Libera, testimone della strage di Pizzolungo incontra on line gli studenti della Chelini

Appuntamento in vista della Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie
Sabato (6 marzo) Margherita Asta, testimone della strage di Pizzolungo nella quale, il 2 aprile 1985, rimasero uccisi sua madre, Barbara Rizzo Asta di 33 anni, e i due fratellini gemelli di appena sei anni, Salvatore e Giuseppe – incontrerà on line le classi terze della scuola media Chelini di San Vito.
L’incontro, che guarda al 21 marzo, Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, s’inserisce nel percorso per la promozione della cultura della legalità democratica che da vari anni la scuola porta avanti in collaborazione con il presidio lucchese, grazie alla sensibilità del dirigente, Giovanni Testa, e al lavoro degli insegnanti coinvolti, a partire dalla professoressa Michela Cella, referente del progetto.
Margherita Asta torna ad incontrare le classi della Chelini, pur a distanza, dopo che già nell’aprile di quattro anni fa, venuta Lucca, coinvolse profondamente quelle di allora col racconto della sua dolorosa storia personale, che si è intrecciata per caso con quella del giudice Carlo Palermo, rimasto soltanto ferito nell’attentato a lui diretto. Attentato sul quale finalmente, nello scorso novembre, la sentenza di condanna del boss mafioso Vincenzo Galatolo ha fatto un po’ di luce, anche se la strage di Pizzolungo resta una delle più oscure nella storia criminale di Cosa Nostra e uno dei tanti snodi della storia del nostro paese in cui ritornano gli insondabili legami tra mafie e “soggetti esterni”.
“Siamo sicuri – dice il presidio di Lucca di Libera – che l’incontro, anche se online, per la forza con la quale Margherita, oggi colonna portante di Libera, non si è mai stancata di chiedere la verità giudiziaria, “non solo come figlia e sorella, ma come cittadina italiana”, senz’altro farà comprendere che ricordare le vittime innocenti delle mafie il 21 marzo, è “fare memoria viva”, non una data sul calendario: conoscere i loro nomi e le loro storie deve essere spinta per trarne l’impegno e la speranza per un profondo cambiamento culturale e sociale, presupposto indispensabile del contrasto alle mafie”.