Lucca, 800mila euro per l’emergenza casa. Giglioli: “Nessuno sarà lasciato indietro”

L’assessore al sociale fa il punto su progetti e sperimentazioni avviati dal Comune
Impegno, sostegno e collaborazione: queste le parole d’ordine che hanno guidato, e guidano tutt’ora, l’azione delle politiche sociali del Comune di Lucca che solo nel 2020 ha investito, tramite fondi propri, europei e regionali, oltre 800mila euro.
A presentare i dati e i progetti messi in piedi dall’amministrazione nell’ultimo anno è l’assessora Valeria Giglioli, con delega alle politiche sociali, alla casa e agli interventi sulle vecchie e nuove povertà: “Gli sforzi profusi in questo ultimo anno e mezzo, l’anno del Covid, della pandemia e delle nuove emergenze, sono stati enormi. Sforzi che hanno coinvolto per primo il personale dell’ufficio che è stato capace di rispondere con rapidità e sensibilità ad una situazione di reale e preoccupante emergenza. Nessuno deve essere lasciato indietro, ogni cittadino in difficoltà deve poter accedere ai servizi messi a disposizione dall’amministrazione comunale con semplicità, discrezione e umanità. L’emergenza Covid non solo ha complicato enormemente ogni attività, ma ha generato nuove situazioni di disagio alle quali ci siamo impegnati a rispondere con tempestività. Per questo voglio ringraziare gli uffici che hanno capito l’urgenza di intervenire prima ancora che certe necessità potessero trasformarsi in situazioni di disagio irreversibile”.
L’emergenza abitativa. Negli ultimi anni l’amministrazione comunale ha confermato una politica di sostegno attivo alle persone in condizioni di disagio socio-economico con l’obiettivo di sviluppare una rete condivisa con gli altri enti che operano sul territorio di servizi e opportunità. Nello specifico, in collaborazione con Fondazione Casa Lucca, sono state avviate tre sperimentazioni di housing first e housing led, a San Concordio e nel centro storico: il primo approccio interpreta la casa come diritto umano di base e prevede la presa in carico della persona e il suo accompagnamento verso un percorso di reale integrazione; il secondo, invece, fa riferimento a servizi di più bassa intensità e di durata contenuta, destinati a situazioni non croniche. In particolare, i tre partecipanti, precedentemente senza dimora, hanno accettato di contribuire alle spese di affitto e di accogliere nel proprio domicilio una visita settimanale del team di professionisti che ne valutano la gestione dell’abitazione e le condizioni psico-fisico-emotive.
Le coabitazioni e le sperimentazioni del ‘prima la casa’. Numerose e già avviate da tempo anche le forme di coabitazione, supportate e condivise con gli enti del terzo settore, l’Asl Toscana Nord-Ovest e l’Erp di Lucca: si tratta di nuovi modelli di abitazione finalizzati alla riconquista dell’autonomia personale e alle re-inclusione sociale dei soggetti coinvolti. Sul territorio sono presenti 8 alloggi destinati a questo progetto che accolgono 23 persone, di cui 20 uomini e 3 donne: due a Santa Maria del Giudice, due in località Il Manichino, uno in località Mulerna e tre alloggi di edilizia popolare.
Marginalità e inclusione sociale. Capillare anche la rete di strutture gestite in collaborazione con il terzo settore che opera per favorire l’inclusione sociale: la casa accoglienza Alma Domus che opera a favore di donne immigrate con bambini a San Vito, il centro accoglienza Immigrati in via Brunero Paoli, gestito dall’associazione gruppo volontari accoglienza immigrati (Gvai), il dormitorio pubblico gestito dalla Croce Verde Pa di Lucca, gli interventi a favore della scolarizzazione e integrazione di minori sinti e rom residenti nel Comune di Lucca condotti dalla Caritas Diocesana di Lucca, la mensa a favore di persone indigenti e il dormitorio maschile in via Brunero Paoli, entrambi gestiti dall’associazione Casa della Carità– Diocesi di Lucca. E ancora: Casa Betania, la struttura di accoglienza per donne sole e/o con bambini gestita dalla Caritas Diocesana di Lucca, la
Casa S. Francesco, a sostegno delle attività e degli interventi in favore di detenuti, ex detenuti e dimittendi da parte del gruppo volontari carcere (Gvc), il progetto “aTe” rivolto a donne sole o con figli minori a carico in situazione di momentaneo disagio sociale gestito dal Ceis Giovani e comunità, centro Siris per l’accoglienza di neo-maggiorenni in uscita dalle strutture e non ancora pronti alla piena autonomia. E infine l’appartamento Legami sociali per l’accoglienza di migranti vulnerabili in uscita dal sistema di accoglienza dei Cas e che necessitano di uno spazio protetto nel quale provare a sviluppare dei percorsi di inserimento nella realtà territoriale, gestito dal Ceis, e lo spazio servizi diurni in via Brunero Paoli gestito da Caritas con il supporto dell’associazione Casa della Carità che ha consentito a partire da marzo 2020 di mettere a disposizione dei servizi come docce, lavanderia e orientamento per persone senza dimora.