Quartieri Social, Mei: “La contestazione c’è proprio perché la partecipazione non ha funzionato”

La rappresentante dei comitati ancora all’attacco dell’amministrazione: “Non ci rassegniamo ai progetti che incombono”
Non ci sta Clara Mei, rappresentante dei comitati di San Concordio alla ricostruzione del Comune secondo cui sui Quartieri Social si è attuato un meccanismo partecipativo che ha comportato un aumento di opere per 40mila euro.
“Secondo il Comune – dice Clara Mei – “la genesi dei progetti dei Quartieri Social sarebbe stata molto partecipativa” e “sono state accolte le richieste dei comitati”. Veramente c’è da interrogarsi come faccia una amministrazione pubblica a distorcere così spudoratamente i fatti, con un racconto peraltro facilmente smontabile. L’unico incontro pubblico “preliminare” alla presentazione dei progetti dei Quartieri Social è stato quello del 26 luglio 2018, nel quale i pochissimi presenti di San Concordio hanno detto in tutte le lingue di non volere la ulteriore costruzione sull’area Gesam e di non cementificare le aree verdi”:
“Ma i progetti erano già stati decisi – commenta Clara Mei – e dopo pochi giorni sono stati trasmessi al ministero per la erogazione dei fondi. Dal momento della loro trasmissione a Roma, avvenuta nell’agosto del 2018, sono diventati “immodificabili”, pena la perdita del cospicuo finanziamento. È vero che ci sono stati degli altri incontri dopo quel 26 luglio, ed è stato proprio in tutti quegli incontri, nessuno escluso, che il Comune ha dimostrato di essere un impenetrabile “muro di gomma”: siccome i progetti non potevano essere modificati, e l’Erp in autonomia li stava portando avanti, il Comune ha cercato in tutti i modi di convincere i cittadini della loro bontà, e siccome era impossibile convincerli, perchè quei progetti erano inaccettabili, ecco le accuse che i cittadini e comitati sarebbero stati “incapaci di ascoltare” Erano i cittadini che dovevano ascoltare?”.
“Se ci sono le contestazioni – spiega Mei – è proprio perchè la partecipazione non ha funzionato, perchè i cittadini non sono mai stati ascoltati, e non perché i cittadini “cattivi”, “non hanno ascoltato” e non hanno capito quanto erano buone le proposte del Comune. Quelle proposte non erano buone per nulla, si lo è visto nei fatti, per ora al parchino e in via Nottolini. L’amministrazione ha cercato il consenso su lavori già decisi che il consenso non potevano avere, e la “partecipazione” doveva servire solo a far dire ai cittadini che erano d’accordo con quanto l’amministrazione proponeva, per quanto assurdo esso fosse. Siccome non c’è riuscita, la colpa è dei cittadini “che non ascoltano”. Al contrario i comitati hanno cercato di essere propositivi, con proposte alternative, hanno presentato nel 2019 tre petizioni corredate da 1800 firme, cui il Comune violando il suo statuto non ha mai risposto, hanno portato molti contributi al piano operativo in cui hanno ribadito la loro contrarietà ai progetti dei Quartieri Social per San Concordio. È stata l’amministrazione a non volere mai il dialogo, nonostante ben cento firme le avessero chiesto un “tavolo di confronto”. Tavolo che non ha mai voluto convocare perchè i progetti erano immodificabili, e quindi il tavolo era inutile e pericoloso”.
“Saremmo proprio curiosi di sapere che cosa avrebbe “accolto” – conclude – che gli è costato 40mila euro in più, su 12 milioni di finanziamenti. I comitati nominati nell’articolo non ne sanno nulla, avrebbero dovuto essere loro a giudicare se qualcosa è accolto o meno, ma non sanno nemmeno di cosa il Comune sta parlando, perchè la chiusura nei loro confronti è totale. Il Comune se la suona e se la canta. Il suo è un “mondo alla rovescia”, nel quale i cittadini, nella fase della partecipazione, “devono ascoltare”, invece che “essere ascoltati”. Se ci eravamo rassegnati al fallimento totale della partecipazione nel Quartieri Social, non lo siamo di fronte al racconto completamente distorto che ne fa l’amministrazione, e ancora meno ai progetti che incombono”.