Italia Nostra: “Manifattura sud, consiglio comunale inutile”

25 luglio 2020 | 08:56
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Italia Nostra: “Manifattura sud, consiglio comunale inutile”

La Onlus: “Il Comune segua le regole, su progetti di questa portata l’ultima parola spetta alla Soprintendenza”

“Non vogliamo un altro Piazzale Verdi”. Così Italia Nostra onlus boccia il progetto di riqualificazione studiato da Coima per conto della Fondazione Crl.

“Il Consiglio Comunale di mercoledì scorso, dove si sono discusse cose che non rientrano nella competenza del Comune e meno che mai degli altri  enti presenti, perché le decisioni sulla Manifattura e sulle sue  destinazioni d’uso sono state già individuate dallo Stato attraverso il  CoRePaCu, assemblea dei Soprintendenti della Toscana, al momento della  definizione della richiesta di alienazione da parte del Comune, è stato totalmente inutile”, sentenzia Italia Nostra onlus.

“Il Ministero dei beni culturali, attraverso la Soprintendenza, si  pronuncia – ricorda la nota – sia sulle destinazioni d’uso che sugli interventi da  realizzare e in particolare si esprime in merito alla congruità del  progetto di valorizzazione che deve sempre accompagnare le richieste di  valorizzazione di beni che fanno parte del demanio culturale. Considerato che questo passaggio è svolto a monte delle possibili  ipotesi progettuali e delle ipotetiche destinazioni d’uso richieste  dall’ente proprietario ed è fondamentale alle successive fasi  progettuali che ne discendono, sorge spontanea la domanda se il Comune  di Lucca abbia svolta questa fase e nel caso con quali risultati in  termini di prescrizioni d’uso del bene”.

“Altrettanto importante – sottolinea Italia Nostra – sarebbe capire quale progetto di valorizzazione culturale sia stato prodotto e in che modo il Ministero competente si  sia espresso circa la sua congruità nel merito e nei tempi di  realizzazione. Il complesso immobiliare della Manifattura, vincolato, fa parte del  demanio culturale e pertanto l’art. 55 del dlgs 42/04 prevede che la  cessione del bene (vendita-concessione, ecc.), in tutto o in parte,
debba essere preventivamente autorizzata dal Ministero. In quell’occasione sono state dettate le possibili destinazioni d’uso  per il restauro della Manifattura di Lucca e fra le varie è escluso  l’utilizzo a edilizia abitativa privata. Un eventuale progetto va approvato esclusivamente dalla Soprintendenza,  l’amministrazione comunale deve solo verificare la compatibilità  urbanistica e prendere atto di ciò che ha deciso lo Stato”.

“Ci si chiede – prosegue Italia Nostra -: è possibile che nessuno conosca le procedure da adottare per
presentare un progetto su un bene tutelato? È possibile che nessuno conosca le disposizioni previste dal  codice dei beni culturali (T.U. dlgs. 42/04)? È possibile che il Comune, Fondazione Cassa di Risparmio e  Coima siano così sprovveduti e perdano tempo a discutere di cose che non  sono di loro competenza? In che mani è caduta la città di Lucca? Coima non ha consulenti che le manifestino la totale irregolarità di ciò  che sta facendo? Basterebbe un semplice accesso agli atti in  Soprintendenza o a quelli del Comune, che ne ha copia notificata, per  conoscere che cosa è consentito realizzare nel monumento. Scoprirebbero inoltre, leggendo il testo unico, come previsto dall’articolo 35 del  Codice, che i beni del demanio culturale senza l’autorizzazione del  Ministero non possono essere alienati”.

“Per ottenere questo permesso occorre una domanda corredata da destinazioni d’uso in atto, programma delle misure necessarie per la conservazione del bene – sottolinea Italia Nostra -, dichiarazione degli obiettivi di valorizzazione, destinazione d’uso prevista in funzione degli obiettivi di  valorizzazione a funzione pubblica. Quando il Comune ha fatto richiesta di alienazione alla Soprintendenza,  ha presentato una domanda senza documenti allegati e senza progetto di  restauro obbligando la Soprintendenza e il CoRePaCu a dettare
prescrizioni restrittive sulla destinazione d’uso che escludono la  residenza e ammettono solo interventi conservativi e destinazioni a  terziario a basso impatto. L’unico risultato apparente del Consiglio comunale di mercoledì scorso è  che è stata stralciata dal progetto la cessione del baluardo di San  Paolino, dicendo che erano state fraintese le reali intenzioni della  Fondazione Cassa di Risparmio che “invita” però il Comune a fare  urgentemente i lavori necessari per l’abbellimento del baluardo,  necessari per il decoro della Manifattura (lavori che verranno  probabilmente finanziati dalla Fondazione stessa). Che cosa è cambiato quindi? Non è bastata al Comune la lezione di Piazzale Verdi”.