Fosso Benassai, Italia nostra e Legambiente: “Bene il provvedimento della Soprintendenza”

Le associazioni ambientaliste: “Ci sono fattori storici, culturali, archeologici e di sicurezza idraulica che concordano a favore della scoperchiatura”
“Il provvedimento della soprintendenza è lungimirante, moderno e in linea con i recenti indirizzi normativi”. Così Italia Nostra e Legambiente di Lucca commentano la prescrizione di tenere scoperti 15 metri del fosso Penitese Benassai.
“Ci sono fattori storici, culturali, archeologici e di sicurezza idraulica che concordano a favore della scoperchiatura del fosso, mentre gli argomenti a sfavore, seppur comprensibili, sono frutto per lo più di pregiudizi, contingenti e privi di fondamento scientifico – proseguono le associazioni ambientaliste -. La preoccupazione per i topi, cui viene dato tanto risalto, è del tutto infondata. Si consultino gli etologi o gli esperti di derattizzazione: i topi nel fosso Penitese ci sono in egual misura se il fosso è aperto o chiuso, solo che col fosso coperto si vedono di meno. I lavori in corso sul viale San Concordio li hanno stanati e vanno in cerca di altri rifugi esterni al letto del fosso. In questo modo è possibile vederli e con interventi di derattizzazione si possono tranquillamene tenere sotto controllo. Quindi col fosso aperto, contrariamente a quello che è stato detto, i topi saranno di meno”.
“Per quanto concerne la sicurezza idraulica, l’amministrazione si avvalga della consulenza della autorità di bacino e dei consorzi idraulici, prenda atto della normativa che, alla luce anche dei cambiamenti climatici, vieta di coprire i fossi e incentiva la riapertura dei fossi tombati negli anni ’70 – prosegue la nota -. I vantaggi del fosso scoperto sono molti, perché è unanimemente riconosciuto che la presenza dell’acqua conferisce ai luoghi un grande valore aggiunto, in qualità e bellezza, oltre a raffrescare la temperatura. A maggior ragione nel caso del viale San Concordio, ove il fosso, realizzato alla metà del ‘500 per portare il materiale di costruzione delle Mura di Lucca, presenta strutture murarie storiche in pietra e archi e voltine in mattoni, oltre a mostrare acque abbondanti e limpide, che derivano dal condotto pubblico. Quel tratto del viale, così vicino alla chiesa e al centro del quartiere, sicuramene ne sarebbe molto riqualificato e, se ben fatto, con materiali originali o in stile, verrebbe a costituire una nuova attrattiva a vantaggio del commercio e del turismo, mentre anche i valori delle abitazioni potrebbero salire, come è accaduto in altre città”.

“Infine, sarebbe opportuno sottolineare che stiamo parlando di un bene culturale e l’unico ente in grado di valutarlo è la soprintendenza, e che il comune è un ente sottoordinato che ha l’obbligo di eseguire quanto gli viene prescritto – conclude la nota -. I lavori in corso oggi sui tratti del fosso ove la soprintendenza non ha dettato prescrizioni, che stanno stravolgendo in maniera irreversibile questa antica struttura, con la posa sul fondo di un massetto in cemento armato, base di appoggio dei grandi scatolari che fasceranno il canale, confermano che la soprintendenza, a prescrivere che rimanga scoperto almeno un piccolo tratto di 15 metri, in grado di testimoniare quello che sta scomparendo per sempre, abbia agito correttamente e abbia svolto bene il suo insostituibile e prezioso ruolo”.