Strisce blu in via di Tiglio, scoppia la polemica. Ma per il Comune è un equivoco




Per Confcommercio non sono previsti gli stalli, Marchini: “La segnaletica fatta delimita solo la carreggiata, presto l’intervento di Metro”
La protesta esplode a poche settimane dalle riaperture dopo il lockdown per il coronavirus. La crisi morde soprattutto il commercio e gli esercenti della via di Tiglio non ci stanno più. Non vogliono attendere oltre il completamento della sistemazione della strada, che prevedeva la realizzazione di stalli a pagamento.
Esprime rabbia e sconcerto Charles Di Benedetto, vicepresidente della commissione città di Lucca di Confcommercio, per la quale è anche rappresentante per la zona dell’Arancio, nel commentare la mancata realizzazione – ad oltre un anno di distanza dal primo confronto in zona con l’assessore Celestino Marchini, datato aprile 2019 – di stalli blu lungo via di Tiglio, nel tratto compreso fra viale Castracani e la chiesa del quartiere.
“In questi 14 mesi – dice Di Benedetto – si sono susseguite diverse telefonate con l’assessore, durante le quali abbiamo sempre ricevuto rassicurazioni che l’intervento sarebbe stato eseguito da lì a breve. Nel luglio dello scorso anno Marchini aveva anche inviato una mail a Confcommercio, dove si preannunciava per iscritto l’accettazione della richiesta, con tanto di data di inizio del lavoro per la prima metà di ottobre. E ancora, a tutto questo pochi mesi fa era seguito – già in netto ritardo rispetto alla tabella di marcia indicata – un annuncio sulla stampa sempre da parte dell’assessore, che parlava di un avvio imminente dei lavori, anche questo disatteso”.
“Oggi – prosegue Di Benedetto -, dopo mesi di mancate promesse, oltre al danno anche la beffa: nello spazio dove sarebbero dovute sorgere questi stalli blu l’amministrazione comunale ha fatto ridipingere strisce bianche, il che significa che il motivo per il quale avevamo chiesto le strisce blu, ovvero sia la necessità di garantire un ricambio d’auto a servizio delle attività commerciali della zona impedito dalle strisce bianche che consentono al contrario a chiunque di lasciare l’auto in sosta dalla mattina alla sera, non è stato né accolto né risolto”.
“Il nostro – insiste il vicepresidente della Commissione – è un quartiere che presenta numerose criticità legate alla sosta e alla viabilità, che certo non facilitano l’attività dei nostro negozi: le richieste presentate 14 mesi a Marchini non solo ci sembravano e ci sembrano necessarie e dettate dal buonsenso, ma in alcuni casi anche di facile realizzazione come appunto delle semplici strisce blu a terra. In oltre un anno invece non è stato fatto nulla e le nostre attività soffrono come e più di prima, ora che ci si è messa anche l’emergenza sanitaria”. “Caro assessore – termina Di Benedetto -, non ci siamo. Non ci siamo per nulla”.
Ma non si fa attendere la replica dell’amministrazione comunale in risposta al vicepresidente della Commissione Centro Storico di Confcommercio nonché rappresentante dei commercianti della zona dell’Arancio. L’amministrazione comunale, infatti, fa notare che le strisce bianche in via di Tiglio, alle quali si riferisce nel suo intervento, “non sono strisce che indicano i posti auto, bensì strisce che delimitano la carreggiata stradale e che sono state fatte dipingere direttamente dal Comune, in base alle indicazioni fornite dal codice della strada”.
“A questo primo intervento – prosegue il Coune – seguirà nei prossimi giorni quello effettuato dalla società Metro che gestisce i parcheggi e che andrà invece a segnare con il colore blu i posteggi a pagamento, come indicato nella delibera 44 del 3 marzo. Tutto questo avviene peraltro sulla base di quanto era stato concordato fra l’amministrazione comunale e i rappresentanti degli esercenti della zona. L’intervallo di tempo intercorso fra la delibera di giunta e l’avvio dell’intervento è stato dovuto, chiaramente, al periodo di lockdown per l’emergenza Covid”.
“Al vicepresidente della commissione centro storico – dichiara l’assessore al traffico Celestino Marchini – ho da dire soltanto che bastava una telefonata al sottoscritto, per evitare l’errore…”.