Superiori, metà degli studenti lucchesi tornano in classe: “Un po’ disorientati ma felici”





La Toscana è stata una tra le prime tre regioni a consentire il ritorno in presenza al 50 per cento
Felici e un po’ disorientati. Così si definiscono gli studenti delle scuole superiori lucchesi che questa mattina (11 gennaio) sono tornati a fare lezione in classe.
La Toscana è stata infatti una tra le primissime regioni a consentire il ritorno in aula nella formula della presenza al 50 per cento, declinata nella maggior parte degli istituti a una turnazione tra classi. Tre giorni a scuola, tre giorni in didattica a distanza. Questa è stata la linea adottata dalla maggior parte dei dirigenti scolastici. La metà degli studenti ha quindi potuto rivedere compagni e professori al di là di uno schermo, condividere con loro uno stesso spazio – nel rispetto delle norme di distanziamento – e parlare senza il bisogno di accendere un microfono. E’ questo il comune denominatore del rientro ‘felice’ degli studenti lucchesi. A disorientare gran parte di loro è invece l’abitudine all’incertezza nelle modalità di fare lezione con la “minaccia” della dad sempre dietro l’angolo.
“Abbiamo iniziato a settembre in presenza, poche settimane, neanche il tempo di conoscerci e già eravamo passati alla didattica a distanza – raccontano alcuni ragazzi iscritti al primo anno dell’indirizzo grafico dell’istituto Pertini -. Oggi siamo tornati a scuola ma è difficile riprendere il filo del programma soprattutto perché a casa non è semplice rimanere concentrati. Vivere la scuola solo per tre giorni la settimana complica le cose e non fa venire la voglia di prendere l’anno scolastico sul serio”.
Tra gli studenti c’è anche chi preferisce la didattica a distanza se l’alternativa è una scuola a metà. “Stamani siamo rientrate in classe e non andavano nemmeno i termosifoni – ironizzano alcune ragazze che frequentano la seconda al liceo classico Machiavelli -. Stare distanziati e indossare perennemente la mascherina fa perdere il bello del rapporto con gli altri anche se da casa è più difficile rimanere attenti”. Della stessa opinione anche alcune ragazze di prima dell’indirizzo musicale del Passaglia, rientrate in classe con metà dei compagni: “Il rientro è stato traumatico. Abbiamo potuto rivedere solo alcuni dei nostri amici dato che la metà di noi fa lezione da casa perché non c’è abbastanza spazio in aula per rispettare il distanziamento. Così è difficile perché abbiamo difficoltà a sentire gli interventi dei nostri compagni che non sono in classe ed è triste perché non possiamo stare tutti insieme”.
Più fiduciosi gli studenti della 3C del liceo classico che ad ogni modo preferiscono, almeno per tre giorni la settimana, rivedere i propri compagni. “Se questa è l’unica soluzione possibile per adesso ci auguriamo che sia duratura – raccontano i ragazzi -.Un altro cambiamento sarebbe destabilizzante. Certo, abbandonare per sempre la didattica a distanza sarebbe meglio, ma per adesso ci accontentiamo nella speranza di tornare presto tutti i giorni a scuola. A casa manca il confronto con i compagni, è difficile stare attenti e gli studenti più timidi hanno difficoltà maggiori nell’accendere un microfono per intervenire. Quindi le lezioni diventano sempre più frontali e si crea un distacco enorme tra noi e gli insegnanti”.
Per quanto riguarda i mezzi di trasporto, se in alcune tratte non si sono verificati sovraffollamenti, altri studenti hanno invece affermato di non aver visto differenze nel numero di persone presenti sull’autobus rispetto a quasi due mesi fa, né la presenza della nuova figura del tutor. “Sono felice di poter rientrare finalmente in presenza, anche se so che probabilmente non durerà quanto ci aspettiamo. Era, ed è, assolutamente necessario aumentare il numero di mezzi di trasporto e di aule per poter garantire la sicurezza agli studenti – hanno affermato alcuni -. La totale mancanza di empatia verso gli studenti da parte delle amministrazioni scolastiche è il vero problema – hanno aggiunto altri -. La didattica a distanza non può sostituire quella in presenza che è decisamente migliore, ma ne va della nostra sicurezza e stanno dando troppe cose per scontato”.
Ha collaborato Cecilia Corsetti