I comitati al Comune: “Illegittima la variante per l’ex Manifattura”

Legamebiten Italia Nostra e comitati per la difesa del territorio spiegano le criticità al Comune
Una variante urbanistica “illegittima”. Così Legambiente, Italia Nostra e i comitati per la difesa del territorio definiscono lo strumento urbanistico che questa sera (15 settembre) è in discussione in consiglio comunale.
La lista delle critiche è contenuta in un documento condiviso in cui viene messo nel mirino il progetto presentato da Coima per conto della Fondazione Crl. “Quella della Coima, più che la proposta d’acquisto di un benedemaniale, è una sollecitazione alla vendita – scrivono i comitati in riferimento all’operazione – previo l’adempimento comunale di alcunespecifiche pretese: tra tutte, l’approvazione di una variante al regolamento urbanistico che abolisca l’obbligo dellaapprovazione di un piano attuativo,implementi le funzioni ammissibili (tra le quali quella residenziale) e consenta la realizzazione di parcheggi ‘in superficie, fuori terra e nel sottosuolo’. La sollecitazione è anche energica e ultimativa: essa, quasi a voler stigmatizzare una eventualelentezza dell’azione amministrativa, indicava nella data del 27 novembre il termine per provvedere(quindi elargendo al Municipio un tempo di ben cinque mesi per dare corso ad un procedimento amministrativo di obiettiva complessità –a farlo per bene)”, sostiene l’avvocato Giancarlo Altavilla, incaricato dai comitati della valutazione e della redazione di un documento esplicativo inviato al Comune.
Il nodo della questione è per l’appunto la questione urbanistica: variante o piano attuativo? Secondo Legambiente e Italia Nostra, insieme ai comitati per la difesa del territorio “brevi forme di pianificazione negoziata possono ritenersi ammissibili, quando nonriguardino aree o immobili strategici e, comunque, sul presupposto (accertato, esplicitato e motivato) che il soddisfacimento dell’interesse privato coincide (l’ipotesi se non è di mera scuola, è certo rara) con quello pubblico. Nella specie – si legge nel documento -, dalla analisi degli atti non è dato di evincere alcuna indagine sulla meritevolezza degli interessidella Coima, rispetto a quelli civici. Nemmeno con formule di mero rito (che sarebbero state insufficienti, ma avrebberoforse potuto evidenziare la consapevolezzaerariale dellaineludibile problematica) questo Municipio ha dato contezza del pregio o della convenienza jure publicumdi alienare la manifattura alla Società milanese e alla retrostante Fondazione. Mai è dato di leggere quale sia la maggiore utilitàterritorialedirealizzareabitazionidovenon sono ammesse; quale sia la proficuità di un incremento del carico urbanistico (rimasto peraltro estraneo a qualunque indagine,visto che la Vas è stata ritenuta superflua); quale sia la convenienza di una privatizzazione del bene culturale in parola, in favore di un soggetto sconosciuto (seppure finanziato dallalocale Fondazione bancaria), estraneo a finalità altre rispetto a quella del lucro.Si potrebbe continuare, ma quanto detto è sufficiente a stigmatizzare la illegittimità di una variante che trova la sua ragione nelle pretesedi una Società di capitali, ed è stata congegnata quale adempimento precontrattualeprodromico alla alienazione del bene culturale. Ma un’altra considerazione è necessaria. La previsione di un piano attuativo quale strumento di disciplina delle trasformazioni è la conseguenza della ritenuta necessità di una pianificazione unitaria del sito e di una analisi delle proposte di intervento.Il piano attuativo regola l’assetto non solo edilizio ma anche urbanistico dell’area di riferimento e rappresenta, nell’ottica del cosiddetto mini piano, una programmazione integrale e funzionale la cui condivisibilità e adeguatezzaè rimessa, in ultimo, alla determinazione dell’assemblea consiliare (ovvero del massimo organo comunale).Per contro, l’intervento diretto è quello cui non sono sottese problematiche urbanistiche e che, perciò, viene approvato dagli uffici tecnici”.