Due alberi del giardino dei giusti intitolati a due donne impegnate per i diritti umani




L’iniziativa dell’amministrazione comunale
Lucca celebra la giornata dei giusti dell’umanità. E lo fa intitolando a due donne impegnate per i diritti umani due nuovi alberi nel giardino diffuso dei Giusti, che lo scorso 27 gennaio è stato inaugurato dall’amministrazione comunale, in occasione della Giornata della memoria. A farlo sono stati il sindaco, Alessandro Tambellini e la consigliera comunale, Maria Teresa Leone.
Così, da oggi, il faggio monumentale presente nella cannoniera del Baluardo San Colombano, porta il nome di Jacqueline Mukansonera, mentre il grande cedro della rotatoria di Porta Elisa è stato intitolato a Dora Pieruccini. Due donne che, nel loro piccolo, e con gesti di estrema umanità, hanno fatto la storia: la prima, donna ruandese di etnia hutu, si è resa protagonista del salvataggio di un’altra donna ruandese, ma di etnia tutsi, nel pieno del genocidio del 1994. La seconda, invece, lucchese, classe 1914, visse ed operò in Brancoleria, e qui garantì il suo aiuto e la sua protezione ai prigionieri di guerra.
Jacqueline Mukansonera, nata nel 1963, è una donna ruandese di etnia hutu, che fu curata da Yolande Mukagasana nel suo ambulatorio a Kigali, nel quartiere di Nyamirambo. Yolande fin dai primi giorni del genocidio in Ruanda era tra le persone più ricercate dagli estremisti hutu. Jacqueline nascose Yolande nella sua cucina, sotto un doppio lavello di cemento, dove rimase per undici giorni. Le due donne non potevano neppure parlare, per timore di essere scoperte. Per metterla al sicuro Jacqueline corruppe un poliziotto e le procurò un documento d’identità falso, su cui era indicata l’etnia hutu. Oggi Jacqueline vive in Ruanda, dove continua la sua battaglia per i diritti umani e dove ha fondato l’associazione “Jya Mubandi Mwana”, che si occupa di bambini con gravi disabilità. Nel 1998 Jacqueline Mukansonera e Yolande Mukagasana hanno ricevuto, a Bolzano, il premio “Alexander Langer”: pur conoscendosi appena, le due donne hanno fatto scattare il meccanismo della solidarietà tra esseri umani. Jacqueline si è assunta il compito di salvare Yolande da una morte sicura, a rischio della propria vita dimostrando che anche nelle situazioni più brutali ed estreme esistono spazi per la responsabilità e le iniziative individuali.
Dora Pieruccini, nata a Deccio di Brancoli, nel 1914 (morta a Lucca nel 2001), dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, si prodigò nell’assistere e dare rifugio ai soldati britannici che, fuggiti dai campi di prigionia, tentavano di ricongiungersi all’esercito alleato che avanzava. Una forma di solidarietà che comportava pesanti conseguenze come minacciavano i bandi fascisti e tedeschi; rischi che la ventinovenne Dora affrontò con coraggio e determinazione con l’aiuto dei familiari. I fuggitivi venivano accolti, rifocillati, curati e nascosti. Questa attività clandestina procurò a Dora arresti e interrogatori da parte delle autorità della Repubblica sociale italiana. Nonostante questo la giovane proseguì la sua opera di aiuto procurando la salvezza delle vite a numerosi ex prigionieri alleati tanto da diventare “la madre dei prigionieri di guerra”. Per questa sua opera Dora Pieruccini fu riconosciuta meritevole della medaglia di Giorgio VI. Nel 2016, a Palazzo Orsetti, alla presenza del Sindaco, Alessandro Tambellini, una riproduzione della medaglia è stata consegnata dal Commendator Brian Lett ai familiari di Dora come segno di gratitudine da parte della Gordon Lett Foundation e del Monte San Martino Trust.
Le due intitolazioni di oggi si aggiungono a quelle già fatte il 27 gennaio scorso, con cui l’amministrazione Tambellini e, in particolare, l’assessora alla continuità della memoria storica, Ilaria Vietina, ha dato vita al Giardino dei giusti della città di Lucca, intitolando il grande platano di Porta San Donato a fratel Arturo Paoli e il cedro di Porta Elisa a don Aldo Mei.