Lucca, primo giorno da ‘città fantasma’ dopo il decreto anticontagio






Tanta preoccupazione fra i commercianti, ma c’è chi ha voglia di reagire a questo momento di difficoltà
Si sveglia lentamente Lucca in questa grigia giornata di marzo, sembra sempre addormentata, le strade sono vuote, i cinema e il teatro sono chiusi, gli eventi che hanno reso celebre la città dal punto di vista turistico in questi ultimi anni, sono stati sospesi o rimandati. Oggi per la prima volta da molto tempo, la vita degli italiani cambia sotto gli effetti dell’ordinanza sull’epidemia di coronavirus voluti dal governo.
Forse malelingue diranno che tra gennaio e marzo il centro storico è sempre stato deserto, la città è in letargo, pronta a destarsi nei primi raggi di primavera. Il Summer Festival, i Comics, il Natale, il Capodanno, sono solo dei ricordi. Eppure se si osserva bene qualcosa di anomalo è percepibile, nonostante la desolazione nelle vie e nei vicoli manca qualcosa, quel fermento che si percepiva nelle attività commerciali per l’arrivo della prossima stagione turistica. C’era preparazione, pianificazione, si cercavano nuove leve per affrontare l’arrivo dei turisti stranieri, si prendevano accordi con i fornitori, ci si lamentava dell’amministrazione comunale e della maggiorazione della tassa sul suolo pubblico.
Sono argomenti che fino a poco tempo fa tenevano banco tra i cittadini e potevi cogliere sprazzi di conversazione tra le persone che frequentavano i bar o i ristoranti per un pranzo di lavoro. Oggi sono argomenti lontani dalla mente delle persone, è vero le attività commerciali rimangono aperte, ma si legge incertezza sul volto degli operatori del settore. Il coronavirus non spaventa per la sua aggressività, non è solo la paura del contagio a creare preoccupazione, ma sono le conseguenze economiche in vista di una stagione turistica che si prevede in tremenda salita.
“La situazione attuale che stiamo vivendo è dovuta anche al tam tam mediatico su questa epidemia, che non invoglia le persone ad uscire fuori di casa – spiegano alcuni operatori commerciali del settore abbigliamento del centro storico – La stagione si apre a marzo e parte sempre a rilento, è impossibile ad oggi fare delle previsioni, il meteo da quel punto di vista non aiuta”.
Eppure la preoccupazione è percepibile e se ci si guarda alle spalle in questi ultimi anni c’era stata un’impennata negli arrivi turistici a Lucca: “C’è preoccupazione soprattutto dal settore turistico – proseguono i commercianti – Lucca aveva preso un trend positivo, adesso rischiamo di perdere tutto ciò che è stato fatto fino ad adesso”.
Ma gli operatori del settore conoscono anche i problemi che il commercio può subire e sono la categoria migliore a cui chiedere per ritrovare le giuste spinte a livello politico per uscire da questa crisi: “Qualsiasi iniziativa che ha lo scopo di dare un po’ di respiro alle attività economiche, va sempre bene. Però occorre mettere sul piatto delle misure drastiche, come quelle impiegate giustamente in ambito sanitario, bloccare i mutui, le spese di affitto e i prestiti che sono le tre voci di bilancio che gravano di più nel portafoglio di un imprenditore del settore commerciale, poi vengono le spese di Inps e bollette energetiche. Certo non si può generalizzare troppo, visto che le attività commerciali sono molto diverse tra loro, ma trovo coerenti le misure richieste da Confcommercio al Governo. Non trovo giusta invece un’eventuale dilazione delle spese, perché il fatturato che si ha normalmente è già flagellato dalle normali spese per un buon 90 per cento, un domani restituire questa dilazione a fine crisi, sarebbe comunque impossibile”.
C’è anche un po’ di scoramento per una ripresa economica che in questi anni è stata altalenante: “Tutte le attività commerciali fino ad ora non riescono a fare cassa e poter mettere da parte dei soldi per un eventuale periodo di magra e adesso ci stiamo avviando verso una crisi ancora peggiore”, concludono alcuni commercianti del centro storico.
Nell’ordinanza ministeriale spicca in particolar modo la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado, che ha suscitato molte polemiche, alcuni la ritengono una misura eccessiva da applicare all’intero paese, altri invece sono convinti che sia tardiva e che bisognava intervenire prima: “Noi insegnanti non siamo sorpresi dall’ordinanza del governo, la cosa era nell’aria già da alcuni giorni – spiega Marco Pollacchi, insegnante tecnico pratico di laboratorio di chimica e biologia dell’istituto tecnico agrario di Pescia – Ritengo sia una misura di sicurezza giusta e sono sicuro che il problema andrà a calare piano piano. In Toscana poi, non ci troviamo assolutamente in una situazione di emergenza. L’obiettivo comunque non è certo quello di bloccare il paese, ma quello di contenere il fenomeno”.
C’è incertezza anche nella situazione scolastica, alcuni istituti vogliono passare a lezioni on line e si cercano soluzioni per salvare l’anno scolastico: “Non c’è un’organizzazione unica per tutti gli istituti, è il Ministero a domandare al singolo istituto la possibilità di poter svolgere lezioni via web, a sua volta l’istituto si rivolge al singolo docente per vagliare questa possibilità – prosegue il professor Marco Pollacchi – Nelle maggior parte delle scuole non ci sono i presupposti per organizzare delle lezioni online e in dieci giorni non ci sarebbe il tempo necessario per poter mettere in pratica la cosa, ci sono dei meccanismi di cui bisogna tener conto e non è possibile improvvisare”.
Giuste quindi le drastiche le misure cautelative, ma occorre comunque affiancarle a misure economiche altrettanto drastiche. Lucca si avvia a diventare una città fantasma quindi? Questo è solo il primo giorno?
Eppure forse non è così. C’è una parte di lucchesi che si ribella alle ordinanze, che ha voglia di eventi e iniziative e non vuol sentire parlare assolutamente parlare di preoccupazione. Sono le persone più giovani, che in questi giorni di incertezza continuano a non volersi negare una birra in un pub, una passeggiata in via Fillungo o un piccolo concerto di una band locale.
“Incoscienti”, diranno le persone più preoccupate. Ma se si riesce a rialzare la testa in un momento critico come adesso, sarà solo e soltanto di chi reagisce e di chi cerca di vivere la vita normalmente con ottimismo verso il futuro.