Manifattura e abitazioni, Franchi: “Comune guardi alla cittadinanza”

L’ex sindacalista esorta l’amministrazione a riflettere sulle questioni che stanno a cuore ai cittadini, dalla casa ai beni pubblici
Manifattura, abitazioni e cittadinanza. Sono questi i punti attorno ai quali ruota la riflessione dell’ex sindacalista Cgil Umberto Franchi dopo il convegno sulla Rigenerazione organizzato da Regione Toscana il 15 gennaio scorso e le relative manifestazioni promosse in piazza San Francesco dai comitati.
“Credo che per prima cosa, nello stabilire le politiche di ‘rigenerazione urbana’ e della casa, un’amministrazione comunale, che si autodefinisce di progresso, dovrebbe partire dall’indagine sulle case sfitte effettuata a livello nazionale nel novembre del 2016, che vedeva Lucca al terzo posto in Toscana, con 57 mila case sfitte, pari ad un patrimonio abitativo del 30 per cento sull’esistente – spiega Franchi -. Ecco quindi che allora dobbiamo farci questa domanda: Questo grande patrimonio immobiliare esistente nel nostro comune, potrebbe soddisfare il patrimonio abitativo, facendo vivere il centro storico della nostra città , i paesi limitrofi, nonché i borghi rurali e collinari? Se la risposta, come ritengo, è affermativa, è sicuramente necessario un progetto dell’amministrazione comunale che possa accedere anche ai finanziamenti regionali e governativi”.
“Questo deve essere basato su un’indagine mirata in ogni quartiere e predisposizione di un piano di ristrutturazione di tutti gli alloggi attraverso acquisizioni dirette da parte del Comune o incentivi ai proprietari finalizzati alle ristrutturazioni necessarie degli alloggi – va avanti Franchi -. L’amministrazione comunale, dovrebbe adoperarsi per mettere in piedi un tavolo di confronto tra le associazioni dei proprietari e degli inquilini, finalizzato a trovare accordi accessibili sui canoni di locazione, con contratti agevolati e riprendere la delibera comunale del 2012 che prevedeva sgravi e riduzione delle tariffe edilizie del 30 per cento per le occupazioni di ponteggi e impalcature al fine di ristrutturare gli appartamenti e case sfitte, integrandola con un piano autonomo di interventi di ristrutturazione finalizzato a consegnare alloggi sociali alle fasce più deboli della popolazione”.
“Per quanto riguarda l’ex manifattura l’amministrazione comunale, anziché inseguire le sirene dei ‘Poteri Forti’ lucchesi, dovrebbe essere orgogliosa del fatto che gran parte dei suoi cittadini sono impegnati in diversi comitati in difesa del territorio, in gruppi che vogliono Custodire la Città, in gruppi che vogliono mantenere il bene pubblico della ex manifattura e definire le sue prospettive tenendo conto di cosa essa ha rappresentato nel passato per mantenerne anche la memoria storica – prosegue l’ex sindacalista -. Un’amministrazione seria deve avere il coraggio di ammettere che il primo e secondo progetto presentato da Coima/Fondazione Cassa di Risparmio, è profondamente sbagliato, non solo perché contrasta con la normativa esistente in materia di beni pubblici culturali ma anche per la sua destinazione che si configura come investimento speculativo immobiliare e di speculazione per 40 anni dell’area da utilizzare come parcheggi auto. E’ l’accettazione di questo progetto che sarebbe la ‘vera Caporetto’ e non il contrario”.
“Occorre ricordare che la ex manifattura Tabacchi, è stata una componente essenziale nella crescita economica, sociale, civile, culturale, del movimento operaio e di tutta la comunità Lucchese. E una amministrazione che vuole essere progressista, dovrebbe conservare la memoria storica di cosa la manifattura, assieme Cucirini Cantoni Coates, alle Officine Meccaniche Lenzi, hanno rappresentato nel passato, attraverso anche la costituzione al proprio interno di un Museo storico del lavoro, come è stato fatto a Empoli per il Vetro, a Montelupo Fiorentino per la Ceramica, a Massa Marittima per le Miniere – conclude Franchi -. Occorre quindi che il sindaco dia dimostrazione di autonomia svincolandosi da ogni condizionamento, azzerando il progetto Coima/Fondazione, e a partire dal presupposto che essa deve restare bene pubblico e non privato, apra un tavolo di confronto e di proposte, coinvolgendo tutte le componenti cittadine, rappresentative, nelle scelte di uno sviluppo equo, ecologico, capace di mantenere la ricchezza storica che la Manifattura ha rappresentato coniugando storia, bellezza, bisogni sociali e culturali”.