Lucca, la comunità senegalese dona mille euro al San Luca

Il presidente: “Un atto doveroso da parte nostra, vogliamo dare una mano”
Una comunità unita, integrata e solidale, che di fronte all’emergenza sanitaria in atto ha deciso di fare la sua parte. È quella senegalese, con le sue circa 150 persone residenti da molti anni su Lucca e provincia, che ha aderito alla campagna promossa dal sindaco Tambellini per la raccolta di fondi a favore del San Luca. Un ospedale riorganizzato per fronteggiare la sfida al covid-19, che sta reagendo con forza e coraggio pur nella carenza di attrezzature adeguate: in particolare, dei dispositivi di protezione sanitaria per i dipendenti, medici infermieri e oss, ogni giorno impegnati in prima linea contro il virus. Mettendo a rischio la loro vita per gli altri.
E con 1050 euro, le famiglie senegalesi rispondono all’appello. Una somma che attraverso il comune di Capannori, sarà interamente devoluta al San Luca: “Ognuno nella misura che poteva, ha versato il proprio contributo: che si è aggiunto al fondo della nostra associazione, da sempre impegnata in raccolte solidali”, spiega Ass, presidente dell’associazione senegalese di Lucca e provincia.
“Non ci potevamo tirare indietro. Vogliamo aiutare anche noi, perché ci sentiamo parte della comunità. Anzi, ci sentiamo più lucchesi che senegalesi: alcuni da 18, altri da oltre 20 anni vivono qui, con le loro famiglie: condividiamo con tutti voi questo momento di dolore e difficoltà, e vogliamo dare un contributo concreto anche noi alla città”, afferma il presidente.
“Ma ci siamo anche con la preghiera – continua -. Senza riunirci ovviamente, nel rispetto del divieto di assembramento, come delle altre disposizioni emanate dal governo. Norme che la nostra comunità condivide e rispetta in pieno, e che sarebbe favorevole, se necessario, anche ad inasprire ulteriormente. Crediamo tuttavia che se ognuno fa la sua parte, restando a casa, tutto si risolverà per il meglio. Ma-sottolinea- occorre rispettare le regole e stare a casa”.
“La nostra è una comunità plurireligiosa. Non solo musulmana, ma anche cristiana, seppur in minoranza numerica. Tuttavia, qualsiasi credo abbracci, ognuno di noi prega coscienziosamente da casa propria nel rispetto del prossimo. Quest’emergenza oltrepassa ogni tipo di differenza religiosa, etnica e politica. Aiutandoci a comprendere che siamo tutti parte di una stessa comunità-afferma Ass- e che dobbiamo rimanere solidali gli uni con gli altri per sconfiggere la pandemia. Il nostro pensiero va anche ai nostri famigliari in Senegal. Anche là, come in tutto il mondo, la situazione è grave: bisogna rimanere uniti, sempre e in questo momento più che mai” conclude.