per quanto riguarda i gas di scarico dei motori diesel, oggi definiti alla fine agenti “certi” di effetti tumorali. Per noi la definizione di possibili è già comunque allarmante. Dovrebbe anche interessarle la lettura del parere di cui sopra emesso dall’Istituto Superiore di Sanità sugli effetti delle radiazioni elettromagnetiche, una vera autorizzazione a trasformare i cittadini italiani in vere e proprie cavie là dove si scrive: Al momento, non è possibile formulare una previsione sui livelli di campo elettromagnetico ambientale dovuti allo sviluppo delle reti 5G. Se da un lato aumenteranno sul territorio i punti di emissione di segnali elettromagnetici, dall’altro questo aumento porterà a potenze medie degli impianti emittenti più basse. Una ulteriore riduzione dei livelli medi di campo sarà dovuta alla rapida variazione temporale dei segnali. Una valutazione adeguata dell’impatto di questa nuova tecnologia potrà essere effettuata solo a seguito di una conoscenza dettagliata delle caratteristiche tecniche degli impianti e della loro distribuzione sul territorio'”.
La lettera si conclude con le firme del coordinamento: Aldo Zanchetta, Antonio Maria Sartorelli, Carla Papini, Cosimo Chines, Franco Fantozzi, Giorgio Matteucci, Luca Giannini, Patrizio Marchi, Roberto Viani.