Piano operativo, Clara Mei: “Sia occasione per tornare indietro sugli interventi a San Concordio”

17 maggio 2020 | 11:20
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Piano operativo, Clara Mei: “Sia occasione per tornare indietro sugli interventi a San Concordio”

La rappresentante dei comitati: “Osservazioni ignorate da due anni, la partecupazione è mancata”

Piano operativo, l’intervento dell’assessore all’urbanistica, Serena Mammini, stimola nuovamente la discussione.

Piano operativo, avanti l’iter. Mammini: “Disegniamo una città più condivisa e più verde”

A parlare è Clara Mei, da sempre attenta ai temi dell’urbanistica in città, a partire dalle questioni aperte nel quartiere di San Concordio.

“Ho presentato – ricorda – entro la scadenza fissata dal Comune al 31 luglio 2018 tre contributi al piano operativo e ad oggi non ho notizia se siano stati istruiti, presi in esame o rigettati: un contributo concernente il recupero e valorizzazione dell’area ex Gesam, Porto e Chiesone: prospettavo un recupero dell’area senza alcuna costruzione (senza la piazza coperta), con riduzione dell’impatto del vascone interrato costruito 10 anni fa per lo Steccone, con verde e parcheggi di superficie; ho protocollato una proposta innovativa su come vanno fatte le piste ciclabili a Lucca, con graduale abbandono della pista ciclabile monolaterale bidirezionale in sede separata con cordolo e con progressivo passaggio a semplici fasce bilaterali senza cordoli; ho presentato un contributo al piano operativo sulle aree verdi di San Concordio, con raccomandazione di non attuare gli stravolgimenti (pavimentazioni, gallerie coperte ed installazioni superflue) previsti nei quartieri social e con richiesta di rinunciare al progetto di costruzione di una nuova scuola nel parco di via Nottolini”.

“Non sono a conoscenza – commenta – se questi contributi siano mai stati presi in esame, ma la risposta è venuta dai fatti: è stata appaltata la costruzione della piazza coperta, edificio alto 16 metri e largo in pianta 1500 metri quadrati (grande il doppio dello Steccone), sfregio ultimo e irreversibile all’area Gesam e al sito del porto fluviale di Lucca; sono state fatte delle piste ciclabili a San Concordio assurde, malprogettate, che già sono state rifatte in alcuni punti perché impedivano il passaggio dei mezzi, che sono l’opposto della soluzione molto più semplice e molto meno costosa da noi prospettata, che sono state la causa dello smantellamento della storica  fontana in via Nottolini, sostituita da un inquietante “fontanello”; è delirante quanto è stato fatto alle aree verdi di San Concordio, ove bisognava spendere 4 milioni di euro: si veda la cementificazione del parchino di traversa I di via Formica, e peggio ancora se possibile quello che verrà fatto con la “galleria coperta” tra via Savonarola e piazzale Aldo Moro, oltre 200 metri di cemento e acciaio che si mangerà una fetta della Montagnola e toccherà i Chiariti; sta andando avanti il progetto della nuova scuola nel parco di via Nottolini”.

“Tutti questi progetti – spiega Mei – contraddicono platealmente i principi teorici ispiratori della buona urbanistica del piano strutturale: recupero dell’esistente, stop al consumo di suolo, valorizzazione della identità dei luoghi, sostenibilità ambientale eccetera. Sono 10 milioni di euro tutti spesi in cemento ed acciaio, binomio a Lucca inscindibile con “lavori pubblici”. Cari assessori alla urbanistica, alla partecipazione, delegati ai quartieri social, ve lo devo dire: non va bene. La partecipazione, sia a piano strutturale sia al piano operativo si è fermata al punto 7 (decorazione) della scala Arnstein, secondo la quale “i cittadini sono usati, con finte consultazioni, per millantare la democraticità dei processi decisionali”. Credo di poterlo dire con cognizione di causa, perchè  ho partecipato a decine di incontri sul piano strutturale, ho perfino relazionato ad un seminario di approfondimento con una proiezione di diapositive sugli elementi identitari di San Concordio, e il risultato è stato, di lì a poco, l’annientamento delle residue possibilità di ricostruire la memoria storica e l’identità di questo quartiere, nelle sue strade, nelle sue aree verdi, nei suoi monumenti simbolo”.

“Tutto sacrificato – commenta – solo per non perdere i finanziamenti dei Quartieri Social. Sono stati fatti passare come “soldi regalati”, soldi europei, invece sono soldi del ministero delle finanze, provenienti direttamente dalle nostre tasse, e il Comune di Lucca non poteva spenderli in modo peggiore. Ho periodicamente fatto presente, con mail ai responsabili del piano e alle facilitatrici, le carenze della fase di ascolto: mancanza di verbalizzazioni controfirmate, estrapolazioni arbitrarie eccetera, pecche tutte ben e sinteticamente rappresentate nella famosa vignetta di Sesti (il Comune ascolta solo quelli che già la pensano come lui, e nella partecipazione cerca solo la conferma a quello che già sta facendo). Se potete correggere col piano operativo quello che già è in atto, se in nome della gravissima crisi economica che seguirà inevitabilmente la crisi sanitaria potete dirottare i finanziamenti che già avete impegnato nella piazza coperta, nella galleria e installazioni alla Montagnola e nella nuova scuola, se volete dare un minimo di coerenza ai bei principi teorici che sbandierate, fatelo subito, per favore“.