Il nuovo piano urbanistico è pronto: entro ottobre l’adozione. Mammini: “Un progetto che porta Lucca in una nuova stagione”
Tra le priorità il riuso, lo spazio pubblico e la valorizzazione del verde. Ricordato anche il lavoro dell’agronomo Francesco Lunardini, scomparso prematuramente la scorsa primavera
Un grande progetto di recupero del territorio, che fa ordine nel complesso sistema di norme e chiama le cose col proprio nome. Il nuovo piano operativo del Comune di Lucca è pronto per l’adozione e quella di oggi (16 settembre), per la storia dell’urbanistica lucchese, è una data spartiacque. Questa mattina infatti la delibera è transitata dalla giunta, prima di iniziare il proprio percorso secondo in commissione urbanistica secondo un serrato calendario di appuntamenti. L’approdo in consiglio comunale è previsto entro la fine del mese di ottobre.
“Questo piano va oltre l’idea di città, è già disegno e progetto della città. È indagine minuziosa del presente – ha detto l’assessora all’urbanistica, Serena Mammini – che si misura con le reali possibilità di trasformazione di un Comune da 90mila abitanti come Lucca. È un piano onesto, con una disciplina chiara, non equivocabile, per una città più efficiente, più connessa e più verde. L’anima è la persona, con tutte le esigenze che diverse età e condizioni di vita presentano, e una costante rivalutazione dello spazio pubblico. Il nuovo piano urbanistico di Lucca è un atto di relazione e quindi politico: è generato dall’emozione, dalla spinta di riconessione, e interessa la vita di tutti”.
Il piano operativo, per la prima volta completamente su piattaforma informatica, è un’opera vasta di conoscenza del territorio e di progettualità che si compone di 101 titoli per 530 elaborati che ne costituiscono il quadro conoscitivo, quello propositivo, quello geologico e il quadro valutativo. Ben 85 fogli in scala 1:2000 e 21 in scala 1:1000 esprimono nel dettaglio le previsioni su tutto il territorio del comune. Un disegno che stabilisce, per le diverse zone, dove si può ristrutturare, trasformare, conservare e costruire, in che quantità e per quale uso.
A presentare l’iter e a fare il punto sul nuovo strumento nella sala degli specchi di palazzo Orsetti l’assessore all’urbanistica Serena Mammini. Con lei il sindaco, Alessandro Tambellini, e l’ufficio di piano composto dalla responsabile del procedimento e dirigente ingegner Antonella Giannini, progettista insieme all’architetto Monica Del Sarto; dall’architetto Carla Villa, dal geologo Alessandro Paoli, da Silvia Lovi e Cinzia Rovai. Presenti inoltre i coordinatori scientifici del piano, architetti Fabrizio Cinquini e Michela Biagi di Terre.it e la garante dell’informazione e partecipazione Nicoletta Papanicolau.
Un ricordo particolare è stato rivolto al consulente agronomo Francesco Lunardini, prematuramente scomparso la scorsa primavera. “Il suo lavoro – ha detto Mammini – è parte importante del piano. Non è stato lasciato a metà, anche se purtroppo Lunardini non è riuscito a firmarlo. La sua assenza si sente”.
Hanno collaborato alla redazione del piano anche l’architetto Gilberto Bedini per le indagini sulle ville, l’ingegner Antonio Pratelli per gli approfondimenti sulle previsioni della mobilità, l’ingegner Paolo Barsotti che si è occupato delle questioni idrauliche e il geologo Paolo Sani delle questioni geologiche e il dottor Leris Fantini per il piano dell’eliminazione delle barriere architettoniche e lo studio legale Giuseppe Morbidelli. Inoltre l’architetto Andrea Giraldi per la redazione della valutazione ambientale strategica (Vas), e l’azianda Ldp per l’infrastruttura informatica, Chiara Pignaris di Cantieri Animati per la partecipazione. Un ringraziamento anche ai giovani architetti che hanno battuto il territorio per la schedatura e la catalogazione del patrimonio edilizio esistente: Giulio Galletti, Giovanna Montoro, Marco Natali, Antonio Pacino, Sara Piancastelli, Alessio Tanganelli, Martina Ranieri. Per il paziente lavoro di elaborazione cartografica: Riccardo Masoni, Kalin Gemignani, Nicola Bianchi, Francesco Rinaldi, Alessandro Petroni e Francesca Furter.
