Ex Gesam, Mammini racconta il progetto: “C’è bisogno di piazze coperte, ce lo conferma il virus”

5 luglio 2020 | 17:21
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Ex Gesam, Mammini racconta il progetto: “C’è bisogno di piazze coperte, ce lo conferma il virus”

In un’intervista l’assessore Serena Mammini ripercorre le vicende dell’area e assicura la presenza di un archeologo a tutela dei resti dell’antico porto della Formica

Le spinte individualiste che pervadono le società occidentali da almeno qualche decennio hanno lasciato importanti segni sul territorio. Cicatrici con le quali oggi la pianificazione urbanistica a Lucca fa i conti. Il lavoro somiglia molto a quello del curatore editoriale, che interviene su un testo già scritto – e lo fa funzionare. Lo lima, talvolta ne modifica la struttura, ma certo non può riscriverlo ex novo.

Allo stesso modo, pezzi di città rimasti tra loro scollegati, senza servizi, attrezzature o percorsi possono essere ricuciti almeno nel disegno sulle carte. Da questa prospettiva, anzitutto politica, nuove regole: l’obiettivo, per l’amministrazione Tambellini, è facilitare così progetti concretia misura di persona, anche per restituire vitalità ad aree che nel tempo hanno perso funzioni.

Come l’ex Gesam a San Concordio, sintesi in un certo senso perfetta di piano e progetto, ma anche di due tendenze opposte di leggere il territorio: una cesura marcata, certo, dalla crisi economica del settore edilizio. Lì, a breve, sarà aperto un cantiere per realizzare una grande piazza coperta e un centro civico: questa infatti l’idea di recupero presentata dal Comune di Lucca che, nel 2016, ha convinto la commissione del bando nazionale per finanziare interventi di miglioramento delle periferie. Trasformazioni, anche contestate, delle quali abbiamo parlato con l’assessore all’urbanistica Serena Mammini.

mammini ex gesam steccone piazza copertaSerena Mammini

C’era una volta la circoscrizione 7, con persone che andavano e venivano. Poi è arrivato un cantiere e quello spazio è divenuto inaccessibile. Cos’è successo?
L’area ex Gesam è ancora oggi una ferita per il quartiere di San Concordio, un vulnus a 300 metri da Porta San Pietro che l’amministrazione Tambellini sta cercando di medicare consapevole di scrivere una nuova storia su una pagina tutt’altro che bianca. Per comprendere le scelte di oggi è necessario fare un passo indietro, all’urbanistica dei progetti norma dei primi anni duemila che, per quell’area fortemente inquinata dalla lunga presenza di un gasometro, aveva previsto – e poi, anni dopo, iniziato a costruire – un centro servizi, un grande e impattante edificio, rimasto incompiuto, meglio noto come Steccone.

Cosa sarebbe dovuto essere lo Steccone?
Un edificio di quattro piani, a sud dell’isolato lungo via Consani, per negozi e uffici, voluto dall’allora società partecipata Polis. Il permesso a costruire è del marzo 2008 e il progetto complessivo prevedeva anche la costruzione di una sorta di fabbricato-hangar a uso magazzino della Gesam, che doveva essere costruito a chiusura del lotto nella parte est. Anche il Chiesone, manufatto di archeologia industriale a nord dell’area, sarebbe stato restaurato per ospitare nuovi uffici della Gesam. Al contempo sarebbero stati demoliti vecchi fabbricati, sempre di proprietà Gesam, e sarebbe stata costruita una grande piazza centrale con una vasca a ricordo dell’attracco dei navicelli del canale Formica, detto porto, e rimasto in funzione fino circa al 1860. Insomma, un grande progetto di ristrutturazione urbanistica ed edilizia.

mammini ex gesam steccone piazza copertaLo Steccone

A impattare sul quartiere sarebbe stato, soprattutto, l’edificio di quattro piani. Come venne accolto il progetto?
C’è una lunga storia dietro a questo intervento che io stessa, come consigliera di circoscrizione, cercai di fermare partecipando a una raccolta firme. Dal 2007, poi, portai avanti l’istanza insieme a Celestino Marchini, con tutti gli strumenti a disposizione di un consigliere comunale di minoranza. La concessione edilizia venne rilasciata, però, proprio nei giorni in cui si discuteva una variante al regolamento urbanistico che avrebbe potuto far rientrare il progetto per l’ex Gesam nell’iter del piano attuativo che, a differenza del permesso a costruire, prevede passaggi in consiglio comunale. Ma così non fu, non ci fu discussione né approfondimento, e i lavori un anno dopo iniziarono.

Ed è da allora che l’area è un isolato chiuso tra via Consani, via della Formica, via Nottolini e via Urbiciani. Perché quei lavori non sono stati mai conclusi?
Il cantiere ebbe diversi problemi, a partire dal mancato sminamento – tutta l’area della stazione fu bombardata il 6 gennaio del 1944 – fino all’inquinamento del suolo, risolto ad oggi solo nel comparto di quello che non è mai stato lo Steccone. Continua a sussistere, invece, intorno al Chiesone. La costosa bonifica, stando alla sentenza del Tar che l’ha giudicata responsabile, spetterà a Italgas che, tuttavia, ha presentato ricorso al Consiglio di Stato.
La gestione del cantiere, dicevo, fu molto complessa e finì anche al centro di inchieste, poi archiviate, che portarono a sequestri per presunte irregolarità edilizie e nella gara di appalto. Ed è così che si arriva al 2012, quando l’amministrazione Tambellini eredita una gru immobile al centro di un’area simbolo di una vicenda politico-amministrativa assai triste.

