Fondazione Banca del Monte di Lucca, redditività ok in vista del cambio della guardia alla presidenza

Rapporto fra proventi e patrimonio medio al terzo posto fra le realtà toscane dopo Pistoia e Firenze. Il nuovo numero uno: “Grande responsabilità e senso di servizio”
La Fondazione Banca del Monte non cambia rotta. E in piena continuità designa in anticipo il presidente che prenderà il posto di Oriano Landucci, giunto a scadenza di mandato. Un’operazione di ‘accompagnamento’ fortemente voluta dal numero uno uscente, che garantisce una transizione morbida e senza scossoni. Il nuovo designato, d’altronde, è il vicepresidente dell’attuale consiglio di amministrazione, organo che verrà anch’esso rinnovato con l’approvazione del bilancio, nella data in cui diventerà effettivo il ruolo del nuovo presidente, il viareggino Andrea Palestini.
È stato proprio Oriano Landucci, nella storica sede di piazza San Martino, a voler tracciare una sorta di bilancio della sua esperienza alla guida dell’ente, condizionata dalla crisi economica e dalla recente pandemia.
“Questa situazione – ha spiegato Landucci – ha avuto un forte effetto dal punto di vista economico e sociale e non ha potuto che avere ripercussioni anche sulle fondazioni bancarie che campano di rendita, in particolare di rendita finanziaria. La nostra missione è quella di gestire il patrimonio, preservarlo e farlo rendere. In quest’ottica e guardando al futuro ho sentito la necessità che venisse nominato il nuovo presidente almeno due mesi prima della scadenza del mandato (l’approvazione del bilancio è prevista per la seconda metà di aprile, ndr) per avere un certo tempo di rodaggio per evitare momenti di incertezza nella transizione”.
Il nuovo numero uno, come anticipato ieri, è Andrea Palestini, commercialista di 61 anni viareggino, ex sindaco della Perla del Tirreno ed ex presidente del consiglio provinciale, reduce da un intero mandato da vicepresidente del consiglio di amministrazione. A lui il compito di guidare la Fondazione Banca del Monte di Lucca fino alla primavera del 2025.

“Per me – dice Landucci – sono stati quattro anni e mezzo impegnativi, in particolare l’ultimo anno a causa della pandemia in corso. Nonostante tutto sono state molte le soddisfazioni nel guidare una fondazione bancaria, anche se medio piccola nelle dimensioni e non certo nella sua storia. I nostri settori rilevanti rimangono e rimarranno la cultura, il sociale, la formazione e lo sviluppo del territorio in un territorio dove insistono due fondazioni bancarie. Una fondazione grossa, e senza la quale non si farebbero grandi interventi come la riqualificazione delle Mura e la sistemazione delle scuole e una più piccola, come la nostra. E dico che meno male che esiste perché ha il ruolo di essere estremamente vicina a quelle che sono le associazioni di volontariato”.
Alle erogazioni, però, la Fondazione affianca i progetti di propria iniziativa: “Fra questi – ricorda Landucci – ci sono il palazzo delle esposizioni, dove si alternano firme importanti ed artisti emergenti; l’auditorium, strumento importante per i convegni che facciamo, come ad esempio gli Incontri con le eccellenze. Appuntamenti che hanno avuto un successo di pubblico, grazie all’alternarsi di persone di livello anche mondiale esperte in diversi campi. Non ultimo ritengo importante il rapporto con le fondazioni europee, per aprirsi al mondo e per far conoscere la città e che ci ha portato ad assumerci il forte impegno nell’abbattere le barriere architettoniche, questione ancora più importante visto che siamo in una città monumentale come Lucca”.
Landucci chiude il mandato con buoni risultati dal punto di vista della redditività del patrimonio. Dal 2006 al 2019 l’indice di redditività medio della Fondazione Banca del Monte di Lucca è stato del 6 per cento, superiore alla media dell’intero sistema delle fondazioni (4.9 per cento), a quello delle fondazioni del Centro Italia (4,5) e delle fondazioni medio piccole (4,2). Anche quanto agli ultimi tre esercizi (dal 2017 al 2019) la performance media di redditività è stata del 5,3 per cento, superiore al 4,8 registrato dall’intero sistema, al 4,3 delle fondazioni del centro Italia e al 3,3 delle fondazioni medio piccole.

