Rsa e distretti, summit Spi Cgil sul dopo coronavirus

Al centro del confronto le misure da adottare in una eventuale seconda ondata di contagi
Si è concentrato sul tema delle Rsa e della Case della Salute verso una eventuale seconda ondata di contagio il confronto tra le leghe Spi di Lucca e della Piana, diretto – sull’emergenza coronavirus – dai due segretari Emanuela Bianchi e Francesco Fontana.
Hanno partecipato all’incontro di ieri (16 luglio) il segretario generale della Cgil di Lucca Rossano Rossi, la segretario regionale responsabile socio-sanitario Marisa Grilli, Roberto Cortopassi segretario generale Spi Cgil della provincia di Lucca, presenti rappresentanti della Asl, con il direttore della zona distretto della Piana di Lucca Luigi Rossi, e delle istituzioni locali.
“In primo luogo – si legge in una nota di Spi -, è necessario ringraziare gli operatori sanitari, che con il loro lavoro e i sacrifici sostenuti hanno permesso al sistema sanitario di continuare a funzionare. La situazione in cui si sono trovati a lavorare non era delle migliori, con il costante calo dei fondi pubblici per la sanità, passati dal 7% del pil nel 2010 al 6,5% del 2018, appena sotto la media Ocse del 6,6%. E sebbene la spesa pro capite sia aumentata (2326 del 2018) rimane comunque più bassa di quella di altri grandi paesi europei come Germania e Francia, dove per ciascun cittadino viene investito poco meno del doppio. Questi cali dei finanziamenti hanno avuto conseguenze negative sul numero di terapie intensive, diminuito del 30% dal 2000 al 2017, e su quello degli infermieri, circa 3 in meno ogni 1000 abitanti rispetto alla media Ocse. Proprio per queste figure urge modificare il sistema degli appalti con cui vengono stipulati i loro contratti, che spesso si traduce in una gara al ribasso che non consente rapporti di lavoro dignitosi e non garantisce la qualità dei trattamenti”.
“In questo contesto il sistema sanitario locale si è dimostrato efficace nella lotta alla pandemia, portando la Lombardia come esempio negativo, dove l’eccessiva privatizzazione ha portato al fallimento della sanità nelle fasi più critiche dell’emergenza – si legge ancora in una nota -. Per questo motivo i 3 miliardi di euro di fondi stanziati con il decreto rilancio, e in parte destinati alla medicina locale, rappresentano un buon segnale, in controtendenza con i tagli che si sono susseguiti per anni. In quest’ottica le risorse che arriveranno dall’Europa devono servire esclusivamente per la ricostruzione del sistema sanitario pubblico secondo i valori di universalità, equità, accessibilità, solidarietà e centralità del territorio (a tal proposito è stato votato un ordine del giorno per il superamento della sanità privata ed accreditata)”.
“Vanno pertanto riconosciuti i meriti dell’Asl Toscana Nord-Ovest, che – sottolinea ancora la sigla – grazie ai propri interventi è riuscita a mantenere un’elevata efficienza. I posti letto in terapia intensiva sono stati aumentati, da 54 a 131, così come quelli dedicati alle cure intermedie. La zona della Piana di Lucca si è distinta in questo ambito, accogliendo, soprattutto grazie all’impiego dell’ex ospedale campo di Marte, i malati provenienti dalle zone adiacenti. Da segnalare anche 153 assunzioni per fare fronte alle nuove necessità, di cui 67 collocate in strutture del territorio. Sono anche stati istituiti gruppi di intervento ospedale e territorio, per la verifica delle strutture, le operazioni di diagnosi e di valutazione del pericolo per i pazienti più a rischio, e squadre Usca (unità speciali per la continuità dell’assistenza), che dovrebbero venire confermate a livello regionale nel caso della mancata proroga della normativa che le prevede a livello nazionale”.
“La riunione ha toccato anche l’argomento di una eventuale recrudescenza dell’epidemia e delle misure da adottare nel caso – si spiega -. I dispositivi di protezione individuale non dovrebbero più scarseggiare, grazie alle operazioni di stoccaggio in corso. Le capacità dei laboratori di analisi sono state misurate, in modo da organizzare al massimo della produttività il lavoro, e si sta pensando all’uso di test sierologici per un primo screening (secondo un’ordinanza regionale dovrebbero essere eseguiti a tappeto nelle scuole). Più complicata la situazione nelle Rsa, dove oltre al supporto messo a disposizione con i team usca è stata prevista una procedura di emergenza nel caso si ripetessero situazioni come quella della “Perla” di Lammari. In accordo con la direzione della struttura, qualora tra il personale ci dovessero essere casi diffusi di contagio, questo verrebbe sostituito da operatori sanitari dell’Asl. Sul tema delle Case Della Salute è stato invece fatto il punto della situazione: la cds in zona Turchetto è tutt’ora chiusa, con operazioni di ammodernamento in corso che si dovrebbero protrarre ancora alcuni mesi. Una volta riaperta, sarà la volta della Cds di Marlia a dover chiudere, anch’essa per lavori di ammodernamento”.