Campo di Marte, polemica sul centro prelievi: “Servizio pubblico mutilato”

Cambiate le modalità di accoglienza, un utente: “Restrizioni ancora più marcate nella fase 2”
Servizio prelievi al Campo di Marte, è polemica sulla ripresa del servizio dopo il lockdown. A parlare è un utente, che stigmatizza la situazione.
“Si definisce emergenza – scrive – una circostanza imprevista e straordinaria che richiede risorse, energie, mezzi e metodologie di intervento, appunto, straordinari. Finita l’emergenza si torna alla normalità, ed è quello che dappertutto si sta cercando di fare. Dopo l’allentamento del lockdown, adesso si cerca di ripristinare una normalità voluta e necessaria. Non sta funzionando così, però, al centro prelievi di Campo di Marte”.
“Qui, a inizio emergenza – si legge nella lettera – si è pensato di rivedere l’assetto di accoglienza degli utenti per evitare assembramenti. Sono stati vietati il libero accesso al prelievo, accettando solo prenotazioni (salvo urgenze e due o tre codici di esenzione) e il ritiro referti, dal 2 marzo possibile solo per posta ordinaria, elettronica, o fascicolo web. Ma, si dirà, questi restringimenti sono stati fatti a garanzia della salute pubblica, quindi, niente da eccepire. Senonché nella terza fase dell’emergenza, quando ormai in ogni settore ci si sta impegnando per ripartire, il centro prelievi si differenzia. Non solo le restrizioni permangono, ma anzi diventano più marcate“.
“Se all’inizio dell’emergenza – spiega l’utente – veniva richiesto per un prelievo un preavviso di 48 ore, per esempio, adesso ci vogliono dai 3 ai 5 giorni (ancora niente accesso di persona, solo tramite fax o e-mail), e il numero di accoglienza degli utenti varia quasi di giorno in giorno, non si capisce in base a quali criteri. Ancora nessun segnale di apertura minima quindi, anzi sembra che si proceda verso una chiusura sempre più evidente. Alla fine di questa fiera ci ritroviamo con un servizio pubblico mutilato. Una soglia molto più bassa di accoglienza giornaliera, sportelli di accettazione dimezzati (probabilmente qualche impiegata amministrativa delle cooperative collaboranti con la Asl avrà perso ore di lavoro se non addirittura il posto), tempi molto lunghi per prenotare gli esami, ritiro referti rispettando i tempi del postino o i problemi di un sistema informatico che proprio eccellente non è, un pomeriggio settimanale in meno di apertura al pubblico, servizio telefonico riservato all’utenza divenuto ormai quasi inesistente”.
“Viene da chiedersi il perché di tutto questo – conclude la riflessione – Perché invece di ripartire si continua a frenare? Se si volevano fare tagli sostanziali, ci sembra brutto che si sia approfittato di questa emergenza per sparigliare e le carte. Proprio in un momento in cui il cittadino avrebbe maggiormente bisogno di sentire una struttura sanitaria solida e accogliente”.