Niente turisti, Villa Agnese ospita medici e infermieri impegnati nell’emergenza coronavirus






Il gestore Alice Guidi: “I soldi non c’entrano. Sono stata spinta dalla solidarietà”
Prenotazioni azzerate, una stagione ferma, le previsioni per l’estate impossibili: e poi, l’opportunità di offrire al personale ospedaliero quelle camere, altrimenti destinate alla desolazione e al silenzio.
Alice Guidi, gestore del B&B Villa Agnese non ha esitato: ha presentato la sua candidatura al progetto della Asl, dando la disponibilità per tutte le otto stanze. E solo qualche giorno fa, la chiamata, l’ispezione, e la firma della convenzione. “È successo tutto molto velocemente – racconta Alice – Dopo che l’edificio è stato confermato idoneo, avevamo pochissimo tempo per sistemare tutto. 48 ore di ininterrotto lavoro, giorno e notte senza mai fermarsi per pulire e sanificare, anche perché Villa Agnese è stata chiusa tutto l’inverno. Ma non potevo tirarmi indietro: infermieri e medici si mettono a rischio ogni giorno per noi, io voglio fare il possibile per aiutarli. Ringrazio la famiglia Nannini, proprietaria della struttura, per avermi fin da subito appoggiata in quest’iniziativa”.
Dopo due anni a capo del bed and breakfast, la giovane ragazza si è trovata a fronteggiare una grave crisi economica: ma la sua scelta non è stata motivata dal guadagno. “I soldi non c‘entrano. Con le quote della Asl Toscana Nord Ovest copriamo solamente le spese a nostro carico. Niente di più – spiega – Sono stata spinta dalla solidarietà. Credo che fare qualcosa per la comunità in questo momento, sia un dovere di tutti, ognuno con i propri mezzi. Perciò ho messo a disposizione questa struttura, che a causa dell’emergenza sanitaria sarebbe rimasta completamente vuota e inutilizzata. Quando a cose normali, in questo periodo le prenotazioni non mancano”.
Tranne una pausa dopo le vacanze di Natale, solitamente Villa Agnese si apre al pubblico tutto l’anno: ed è proprio marzo con la Pasqua, a inaugurare la stagione primaverile. “Chiudiamo il 7 gennaio, per tornare in attività questo mese – prosegue Alice – Avremmo riaperto circa due settimane fa, cosa attualmente impossibile. Certo, mi piacerebbe riprendere il mio lavoro, ma dipende dall’andamento futuro della pandemia, e dalle restrizioni che saranno applicate finito il periodo di emergenza massima. Non si possono fare previsioni specifiche, ma se ci fosse bisogno rinnoverei certamente la convenzione”.
Un contratto di 30 giorni, in cui sarà l’azienda sanitaria ospedaliera a occuparsi sia delle pulizie, sia dell’alimentazione: “Non potrebbe essere altrimenti perché è necessario sanificare tutto, come lo sarà anche alla partenza degli ospiti. Sono infatti persone che non hanno contratto il virus, ma lavorano in un ambiente a rischi – osserva la ragazza – Anche per quanto riguarda le lenzuola e il resto della biancheria, è previsto uno specifico processo di sanificazione di cui si occupa una lavanderia di Cascina, indicatami dalla Asl. Inoltre, anche se è compito dell’azienda sovvenzionare i pasti, ho creato un angolo caffè per la colazione offrendo agli ospiti tutto ciò che posso. E rimango a loro disposizione 24 ore su 24 per qualsiasi necessità: voglio farli sentire più a casa possibile”.
“Proprio con questo obiettivo ho lavorato giorno e notte per riaprire Villa Agnese – continua Alice – Per rendere la struttura confortevole ai massimi livelli: voglio far sentire queste persone completamente a loro agio e in famiglia. Non bisogna dimenticare infatti, che il loro sacrificio è doppio: lavorano per noi, allontanandosi inoltre dagli affetti più cari. Essere accolti in un ambiente caldo dove c’è quell’attenzione in più, dopo un estenuante turno in ospedale, credo sia importante per queste ragazze” spiega.
Sono infatti due giovani infermiere le prime ospiti di Villa Agnese, arrivate il 5 aprile una dalla provincia di Lucca, l’altra dal Lazio. Molto motivate e volenterose, spiega il gestore, e soprattutto accomunate dallo stesso stato d’animo: tanta umiltà, nessuna aspettativa, poche richieste e molto senso del dovere. “Sono un po’ spaesate, è normale – racconta Alice – D’altronde, bisogna considerare che anche per loro è stato organizzato tutto molto in fretta: nell’arco di pochi giorni hanno fatto le valigie per trasferirsi qui, senza sapere quanto tempo durerà la loro permanenza. Ma ciò che mi ha colpito di più è il loro modo di fare. Si comportano come se non gli spettasse niente: hanno tanta vocazione e poche richieste, sono davvero molto umili. Non si rendono conto di ciò che fanno per la comunità, né di quanto si meriterebbero per il ruolo che svolgono in questa emergenza. Si comportano come se non gli spettasse niente, perché nella loro ottica svolgono semplicemente il loro lavoro. Ma noi non le ripagheremo mai abbastanza per tutto quello che fanno”.