Inquinamento

Qualità dell’aria, Lucca ancora maglia nera in Toscana

29 gennaio 2020 | 14:07
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Qualità dell’aria, Lucca ancora maglia nera in Toscana

I dati del rapporto annuale Mal’Aria di Legambiente bocciano la provincia

La Piana di Lucca si conferma maglia nera della Toscana per qualità dell’aria. A dirlo sono i dati del dossier annuale Mal’aria di Legambiente sull’inquinamento atmosferico delle città. Da questi emerge un miglioramento complessivo nonostante il permanere di alcune criticità diffuse sull’ozono, e i problemi dovuti al PM10 nella lucchesia che nel 2019 ha superato il limite di concentramento previsto dalla legge sforando 44 giorni. Le tabelle confermano anche le ormai storiche difficoltà della frazione di Capannori di rimanere al di sotto dei parametri.

Nell’analisi portata avanti da Legambiente nelle campagne annuali PM10 ti tengo d’occhioe Ozono ti tengo d’occhio, che monitorano l’andamento giornaliero dei capoluoghi di provincia, sono state prese in considerazione le stazioni di fondo urbano e di traffico di ogni città, che per legge, dovrebbero essere quelle che risentono prevalentemente dell’inquinamento prodotto dalla circolazione automobilistica urbana. Anche se il trend decennale segnala miglioramenti consistenti specialmente sulle polveri fini, dal rapporto emerge comunque un bilancio di luci e ombre per la Toscana.

Dati Lucca inquinamento

“Il trend generale è in costante miglioramento – dichiarano Fausto Ferruzza e Michele Urbano, rispettivamente presidente e responsabile del settore aria di Legambiente Toscana – e tuttavia permangono situazioni critiche estese nelle aree più assolate per l’inquinante Ozono (a Lucca, a Settignano, in Maremma); come permane una criticità storica per il PM10 nella stazione di Capannori e un’altra conclamata in viale Gramsci a Firenze per quanto attiene invece l’NO2″.

Legambiente ricorda che l’inquinamento atmosferico è al momento la più grande minaccia ambientale per la salute umana ed è percepita come la seconda più grande minaccia ambientale dopo il cambiamento climatico. A pagarne le conseguenze sono i cittadini. Ogni anno, come ricorda Legambiente, sono oltre 60mila le morti premature in Italia dovute all’inquinamento atmosferico che determinano un danno economico, stimato sulla base dei costi sanitari comprendenti le malattie, le cure, le visite, i giorni di lavoro persi, che solo in Italia oscilla tra 47 e 142 miliardi di euro all’anno.  La Commissione europea ha messo in atto molte procedure di infrazione contro gli Stati membri – tra cui l’Italia – per il mancato rispetto dei limiti comunitari in tema di qualità dell’aria. Stati membri già alle prese con azioni legali intraprese da associazioni e gruppi di cittadini che chiedono di poter respirare aria pulita.

Dati Lucca inquinamento

Per l’ozono troposferico, un inquinante tipicamente estivo il cui limite previsto dalla legge è di 25 giorni all’anno con una concentrazione superiore a 120 microgrammi/metro cubo (calcolato sulla media mobile delle 8 ore), nel 2019 sono state ben 5 le aree che hanno superato il limite dei 25 giorni: Lucca con 44 giorni di sforamento, Grosseto Maremma 37, Firenze Settignano 30, Montecerboli (PI) con 31 e Montale 29.

Dati Lucca inquinamento

Per risolvere il problema Legambiente offre alcune proposte riguardo al traffico e alla climatizzazione domestica come quella di inserire in tutta la pianificazione nazionale, regionale e urbana obiettivi ambiziosi e vincolanti che mettano al centro il potenziamento del trasporto pubblico locale indirizzato fin da subito verso le motorizzazioni elettriche a emissioni zero e politiche disincentivanti per l’utilizzo delle auto private nei centri urbani che dovranno inesorabilmente rimanere l’ultima (e più cara) opzione di mobilità in città.

Obiettivi che, precisa Legambiente, si possono raggiungere attraverso la realizzazione di zone centrali a pedaggio e l’implementazione delle tariffe sulla sosta ma anche attraverso la realizzazione di percorsi pedonali, ciclabili e preferenziali a supporto della mobilità collettiva. Nelle città occorre ripensare l’uso degli spazi pubblici adattandoli in funzione delle persone e non delle auto. Obiettivo realizzabile pensando ad interventi di arredo urbano integrato a misure efficaci come la creazione di ampie zone 30 che prevedano anche la messa in opera di dossi stradali o alterazioni della pavimentazione (come avvenuto a Milano) utili a far rispettare il limite di velocità di 30 km/h consentito o prevedendo nuovi spazi verdi nei centri urbani attraverso la messa a dimora di alberi nelle vie del centro e delle periferie, aiuole supplementari, ma anche intervenendo sugli edifici e sui tetti.

Altra proposta di Legambiente è quella di includere e integrare nei piani a competenza locale misure che incidano anche sulle infrastrutture di carattere nazionale. Ad esempio la riduzione della velocità in autostrada nei giorni di superamento dei limiti o in determinati periodi dell’anno in molti contesti urbani comporterebbe una significativa riduzione di emissioni inquinanti. L’esperienza, durata un anno in un tratto dell’Autobrennero che ha ridotto la velocità da 130 a 100 km/h per ridurre l’inquinamento da NOx, è stata molto positiva e ha visto la riduzione degli inquinanti mediamente del 10 per cento con picchi fino al 40 per cento per alcune tipologie di motorizzazioni (Euro5). La scusa che i limiti autostradali siano modificabili solo per motivi di sicurezza non è più un dogma insormontabile come dimostrano le esperienze in Francia, Austria e Svizzera (con la riduzione dei limiti di velocità anche nei periodi estivi sino a 85 km/h).

Informare e sensibilizzare i cittadini sull’evoluzione del mercato dell’auto, aumentandone la consapevolezza e orientandone le scelte. In molte città ormai è cominciato il conto alla rovescia per i motori diesel (da Milano a Torino, passando per Parigi e molte altre città tedesche e statunitensi) attraverso l’imposizione di limiti di circolazione sempre più rigorosi e crescenti nel tempo. Ad esempio, chi ha acquistato un veicolo diesel prima del 2019 deve sapere che tra il 1° ottobre 2025 e il 1° ottobre 2028 le motorizzazioni Euro6 (fino all’Euro6C) non potranno più accedere in città (come per l’Area B a Milano). Dal primo ottobre 2030 il divieto verrà esteso anche agli Euro6D-Temp e Euro6D-full di ultima generazione. Incentivare economicamente la rottamazione dei veicoli più inquinanti destinando il contributo economico non all’acquisto di un nuovo veicolo ma all’acquisto di abbonamenti al Tpl, minuti gratis ai vari car sharing – bike sharing presenti sul territorio.

Per quanto riguarda la climatizzazione domestica la proposta di Legambiente è quella di eliminare i sussidi alle fonti fossili – causa dell’inquinamento atmosferico e del cambiamento climatico – che l’Italia ogni anno mette nella legge di bilancio destinando l’equivalente cifra all’efficientamento energetico del patrimonio immobiliare pubblico e privato del nostro Paese. Vietare l’uso di combustibili fossili inquinanti nel riscaldamento degli edifici, programmare la sostituzione delle caldaie che utilizzano combustibili solidi (legna, pellet) dove si superano i limiti di legge in maniera sistematica e favorire la diffusione di nuove tecnologie ormai consolidate come le pompe di calore.