Ex Manifattura, Fulvetti: “I ‘no’ sono la strada più semplice solo per chi se li può permettere”

8 febbraio 2021 | 14:14
Share0
Ex Manifattura, Fulvetti: “I ‘no’ sono la strada più semplice solo per chi se li può permettere”

Lo storico commenta il progetto Coima-Fondazione: “Siamo di fronte a un’operazione che può garantire occupazione e sviluppo”

I no sono la strada più semplice, per chi se li può permettere“. Così anche il professore associato di storia contemporanea all’Università di Pisa Gianluca Fulvetti interviene nel dibattito sull’ex Manifattura Tabacchi.

“Sono venti anni almeno che Lucca prova a recuperare e ripensare alcuni suoi luoghi storici, che ne hanno a lungo espresso l’identità culturale – spiega Fulvetti -. La Manifattura è sicuramente uno di questi. Basta pensare alla sua centralità per la storia delle donne e più in generale per la storia del lavoro, che ha significato emancipazione ma anche conflitto sociale e lungo percorso per la conquista dei diritti. Un luogo della memoria, per generazioni di lucchesi, idealmente e socialmente legato alla Cucini Cantoni Coats. Entrambi questi luoghi della memoria adesso sono silenti. Si è discusso di tanto in tanto della loro sorte. E in particolare di come rigenerare la Manifattura, che è un pezzo di centro storico, un ipotetico quartiere dentro le mura, ad oggi fatiscente”.

“Ad oggi, il Comune di Lucca ha in ballo il progetto di riqualificazione della Manifattura nord, che sarà pubblica e sede di funzioni pubbliche e che speriamo possa finalmente superare i suoi intoppi amministrativi – va avanti Fulvetti -. A questo si aggiunge adesso, dopo anni e anni di discorsi vacui, il progetto Coima-Fondazione Cassa di Risparmio per la parte rimanente. Se ne è iniziato a discutere a inizio 2020, alla immediata vigilia della pandemia, situazione che certo non ha favorito il confronto e la discussione né una comunicazione chiara ed efficace. Pezzo dopo pezzo, mi pare che il quadro si sia chiarito, e il Comune di Lucca ha ritrovato una sua centralità nel rapporto con i proponenti. Non entro nelle questioni tecniche ma ci tengo a dire che questa mi pare una occasione da non perdere“.

“Primo, per la valenza culturale del recupero di quel luogo, e di cosa rappresenta. La disponibilità di Tagetik a collocare in quegli spazi la propria sede va ben oltre il dato economico – prosegue Fulvetti -. E’ quasi un passaggio di consegne, dal lavoro al lavoro, dalla lavorazione del tabacco all’informatica e dell’ingegneria gestionale, da un capitalismo a un altro, dalle donne ai giovani, molti, moltissimi dei quali lucchesi. Come lucchese resta l’anima di questa azienda, che è certo una multinazionale, ma proprio da qui, da questa dimensione “glocal”, una serie di opportunità come attivare meccanismi di imitazione e rafforzare ulteriormente il “brand-Lucca”. E anche la scelta della Fondazione di acquistare una parte ulteriore per collocarci un’area culturale ed espositiva, a disposizione della città va nella medesima direzione, una direzione aperta a manifestazioni di interesse, oltretutto”.

“Insomma, io fatico a vedere tutto quello che di nefasto si racconta da un paio di mesi su questa operazione. Come se avessimo a che fare con un manipolo di speculatori e palazzinari intenzionati a mettere ‘le mani sulla città’, come si è letto. La Fondazione e i suoi organi? Bah. Coima? Magari mi sbaglio, ma non mi pare – va avanti Fulvetti -. Il successo e la tenuta di un’impresa di questo dipende dalla trasparenza e dalla qualità dei processi di rigenerazione che gestisce. Dalle professionalità che coinvolge. Non penso di essere l’unico lucchese che avrà dato un’occhiata al loro sito per vedere gli altri progetti, che ha avuto occasione di passeggiare a Milano nella zona di Porta Nuova o di attraversare la Biblioteca degli Alberi. E il fatto che sulla Manifattura ci sarà un concorso internazionale di architettura è una ulteriore garanzia di qualità”.

“E allora? E allora, coraggio e avanti. Qua siamo di fronte ad una operazione che può garantire occupazione e sviluppo, soprattutto per le generazioni più giovani – conclude Fulvetti -. Mi chiedo se, in certe discussioni un po’ provinciali ed ideologiche, di chi fa sempre battaglie contro, pensiamo mai a questo dato. Al costo dei “no”, al costo del tempo e delle occasioni perse. Perché dietro questo costo ci sono le vite delle persone”.