Italia Nostra: “Ex Balilla, il Summer Festival si svolga altrove”

La onlus: “E’ incompatibile con la valorizzazione delle Mura”
“Confcommercio e la commissione città di Lucca chiedono una soluzione ‘definitiva’ per il Campo Balilla, quando dovrebbe essere chiaro che l’unica soluzione ‘definitiva’ è quella della conservazione del monumento storico che rende famosa la nostra città nel mondo”. A dirlo entrando nel dibattito sulla questione degli eventi all’ex Balilla è Italia Nostra di Lucca.
“L’area degli spalti è vincolata e va salvaguardata in quanto bene pubblico, ossia dei cittadini. Per quanto riguarda invece la salvaguardia del Summer Festival, che sta particolarmente a cuore alla Confcommercio, Italia Nostra non è in disaccordo, ma ritiene che sia necessario trovare un altro luogo per realizzarla. Di certo non è inderogabile che il Summer Festival debba essere realizzato sull’area del Campo Balilla, così come Confcommercio sembra sostenere. Dall’area destinata al concerto, le Mura sono a malapena visibili tanto lo spazio è occupato da impalcature, transenne e generatori, al punto da sembrare un cantiere. Il bastione sullo sfondo è soltanto un limite laterale della platea e del palco, l’illuminazione si concentra su cantanti e musicisti, concerto e Mura, di fatto, sono due realtà che non comunicano”.
“La verità che l’organizzatore del festival e Confcommercio si ostinano a non ammettere – sostiene Italia Nostra – che il monumento è soltanto un richiamo pubblicitario che giova economicamente perché strumento di profitto. Confcommercio nel suo comunicato, cita gli scavi di Pompei come esempio riuscito di connubio tra musica, siti archeologici e monumenti. Peccato che si dimentichi di dire che per quell’uso improprio la Corte dei Conti ha condannato il commissario responsabile della’ Area archeologica a risarcire allo Stato 400.000 euro per gli scempi da lui consentiti per il periodo in cui è rimasto in carica”.
“Scrivono i giudici – cita Italia Nostra -: ‘la valorizzazione del bene culturale non può essere assimilata al mero ‘sfruttamento’ dello stesso per fini di natura imprenditoriale – commerciale, né deve in alcun modo alterare le caratteristiche fisiche del bene o ridurne la fruibilità pubblica, posto che il bene culturale, e soprattutto quello archeologico che cristallizza la nostra storia, resta sempre il bene pubblico per eccellenza’. Il concetto viene ripetuto anche nel codice dei beni culturali: ‘quando la fruibilità, la visibilità, la conoscenza del monumento diminuiscono, o risultano impedite (in tutto o in parte o per un certo lasso di tempo), non si può parlare di valorizzazione, ma anzi di negazione del valore culturale e dunque di annientamento della funzione di quel bene'”.
“Il fine delle aree libere e a verde sotto le Mura è, oggi e da secoli, soltanto quello di dar risalto al monumento e formano con questo un tutto inscindibile – sostiene Italia Nostra -, un unicum soggetto alla speciale protezione degli apposti vincoli paesaggistico e culturale e, come tale, inalterabile. Non si comprende quindi perché il Comune non si voglia impegnare a trovare una possibile soluzione all’esterno delle Mura. Possibilmente rispondendo alle necessità primarie di chi frequenta i concerti. Un luogo comodamente accessibile per le auto e dotato di parcheggi adeguati, di servizi igienici sufficienti, di vie di fuga sicure”.