Lavori all’ex Gesam, i cittadini: “Una colata di cemento”

Gli amici del porto della Formica: “Uno scempio che speravamo potesse essere evitato”
“Quello di mercoledì 7 ottobre, con l’apertura del cantiere per la costruzione della Piazza Coperta, è stato un giorno triste per S.Concordio e per tutta la città di Lucca, un giorno che in tanti avevamo sperato che non arrivasse mai”. E’ questo il commento dell’associazione Amici del Porto della Formica.
“Due mesi fa avevamo portato in Comune la petizione sottoscritta da ben 930 cittadini che chiedeva una soluzione alternativa per l’area Gesam: nessuna nuova costruzione e – si legge in una nota – tantomeno di così grande impatto, il recupero del Chiesone, la destinazione a verde delle aree residue, un concorso di idee per trovare una soluzione per l’interrato fatto 10 anni fa e da allora colmo d’acqua. Ci si aspettava una risposta alla Petizione, che secondo lo statuto comunale doveva pervenire entro 45 giorni, ed invece il Comune, senza aver dato alcun cenno di riscontro, ha avviato i lavori”.
“Si tratta di un enorme spreco di denaro pubblico – sostengono dall’associazione – per una opera inutile e devastante che aggiunge cemento su cemento e amplifica, anziché correggere, i gravi errori fatti 10 anni fa con lo Steccone. Alla cementificazione esistente, che è di circa 2.500 mq su un lotto di 3.600 metri quadrati, vengono aggiunti circa altri 900 metri quadrati di pavimentazioni, rampe, strade, scale e scivoli. Si tratta delle cosiddette strutture di accesso allo zoccolo su cui si erigerà la piazza coperta, sotto le quali verranno seppelliti in maniera definitiva i reperti archeologici della darsena del Porto e delle 5 fornaci affiancate del primo impianto ottocentesco del Gasometro portati alla luce 10 anni fa. Di verde ne rimarrà pochissimo, tanto che anche gli alberelli verranno piantati in vasche e trincee di cemento”.
“Duemilacinquecento tonnellate di cemento saranno gettate, ancora prima di cominciare l’innalzato – sostiene ancora l’associazione -, solo per fare la soletta che deve tenere a bada la sottospinta della falda che, una volta svuotato l’interrato dal peso dell’acqua che lo riempie, farebbe deformare e sollevare l’intera costruzione. L’edificio è talmente fuori misura che per dimostrare che l’altezza era coerente con l’intorno, come richiede il regolamento urbanistico, sono andati a trovare l’altezza di 22 metri della ciminiera della Filanda Viani. E’ la clamorosa sconfitta della cultura urbanistica, la negazione della riqualificazione della periferia, un insulto alla partecipazione dei cittadini che da più di 20 anni con osservazioni agli strumenti urbanistici, appelli e petizioni, chiedono di imperniare la riqualificazione dell’area Gesam attorno alle matrici storico culturali del Porto e del Chiesone, e da 10 di minimizzare la ferita fatta con la gettata del piano interrato. Invece, a dare la cifra dell’area, sarà ora una avulsa nuova mega costruzione, adatta forse ad altri luoghi, certamente non a questo che racchiude l’essenza della memoria storica e della identità del quartiere”.
“Il bacino del Porto – si legge nella nota -, su cui non è mai stata fatta alcuna indagine archeologica, verrà in parte ricoperto da una piazzetta di cemento colorato di blu, a memoria dell’acqua, mentre la darsena, le cui strutture murarie sono state ritrovate intatte, e i reperti delle fornaci, di cui si è voluta disconoscere la grande importanza scientifica, spariranno sotto la strada carrabile di accesso. Ammesso che ce la facciano a costruirlo, questo che non si può chiamare in altro modo che “ecomostro”, con una tettoia grande 1.500 metri quadrati e con una altezza reale di m. 16,25, già si sa che avrà costi di gestione e di manutenzione insostenibili, che rimarranno a carico dei lucchesi per tutti gli anni a venire. Facile prevedere che in un futuro non lontano rappresenterà più che altro un incomodo ingombro di cui non sarà facile liberarsi”.