Il sogno di Veronica spicca il volo, ora è pilota di linea: “Sono un’anima ribelle”



Una vita vissuta a Lucca fino alla maturità, poi è iniziata l’avventura all’estero: “Spero che lavori come il mio possano diventare la normalità”
Da piccola guardava gli aerei volare. Adesso sarà lei stessa a pilotarli: è lucchese, è donna e un mese fa ha ottenuto il brevetto di pilota di linea a Maiorca, dove attualmente vive. Ma il suo sogno è tornare in Italia lavorando per una grande compagnia. Il suo nome è Veronica Salati.
Seconda di tre fratelli, Veronica nasce a Pietrasanta quarant’anni fa. È una bambina dalle tante passioni, fra cui il cinema e il teatro ma soprattutto, viaggiare. “Ricordo ancora quando da piccola andavo a Pisa con mio papà a vedere gli aerei. Decollavano e atterravano dall’aeroporto Galileo Galilei, era piccolissimo rispetto a oggi. Volare non era così comune al tempo. Poi c’è stato il mio primo volo da ragazzina, da Milano a Los Angeles. Andavo a trovare un’amica che lavorava in California. Non eravamo ancora abituati a viaggiare in l’aereo, mi è sembrato di andare sulla luna. Ma non ho avuto paura, anzi, ero a mio agio: volare per me è stato fin da subito come essere nel mio ambiente naturale – spiega – un po’ come trovare l’altra metà di sé stessi. Oggi vivo a Maiorca dove ho preso il brevetto da pilota di linea, e non potrei pensare a fare altro: viaggiare è diventato uno stile di vita”.
Una vita passata a Lucca solo fino alla maturità. Quando, dopo il diploma al liceo artistico e varie esperienze lavorative alle spalle, Veronica decide di partire. Destinazione: l’estero. “Sono la figlia di mezzo, l’anima ribelle della famiglia, quella che aveva bisogno di uscire dall’Italia e fare le sue esperienze. I miei mi hanno sempre capito, supportato e sostenuto in ogni mia scelta. Sono stati sempre dalla mia parte, anche a livello economico: ma io ho voluto fare con le mie forze. Per questo ho lavorato per pagarmi il percorso di studi da pilota di linea”.
Studi iniziati già all’età di 25 anni come assistente di volo, il primo traguardo che ispira le sue ambizioni future: “Mi ha permesso di viaggiare molto e imparare le lingue. E soprattutto, mi ha fatto conoscere il mondo duro dell’aviazione. Lavorare a turni, svegliarsi di notte, essere disposto a spostarsi, cambiare paese, città, casa, amici. In una parola: ricominciare. La vita da assistente di volo e quella da pilota sono parallele – spiega la ragazza – l’una getta le basi per l’altra. Le qualità acquisite da assistente sono state una marcia in più per diventare pilota e un vero e proprio bagaglio di competenze che mi ha aiutato fra mille difficoltà”.
“Soprattutto perché, durante gli studi per il brevetto, ho continuato lavorare – spiega Veronica – e non è stato facile. In alcuni momenti ho pensato di non farcela. Per diventare pilota serve molta pazienza e perseveranza: gli esami sono tanti, duri, tanti i brevetti da prendere e continuando a fare l’assistente è stato ancora più difficile. Inoltre si tratta di un investimento economico notevole per un futuro incerto: il mondo dell’aviazione vive di periodi altalenanti, come quello odierno. La pandemia ha bloccato tutto, anche se la voglia di viaggiare c’è e sicuramente il nostro settore decollerà non appena possibile. Comunque sia per entrarvi – continua – serve tanto coraggio, tenacia, e voglia di mettersi in gioco. Ma soprattutto, passione. Ancor più se si è donna”.
Una condizione discriminante anche nel mondo dell’aviazione. Tuttavia, qualcosa sta cambiando: “E’ un ambiente maschile che vive ancora di pregiudizi. Non tanto da parte di colleghi, quanto dei passeggeri: l’ho visto come assistente di volo, affiancando piloti donne. Si respirava tanta preoccupazione in sala. Ma la verità è che il sesso non conta perché non serve forza fisica per pilotare un aereo e le basi e gli studi sono uguali, che tu sia uomo o donna. E noto con piacere che ultimamente – osserva Veronica – le donne che scelgono di seguire il mio stesso percorso stanno aumentando. Ragazze sempre più giovani si iscrivono al corso di pilote. Ovviamente ce n’è ancora di strada da fare perché la donna sia considerata al pari dell’uomo in questo mondo, e perché nell’immaginario comune il pilota non sia per definizione di sesso maschile”.
“Cosa direi alle ragazze che vogliono intraprendere questa strada? – conclude – Semplicissimo, se hai la passione vai a una scuola di volo e prova a volare. E se ti piace, fallo: si può iniziare anche con il brevetto da pilota privato per aerei piccoli. L’importante è provare. Soprattutto se si è donna: le ragazze devono avere più coraggio, sfidare i pregiudizi e buttarsi. Vorrei che nel mondo dell’aviazione ci fossero più ragazze. Vorrei che la donna pilota diventi la normalità: e siamo sulla buona strada”.