Niente presidi sanitari in centro, la lettera-appello del dottor Bellato

20 agosto 2020 | 13:12
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Niente presidi sanitari in centro, la lettera-appello del dottor Bellato

Forti disagi per la chiusura dall’8 al 23 agosto del servizio in convenzione alla Casa di cura Santa Zita

Data la chiusura, fino al 23 agosto, del servizio alla Casa di cura Santa Zita e vista la mancanza di presidi sanitari in centro storico, i cittadini, costretti a rivolgersi a strutture sanitari esterne, lamentano forti disagi soprattutto per via delle ‘infinite’ liste di attesa. Sulla questione è intervenuto il dottor Franco Bellato ha scritto una lettera al presidente dell’Ordine dei medici di Lucca, Umberto Quiriconi, per condividere il tema di dibattito.

“Caro presidente – scrive – tu ed io da decenni abbiamo sempre combattuto per la difesa del ruolo medico omnicomprensivo in ogni situazione pubblica e privata. Se la Toscana non è certo in cattiva situazione nel novero delle altre Regioni, tuttavia, lacune, criticità e difetti sono presenti anche nella nostra sanità. Responsabilità, in primis, anche dei medici che hanno abdicato al loro ruolo e valore per vari motivi che bene conosciamo. E gli amministratori, i tecnici, i controllori, i politici e i sindacati, hanno assunto la conduzione della sanità”.

“In particolare – scrive Bellato -, il distretto sanitario e sociale del centro storico era fino a pochi anni orsono in via Mordini e ha assolto le proprie mansioni con sufficienza per la popolazione entro la cerchia muraria e poi anche fuori. Quando è stato chiuso per superiori disposizioni, malgrado le proteste di tanti cittadini, a maggioranza anziani e con polipatologie, si è definito il servizio alla Casa di cura Santa Zita. Qui si svolge attività di punto prelievo ematico e liquidi biologici, di rx tradizionale e di degenza, anche in convenzione con il servizio sanitario nazionale. Orbene, anche quest’anno il prezioso servizio è stato interrotto dal giorno 8 al giorno 23 agosto. Questo determina una grave carenza assistenziale nella popolazione costretta ad andare in altra struttura pubblica con aggravamento della lista d’attesa o nel privato a pagamento totale”.

“In convenzione ci si mette d’accordo tra le parti – prosegue – e non è accettabile un così lungo periodo di sospensione: 3 o 4 giorni sono accettabili, come accadeva in via Mordini. Caro presidente, affermiamo queste cose e facciamo chiarezza. I colleghi si esprimano per il bene dei loro pazienti e per il valore dell’opera medica. Difendiamo il servizio pubblico e miglioriamolo e siano i medici i primi a delineare le linee direttive. Il privato faccia come vuole, ma se ha convenzioni pubbliche risponda a quanto deve fare e operare per tutti. Il Covid-19 ha dimostrato e non ve ne era bisogno, il fallimento di una medicina privata a discapito di quella pubblica. Lombardia docet, anche Usa docet. Iricchi si curano, i poveri muoiono. Non è questa la medicina ippocratica: medicina valida per tutti”.