La città che cambia, l’architetto Pellegrini: “Servono progetti di riqualificazione sociale delle periferie”



Non solo piazza coperta a San Concordio (“Uno degli interventi più importanti del dopoguerra”) ma idee per i grandi contenitori dismessi dentro e fuori dalle Mura
Periferie massacrate, edifici senza rapporto con il centro, mancanza di luoghi d’incontro e socializzazione. È il risultato della storia urbanistica di molte città italiane, che dagli anni Sessanta subiscono una crescita incontrollata e disarticolata.
Nessuna eccezione per Lucca, con i suoi 90mila abitanti per lo più stipati in “quartieri dormitorio” fuori dalle mura, zone residenziali a rischio disagio sociale e degrado: “Le ragioni? Principalmente, la poca qualità dell’architettura. Servono progetti di riqualificazione sociale delle periferie che le riscattino dal centro, come quello della piazza coperta a San Concordio: a mio parere, uno dei più importanti interventi nella nostra città dal dopoguerra a oggi“. A
parlare è l’architetto Pietro Carlo Pellegrini, grande firma dell’architettura italiana e progettista della struttura che sorgerà nell’area ex Gesam di Lucca, al posto di un cantiere fermo da anni. “Al progetto preliminare presentato dal Comune saranno apportate migliorie di carattere distributivo ed estetico – spiega Pellegrini – lavorando nel segno della semplificazione. L’obiettivo è creare una struttura che possa durare nel tempo, senza diventare datata dopo pochi anni: per questo mi sono ispirato ai lavori di grandi architetti, come la piazza coperta della Neue Nationalgalerie a Berlino, di Ludwig Mies”.
In acciaio e vetro translucido, con un funzionamento basato sull’energia rinnovabile, la piazza coperta a San Concordio si sviluppa principalmente in due parti, “senza raggiungere dimensioni elevate – dice l’architetto – Vi sarà un grande portico aperto alto circa 13 metri, soprastante un edificio su due piani di 3600 metri quadri: pochi, rispetto ai 12mila previsti nel primo progetto. Al piano inferiore una piazzetta all’aperto arredata da un piccolo anfiteatro custodirà i resti archeologici dell’antico porto fluviale di San Concordio. Ritrovamenti che non verranno assolutamente toccati – sottolinea -, come già indicato nel progetto preliminare del Comune: archeologhi esperti ne verificheranno lo stato di consistenza con un’indagine accurata, valutandone gli eventuali interventi di restauro. È poi prevista una terrazza e una piccola caffetteria, un ascensore che darà accesso al parcheggio sotterraneo, e un esterno con nuove alberature e altri elementi di verde. Sarà una struttura di forte interesse pubblico, adatta a eventi e attività di vario genere”.
Sale conferenze, mostre, biblioteche, mercatini, spettacoli, manifestazioni. La piazza coperta è stata pensata come un luogo d’incontro, scambio e socializzazione: “Un primo passo per la riqualificazione di un intero quartiere e la spinta promotrice per il ripensamento e la rivitalizzazione dell’intera periferia lucchese, carente di spazi condivisi. Inoltre il progetto sarà da stimolo per la riqualificazione della cosiddetta ‘cattedrale’: un edificio di archeologia industriale alle spalle dell’ex Gesam, dove poter realizzare un parco da affiancare alla piazza. Il risultato? Un polo di riferimento per tutto il quartiere e un grande spazio di promozione sociale”.
Promuovere il dialogo, abbattere le barriere generazionali, incrementare uno spirito di comunità: è questo l’obiettivo di Pietro Carlo Pellegrini, perché “la migliore architettura è quella che si disegna nel paesaggio, creando luoghi di riferimento per chi ci vive, lavora o studia. Edifici di qualità e funzionali in cui ti riconosci e stai bene, da stimolo alla socializzazione e alla comunicazione, il benessere e lo scambio, basi del vivere insieme. Bisogna incentivare spazi di confronto e incontro, investendo nel riutilizzo di edifici in disuso e nell’attenzione per lo spazio pubblico: un esempio – continua – è la fondazione Lazzareschi a Porcari cui ho lavorato anni fa, abbandonata dal dopo guerra al 2003. Oltre 50 anni di inutilizzo fino a quando un privato ha preso in mano la situazione, creando uno spazio adibito a molte attività, come mostre o incontri e promotore di un nuovo spirito comunitario. Lo stesso sarà la piazza coperta a San Concordio: un intervento di riqualificazione sociale nel segno del riuso”.
Riutilizzare edifici abbandonati, in disuso e dimenticati, incentivando la crescita delle periferie. Secondo l’architetto, questo è il futuro urbanistico di Lucca: “Ce ne sono tanti nella nostra città. Spazi che se adeguatamente valorizzati, potrebbero contribuire a trasformarne l’identità stessa: il Campo di Marte, la Manifattura Tabacchi, il mercato a di Pulia, tutta la zona dei depositi della stazione, le ex officine Lenzi, il mercato del Carmine, l’area della Lazzi a Sant’Anna. Opportunità da discutere in un dibattito pubblico, al contrario delle incomprensibili polemiche scoppiate per il progetto della piazza coperta”.
Polemiche non solo sull’area ex Gesam, ma anche sulla pista ciclabile e i lavori di riqualificazione nel parco della Montagnola. Le critiche del comitato di San Concordio demoliscono tutti gli interventi nel quartiere: “Al contrario, io credo fermamente in questo progetto, un’occasione per migliorare la qualità della vita di San Concordio e dell’intera città. Senza contare che la piazza coperta decreta la fine di una vera e propria emergenza, la presenza di un cantiere sospeso da anni per la bonifica dell’area, destinato alla realizzazione di uffici Gesam. La struttura non sorgerà quindi su un’area vergine: i lavori iniziati per il parcheggio interrato sottostante gli uffici hanno lasciato un certo dislivello rispetto alla strada, una volumetria importante per cui sono stati spesi soldi pubblici. Per questo la scelta di sfruttare i resti del cantiere, recuperando l’idea del parcheggio e progettando una tettoia con una precisa funzione strutturale: sorreggere la bolla d’acqua sotto la vasca interrata. Il 90% dell’area è costruita – ribadisce l’architetto – demolirla per farci un parco è uno spreco di soldi pubblici ingiustificabile anche alla Corte dei conti. Le polemiche del comitato cittadino? Strumentali e cieche”.
“Polemiche del ‘sempre no’, operazioni del ‘non va mai bene niente’, che alimentano un dibattito improduttivo creando scompiglio. Servono invece confronti propositivi, da affrontare a tempo debito nella fase iniziale dei progetti e ragionando sulle linee dettate dalla committenza. In quest’ottica – afferma Pellegrini – ci sono tanti luoghi su cui meriterebbe aprire una discussione, come l’ospedale di Maggiano e l’ex ospedale Campo di Marte, un’area estremamente importante per la città, o la Manifattura Tabacchi: strutture di grandi dimensioni all’inizio di un processo di trasformazione. Ma manca coraggio e intraprendenza da parte di cittadini: un voler fare di cui la politica si deve appropriare, promuovendo interventi progressisti di trasformazione della città a partire dalle periferie, in un’ottica di riqualificazione sociale. Per questo bisogna investire su progetti, che permettono di realizzare cose importanti pensando in un’ottica più ampia e profonda il futuro della città”.