Può quantificarci meglio questa eredità?
Una ditta in fallimento, la Cipriano, in un cantiere abbandonato a se stesso, silente come in un doloroso day after, al centro di uno dei quartieri più vissuti di Lucca. Una platea bonificata di cemento di circa 70 metri per 30 già realizzata, con un parcheggio interrato per oltre 50 auto e una spesa già effettuata dalla ex società partecipata Polis di quasi 3 milioni di euro.

area ex gesam san concordioLa platea di cemento già realizzata

Come si arriva da questa situazione alla piazza coperta del progetto Quartieri social?
La nostra amministrazione ha fatto ordine, per passi successivi. Per prima cosa è stata recuperata l’area del cantiere dopo il fallimento della ditta, con la rimozione della gru che per molti anni ha caratterizzato lo skyline di San Concordio. Poi abbiamo messo definitivamente la parola fine al progetto dello Steccone e abbiamo restituito, con una variante urbanistica, l’area all’uso pubblico. Infine abbiamo trovato le risorse, partecipando al bando per le periferie, per cercare di risolvere quella ferita aperta all’interno del quartiere partendo, come riassunto, da un lavoro già iniziato, costato già molto, e raggiungendo un buon compromesso.

Cosa intende esattamente per ‘buon compromesso’?
Purtroppo non è stato possibile progettare a partire da un foglio bianco, né ignorare la storia travagliata di quell’area per la quale altre amministrazioni avevano già speso risorse considerevoli. Per questo parlo di buon compromesso, perché partivamo da un già costruito. Ma mentre lo Steccone era un edificio pieno, la piazza coperta sarà visivamente per lo più un vuoto. Come dico sempre, non si cancella il passato con un semplice Control+Alt+Cancel. Nonostante questo siamo riusciti a risolvere un vulnus che San Concordio si porta dietro da più di dieci anni. E con il piano operativo andremo anche oltre perché ridefiniremo tutta l’area, includendo il recupero del Chiesone – edificio che solo recentemente è stato acquisito dalla Lucca Holding e quindi nelle disponibilità del Comune: apparteneva invece a Gesam quando sono usciti i bandi per rigenerare le periferie ed è per questo motivo, oltre alla mancata bonifica, che non abbiamo potuto inserirlo nella progettazione. Ci piacerebbe, insomma, poter riaprire totalmente quest’area al quartiere, da via Guidiccioni, via Formica, a via Consani e via Nottolini.

Come cambierà volto, quindi, l’area ex Gesam?
Verrà recuperato il già fatto, il già pagato dalla comunità, compreso il parcheggio interrato con oltre 50 posti auto – molto utili anche per le varie attività commerciali lì presenti. Verrà innalzata una grande copertura su sei colonne, che poseranno sulla platea già presente, senza ulteriore consumo di suolo. Nella parte ovest, verso via della Formica, sempre sotto la copertura ci sarà un edificio leggero in acciaio e vetro, materiale che riflette l’ambiente circostante e permette, quindi, una buona integrazione. Il manufatto risponderà a molte esigenze: ospiterà infatti un centro civico multifunzionale, generatore di relazione e di incontro per le associazioni, la scuola e tutti i cittadini. Gli spazi interni saranno adattabili alle attività del quartiere. Non dimentichiamo che la necessità di spazi accessibili per la collettività è sempre stata espressa dagli abitanti. Una parte del centro civico sarà a due piani e un’altra a un solo piano con terrazza sopra. L’affaccio darà sulla piazza coperta: uno spazio aperto ulteriore, riparato, che acquista ancora più valore oggi che sappiamo cosa significhi convivere con un virus. C’è bisogno di luoghi pubblici dove accorciare le distanze sociali mantenendo quelle fisiche, dove permettere anche alle scuole di svolgere le proprie attività se necessario. Da via Consani una rampa di accesso porterà le auto ai parcheggi sotto la piazza e da lì gli ascensori porteranno le persone direttamente all’interno dell’edificio.

Il nuovo progetto cancellerà così la storia di quell’area?
La piazza coperta è una forma contemporanea in un sito con presenze archeologiche, la cui storia potrà essere raccontata anche in un centro di documentazione allestito nel centro civico. Il percorso fino qui è stato piuttosto complesso, non dimentichiamo che l’area è fortemente identitaria per la presenza dei resti del porticciolo riconducibili alla fine del XVI secolo. Il materiale per la costruzione delle nostre Mura arrivava proprio da lì, trasportato sui navicelli lungo il canale Formica. Con la costruzione della ferrovia Lucca-Pisa iniziò l’interamento del bacino portuale, completato un secolo dopo, nel 1964, per realizzare il complesso delle officine del gas. Ecco perché per garantire una maggior tutela dei manufatti archeologici sono state rimosse nel progetto possibili interferenze fra nuove opere e reperti. Un archeologo, inoltre, seguirà con costanza i lavori del cantiere. Proprio perché consapevoli del valore documentale del sito, abbiamo previsto una pavimentazione in autobloccanti che faciliterà future eventuali campagne di scavo dopo le due che si sono svolte nel 2009-2010 nel perimetro dell’area. La piazza coperta quindi sarà un oggetto nuovo, un inserto di architettura dell’oggi rispettoso delle tante stratificazioni del contesto in cui andrà a collocarsi.

Ci sarà anche un po’ di verde intorno?
Certamente. A nord, verso via Nottolini, è prevista una siepe di alloro. Sugli altri lati faranno da contorno gli arbusti del camedrio e dell’abelia, ma soprattutto bellissimi alberi di carpino bianco. La vegetazione riqualifica e scherma, invita e protegge: farne a meno è impensabile.