Agorà, Adam Smulevich dà “Un calcio al razzismo”

24 febbraio 2020 | 14:02
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Agorà, Adam Smulevich dà “Un calcio al razzismo”

All’incontro parteciperanno anche giocatori e dirigenti della Lucchese

Cori, insulti e discriminazioni hanno avvelenato e continuano a contaminare il calcio e i valori dello sport. Oggi come ieri il razzismo si è appropriato di un campo nato dai principi di rispetto, onestà e correttezza. Ma la partita per salvare questo gioco è ancora aperta. Per questo giovedì (27 marzo) alle 21 nella sala studio dell’Agorà Adam Smulevich parlerà del suo libro Un calcio al razzismo, venti lezioni contro l’odioaffiancato da alcuni dirigenti e giocatori della Lucchese. Come ricorda Erno Erbestein, infatti, anche Lucca è stata triste protagonista di queste vicende.

“Un libro importante non solo perché frutto di un’analisi storico-attuale sulle manifestazioni del razzismo in ambito calcistico – spiega il consigliere Daniele Bianucci nel corso della conferenza stampa (24 febbraio) – ma anche per la riflessione che può innescare oggi. Per questo, con la collaborazione della Croce rossa e della Lucchese abbiamo deciso di creare un incontro pubblico con l’autore ma anche con una rappresentanza di giocatori e dirigenti della società calcistica locale”

“Abbiamo accolto volentieri questo invito – commenta Duccio Casini, addetto stampa della Lucchese – perché il rispetto dell’altra persona è uno dei principi fondanti di questo sport e del calcio che vogliamo portare in campo. Purtroppo ancora oggi gli episodi di violenza a sfondo razziale o di genere sono all’ordine del giorno, anche in Serie D, e questo incontro è un’occasione per ribadire i valori dello sport”. All’incontro, coordinato dal giornalista Luca Della Maggiora, saranno presenti anche alcuni rappresentati della polisportiva della Cri e lo stesso sindaco Alessandro Tambellini.

“Questo appuntamento rientra a pieno titolo nelle politiche formative sulla memoria che abbiamo portiamo avanti – aggiunge l’assessora Ilaria Vietina -. Lo stesso Adam Smulevich ha infatti spiegato ad alcune classi l’importanza della comunicazione nel calcio, spesso dettata da impulsività, ripercorrendo gli episodi che hanno contaminato questo sport. Un incontro utile e necessario a prevenire e rifiutare qualsiasi analogia con il passato”.

“Calcio e sport sono parte della società e come tale presentano gli stessi difetti ma allo stesso tempo assumo un ruolo fondamentale – conclude l’assessore alla cultura Stefano Ragghianti -. Il libro corre indietro negli anni ed è preoccupante vedere come il mondo non sia cambiato. Il calcio è regole, rispetto e fatica ed è importante che la squadra della città porti questi valori anche al di fuori del campo da gioco”.

“Il calcio, il gioco più bello del mondo, subisce sempre più l’insidioso veleno del razzismo – si legge nel libro -. Una minaccia che ha origine nei drammi che hanno attraversato la società europea nel secolo scorso e che ancora pulsa nel ricordo di quelle ferite. C’è infatti un filo che collega i maestri danubiani della Serie A epurati dal regime fascista in quanto ebrei agli ignobili attacchi contro campioni di oggi come Koulibaly e Lukaku. Un percorso che spazia da Giorgio Bassani alle citazioni di Lilian Thuram, dal ruolo salvifico di questo sport per i reduci dai lager all’abominio di chi oggi propaga odio nelle curve. Fu una schedina, quella mitica del Totocalcio, il sogno di riscatto del giornalista Massimo Della Pergola quando si trovava ancora in un campo di internamento in Svizzera. E fu un pallone che rotolava nel segno di una ‘Stella Azzurra’ a ridare ad Alberto Mieli, sopravvissuto ad Auschwitz, la forza di restare in vita. Memorie un po’ sbiadite, che hanno invece molto da insegnarci. C’è un gioco da salvare. E la cura potrà essere solo una buona dose di consapevolezza”.