“Il nostro patrimonio – dice non senza una punta di orgoglio Oriano Landucci – lo facciamo rendere. Fra le undici fondazioni bancarie della Toscana nell’ultimo triennio, secondo la propria capacità di fare reddito la Fondazione Banca del Monte di Lucca ha realizzato l’ottima performance totale (proventi su patrimonio medio) del 15,6 per cento, al terzo posto dopo Fondazione Cassa di Risparmio Pistoia e Pescia e Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze e davanti a Pisa e Prato. E anche la nostra capacità erogativa è superiore alla media del sistema. Dal 2006 al 2019, infatti il rapporto fra erogazioni deliberate e patrimonio medio è stato del 3,4 per cento, percentuale ben superiore al 2,6 del sistema delle fondazioni, al 2,5 della media delle fondazioni del centro Italia e al 2,1 delle fondazioni medio piccole. Nel solo 2019 la nostra fondazione la Fondazione Banca del Monte di Lucca è al secondo posto dopo Pistoia e Pescia”.
In attesa di capire come è andato il 2020 il presidente Landucci spera che dopo la pandemia arrivi “una specie di nuovo piano Marshall per il rilancio dell’economia”. “Per i risultati fin qui ottenuti – spiega – ringrazio non solo consiglio d’indirizzo e consiglio d’amministrazione, ma anche gli organismi che lavorano molto e che non sono molto conosciuti come il comitato investimenti, per l’importante contributo consultivo alla Fondazione”.
Quanto al 2020 non ci sono ancora certezze: “Sono in ansia – dice Landucci – di sapere il risultato dopo un anno che è passato in un contesto inimmaginabile. Non so come ne uscirà fuori il mondo delle fondazioni e per questo attendiamo i dati statistici dell’Acri e solo in quel momento capiremo come abbiamo governato il 2020. Ma il bilancio 2020, nonostante tutto, dovrebbe chiudere in un sostanziale pareggio, che in effetti significa un segno più. Una situazione che, viste le premesse, è da applausi, non a noi, ma a coloro che lo hanno reso possibile”.
“Sono contento – è il suo passaggio di consegne – che Palestini prenda il mio posto. Sono contento perché è più giovane, perché è preparato e anche perché è viareggino. Di solito siamo portati a pensare che tutto sia dovuto al capoluogo: invece Viareggio è parte di noi e noi siamo parte di Viareggio”.
Andrea Palestini esprime “soddisfazione, gratitudine e contentezza” per il nuovo incarico, per cui ringrazia il presidente uscente il consiglio di indirizzo. “Quella di vicepresidente del consiglio di amministrazione – spiega Palestini – è stata una esperienza difficile e impegnativa, di cui sono molto soddisfatto. Abbiamo lavorato in profonda armonia e ci tenevo a continuare in questa esperienza anche se non immaginavo di andare a ricoprire il ruolo di vertice. Provo un forte senso di emozione perché sono consapevole del fatto che sia un ruolo di responsabilità e dell’importanza del servizio che svolgiamo”.
“Questa sfida – dice Palestini – mette insieme le mie due esperienze: quella del lavoro privato con quelle di amministrazione pubblica. La fondazione ne rappresenta una sintesi perfetta e ho avuto modo in questi anni di capire come questa realtà sia percepita con una importanza che non ho sentito neanche come sindaco. Il mio essere viareggino? Lucca con questa scelta ha conquistato me: l’impegno lo svolgerò qui e mi sento in questo senso un privilegiato. Sono 15 anni che divido la mia settimana fra Lucca e Viareggio e sono felice di poter conoscere ancora di più e di vivere ancora di più la città, nell’ottica di un miglioramento e di una crescita della società civile e del territorio”.
Un cenno anche alle condizioni del futuro. A partire dalla possibilità di usufruire di uno sconto fiscale da destinare alle nuove erogazioni. Landucci e Palestini non condividono, sul tema, lo stesso entusiasmo espresso qualche settimana fa dal presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca: “Per detassare – spiega Palestini – allo stesso tempo bisogna avere un avanzo e poi capire precisamente i meccanismi di applicazione di questa detassazione”. “Intanto negli ultimi cinque anni – ricorda Landucci – il peso fiscale è grosso modo quintuplicato, nonostante i risultati siano peggiori rispetto al passato. La nostra erogazione più forte, in sostanza, è verso lo stato”
Timore che si vogliano mettere la mani nelle tasche delle fondazioni di origine bancaria? “Non c’è questa sensazione al momento”, dice Palestini. Ma il presidente Landucci ricorda il ruolo delle fondazioni nella salvaguardia del sistema bancario: “La crisi delle banche – spiega – in questi anni è stata supportata in larga parte dalle fondazioni di origine bancaria. L’aiuto dallo Stato al sistema bancario, infatti, è stato insignificante in Italia rispetto ad altri paesi come Germania, Francia e Inghilterra ad esempio. Questo significa anche che il sistema bancario italiano prima della crisi era forse il più forte d’Europa. In più lo stesso ha retto grazie all’esistenza delle fondazioni di origine bancaria che hanno risposto alle necessità degli istituti conferitari”.
Un ultimo cenno al rapporto con il gruppo Carige, di cui la banca conferitaria, la Banca del Monte di Lucca, fa parte: “Siamo un po’ in attesa – spiega Landucci – In questi anni il fondo interbancario ha dimostrato la volontà e la capacità di sorreggere questo gruppo, ora si aspettano gli effetti della tanto ambita business combination. Un processo di cui siamo spettatori ma che comunque ci interessa perché la banca lucchese per me è un valore”.