l'appello

Fase due, i vescovi: “Riprendere l’attività della Chiesa”

27 aprile 2020 | 15:28
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Fase due, i vescovi: “Riprendere l’attività della Chiesa”

La richiesta a seguito del decreto governativo sul piano delle riaperture: “Pronti a garantire la sicurezza”

Riprendere l’azione pastorale e l’attività della Chiesa“. Così i Vescovi della Toscana si uniscono alla Conferenza episcopale italiana per chiedere, sempre nel rispetto delle misure necessarie per il controllo del contagio, la pienezza della propria autonomia nello svolgere le tradizionali funzioni.

In queste settimane anche le Chiese della Toscana non solo hanno accettato, con sofferenza e senso di responsabilità, le limitazioni assunte per far fronte all’emergenza sanitaria, ma le hanno accolte e vissute nell’orizzonte del bene comune – spiegano -. Lo hanno fatto però nella consapevolezza che, come ha affermato Papa Francesco durante la celebrazione eucaristica in Santa Marta lo scorso 17 aprile, ‘questa non è la Chiesa: questa è la Chiesa di una situazione difficile’ “.

Siamo pronti a recepire tutte le indicazioni che potranno essere fornite da specifici protocolli di sicurezza, analogamente a quanto stabilito per altri luoghi e attività, nella certezza che le ragioni economiche, culturali e sociali, in base alle quali vengono o verranno presto riaperti fabbriche, negozi e musei, parchi, ville e giardini pubblici, non possono avere una prevalenza rispetto all’esercizio della libertà religiosa, che è tra i principi fondamentali della Costituzione e definita dal Concordato tra Stato e Chiesa”.

“Come in tutta Italia, anche nella nostra regione la Chiesa è stata in questo tempo difficile vicina alle persone, sia con l’assistenza spirituale resa possibile dai mezzi di comunicazione, sia fornendo attraverso le parrocchie, le Caritas, le associazioni, il volontariato organizzato una serie di servizi socialmente importanti – spiegano i vescovi della Toscana -. Riteniamo però che adesso, con l’apertura di una nuova fase, sia necessario consentire una più ampia partecipazione dei fedeli alla vita sacramentale che sta alla base della prossimità caritativa, assicurando la massima disponibilità, come dimostrato finora, ad attenersi con rigore alle indicazioni che saranno date perché questo possa avvenire con il massimo controllo possibile. In questo ci si fa voce anche di tante persone sole, per le quali l’espressione comunitaria della fede è urgenza esistenziale. La Chiesa ha dimostrato di saper rispettare, anche quando questo è costato pesanti rinunce, le ragioni della scienza e della politica chiamate a dare indicazioni di carattere sanitario  e sociale su come contenere il contagio. Anche chi ha responsabilità scientifiche e politiche però deve dimostrare adesso di saper rispettare le ragioni della fede e riconoscere la capacità della Chiesa di agire con matura responsabili”.