Italia Nostra: “Manifattura sud, consiglio comunale inutile”

La Onlus: “Il Comune segua le regole, su progetti di questa portata l’ultima parola spetta alla Soprintendenza”
“Non vogliamo un altro Piazzale Verdi”. Così Italia Nostra onlus boccia il progetto di riqualificazione studiato da Coima per conto della Fondazione Crl.
“Il Consiglio Comunale di mercoledì scorso, dove si sono discusse cose che non rientrano nella competenza del Comune e meno che mai degli altri enti presenti, perché le decisioni sulla Manifattura e sulle sue destinazioni d’uso sono state già individuate dallo Stato attraverso il CoRePaCu, assemblea dei Soprintendenti della Toscana, al momento della definizione della richiesta di alienazione da parte del Comune, è stato totalmente inutile”, sentenzia Italia Nostra onlus.
“Il Ministero dei beni culturali, attraverso la Soprintendenza, si pronuncia – ricorda la nota – sia sulle destinazioni d’uso che sugli interventi da realizzare e in particolare si esprime in merito alla congruità del progetto di valorizzazione che deve sempre accompagnare le richieste di valorizzazione di beni che fanno parte del demanio culturale. Considerato che questo passaggio è svolto a monte delle possibili ipotesi progettuali e delle ipotetiche destinazioni d’uso richieste dall’ente proprietario ed è fondamentale alle successive fasi progettuali che ne discendono, sorge spontanea la domanda se il Comune di Lucca abbia svolta questa fase e nel caso con quali risultati in termini di prescrizioni d’uso del bene”.
“Altrettanto importante – sottolinea Italia Nostra – sarebbe capire quale progetto di valorizzazione culturale sia stato prodotto e in che modo il Ministero competente si sia espresso circa la sua congruità nel merito e nei tempi di realizzazione. Il complesso immobiliare della Manifattura, vincolato, fa parte del demanio culturale e pertanto l’art. 55 del dlgs 42/04 prevede che la cessione del bene (vendita-concessione, ecc.), in tutto o in parte,
debba essere preventivamente autorizzata dal Ministero. In quell’occasione sono state dettate le possibili destinazioni d’uso per il restauro della Manifattura di Lucca e fra le varie è escluso l’utilizzo a edilizia abitativa privata. Un eventuale progetto va approvato esclusivamente dalla Soprintendenza, l’amministrazione comunale deve solo verificare la compatibilità urbanistica e prendere atto di ciò che ha deciso lo Stato”.
“Ci si chiede – prosegue Italia Nostra -: è possibile che nessuno conosca le procedure da adottare per
presentare un progetto su un bene tutelato? È possibile che nessuno conosca le disposizioni previste dal codice dei beni culturali (T.U. dlgs. 42/04)? È possibile che il Comune, Fondazione Cassa di Risparmio e Coima siano così sprovveduti e perdano tempo a discutere di cose che non sono di loro competenza? In che mani è caduta la città di Lucca? Coima non ha consulenti che le manifestino la totale irregolarità di ciò che sta facendo? Basterebbe un semplice accesso agli atti in Soprintendenza o a quelli del Comune, che ne ha copia notificata, per conoscere che cosa è consentito realizzare nel monumento. Scoprirebbero inoltre, leggendo il testo unico, come previsto dall’articolo 35 del Codice, che i beni del demanio culturale senza l’autorizzazione del Ministero non possono essere alienati”.
“Per ottenere questo permesso occorre una domanda corredata da destinazioni d’uso in atto, programma delle misure necessarie per la conservazione del bene – sottolinea Italia Nostra -, dichiarazione degli obiettivi di valorizzazione, destinazione d’uso prevista in funzione degli obiettivi di valorizzazione a funzione pubblica. Quando il Comune ha fatto richiesta di alienazione alla Soprintendenza, ha presentato una domanda senza documenti allegati e senza progetto di restauro obbligando la Soprintendenza e il CoRePaCu a dettare
prescrizioni restrittive sulla destinazione d’uso che escludono la residenza e ammettono solo interventi conservativi e destinazioni a terziario a basso impatto. L’unico risultato apparente del Consiglio comunale di mercoledì scorso è che è stata stralciata dal progetto la cessione del baluardo di San Paolino, dicendo che erano state fraintese le reali intenzioni della Fondazione Cassa di Risparmio che “invita” però il Comune a fare urgentemente i lavori necessari per l’abbellimento del baluardo, necessari per il decoro della Manifattura (lavori che verranno probabilmente finanziati dalla Fondazione stessa). Che cosa è cambiato quindi? Non è bastata al Comune la lezione di Piazzale Verdi”.