L’ombra del lavoro sommerso a Lucca al centro degli incontri promossi dal Ceis

Venerdì 20 novembre il terzo appuntamento online con insegnanti e studenti
Il tema dello sfruttamento lavorativo è stato al centro del ciclo di incontri Le ombre del lavoro sfruttato. Il lavoro invisibile nella Provincia di Lucca promosso dal Ceis Gruppo giovani e comunità in collaborazione con il Gruppo Liberamente del liceo scientifico Vallisneri. Alcuni insegnanti e oltre 90 studenti hanno partecipato agli incontri che si sono svolti online il 6 e il 13 novembre. Il terzo incontro è invece previsto per venerdì prossimo (20 novembre).
Presupposto dell’iniziativa è un’indagine sul grave sfruttamento lavorativo e sul caporalato nelle province di Lucca, Siena e Grosseto condotta dal Ceis di Lucca per il territorio di sua competenza e da Cat di Firenze, Dog di Arezzo e Arci di Siena. Il progetto nasce nell’ambito del Sistema antitratta interventi sociali promosso dalla Regione Toscana e coordinato dal dipartimento per le pari opportunità del Consiglio dei Ministri, con capofila il Comune di Viareggio. La pubblicazione Le ombre del lavoro sfruttato a cura di Andrea Cagioni, che uscirà in dicembre edita da Asterios, raccoglie i risultati della ricerca.
“Lucca non si può considerare immune da questi tristi fenomeni di sfruttamento – ha spiegato Federico Camìci Roncioni che ha curato il lavoro per il Ceis e lo ha presentato agli studenti -. Esiste una realtà sommersa che ci è molto vicina; il caporalato non è circoscrivibile al sud d’Italia né riguarda solo i fenomeni migratori. Oggi ci sono molti giovani italiani, anche giovani lucchesi, under trenta vittime dello sfruttamento lavorativo”.
Un dato quest’ultimo in linea con gli ultimi studi sul rischio di povertà: secondo l’Ufficio studi della Cgia, sono il 31,5% in Italia i giovani che si trovano in condizioni di deprivazione economica; secondo il rapporto della Caritas 2020, il numero dei giovani tra 18 e 34 anni che hanno chiesto aiuto è passato dal 20% al 22,7%. Dati non certo incoraggianti e non destinati a migliorare a seguito della crisi economica generata dalla pandemia dovuta al Covid19. Presto ci troveremo di fronte a un peggioramento delle condizioni di inserimento lavorativo e, di conseguenza, a nuovi e irrimediabili fenomeni di sfruttamento.
“La scuola è una comunità educante; i momenti di informazione e di formazione sono indispensabili per sensibilizzare i giovani perché possano spostare attenzione e impegno su valori, come il diritto al lavoro, riconosciuti anche dalla costituzione, ma spesso percepiti come distanti”, ha ricordato il professore Antonio Chiaravalloti. “La scuola non si è fermata – ha concluso la presidente del Ceis Sonia Ridolfi -. Non tanto per i più o meno discutibili esiti della didattica a distanza, ma soprattutto perché continua ad assumersi la responsabilità di affermare valori civili e democratici. Il Ceis non si è fermato. C’è ancora molto da lottare per la difesa dei diritti di tutti, ma soprattutto degli ultimi”.