“L’incontrollato eccesso di edificazione, con la spasmodica corsa all’accaparrarsi le volumetrie che ha caratterizzato i piani del recente passato – ha detto l’assessore Serena Mammini – si è finalmente interrotto grazie a un nuovo paradigma, a un coraggioso cambio di visione. Da un regolamento per costruire, troppo spesso con scarsa qualità, che ha saturato ogni spazio in particolare nei quartieri più popolosi, lasciando in eredità brani di città disconnessi, si è passati a un piano urbanistico che fa ordine. Un piano che, dove possibile, attraverso un lavoro sartoriale, ha riletto e ridisegnato spazi per favorire la socialità, la relazione, lo svolgimento della vita delle persone, con le loro diverse necessità, dal tempo libero, al lavoro, alla cura, allo studio. Il gruppo di lavoro si è trovato ad affrontare la fase progettuale del piano operativo durante la pandemia: una redazione complicata che inevitabilmente ha subito un qualche ritardo rispetto alla tabella di marcia”.
Ha commentato il sindaco, Alessandro Tambellini: “Tre sono i punti che mi preme sottolineare di questo piano, per il quale ringrazio tutta la squadra di lavoro. Primo, che faccia ordine; secondo, che possa basarsi sul massimo delle conoscenze prodotte, ad oggi, in lettura del territorio comunale, e che quindi abbia solide basi scientifiche; terzo, infine, che sia consultabile senza il bisogno di ricorrere a giuristi o avvocati. Questo è un piano chiaro, senza ambiguità che permettano di aggirare le norme”.
Alla domanda su cosa significhi, per un’amministrazione all’ultimo anno di mandato, adottare un piano urbanistico che mostrerà i suoi esiti nel futuro prossimo, l’assessora Mammini ha risposto: “Abbiamo condotto un lavoro laico sulle necessità di Lucca. Ci sono priorità da tutti condivise come, per esempio, il bisogno di colmare un certo ritardo infrastrutturale. Lasciamo in dote una bella eredità, un quadro pulito che consentirà interventi e investimenti, in estrema concretezza: un progetto che risponde alle necessità dei cittadini, pronto per essere calato nell’uso quotidiano. Una campagna elettorale che non voglia raccontare favole ma rimanere su un piano di realtà dovrà tenerne conto e la prossima consiliatura potrà iniziare a dare forma alla città pianificata dall’amministrazione Tambellini”.
“Sono stati due anni faticosi – ha detto la dirigente Antonella Giannini – e ringrazio tutta la squadra per la dedizione con la quale si è dedicata a questo lavoro ‘muscolare’, fatto di maratone che spesso sono sconfinate nelle ore notturne. E non dimentichiamo le difficoltà che il Covid e il conseguente telelavoro hanno creato per la redazione del piano. Il valore di questo lavoro non è solo tecnico: gli studi compiuti sul centro storico e confluiti nel quadro conoscitivo sono interessanti e belli, sono patrimonio culturale per tutta la città. Tengo inoltre a sottolineare che l’infrastruttura informatica consentirà, con un clic, di ricevere tutte le informazioni urbanistiche per la zona di interesse selezionata. Si tratta di una vera rivoluzione che faciliterà gli uffici, i professionisti e i cittadini”.
Tema che sta a cuore anche all’architetto Fabrizio Cinquini di Terre.it: “Le pratiche edilizie – ha detto – saranno istruite con più velocità. Non ci sarà più nulla di cartaceo. L’altra rivoluzione che il piano operativo di Lucca porta con sé è il grado di dettaglio cartografico. Il vecchio regolamento urbanistico presentava una scala 1:5000, mentre ora il territorio è rappresentato su carte 1:2000 o addirittura 1:1000. Una base, questa, che ha consentito un lavoro sartoriale e preciso”.
Ha aggiunto l’assessora Serena Mammini: “Il piano, che è anche un grande atto di cultura, produrrà i suoi effetti nel tempo, ma da subito potrà essere consultato con facilità grazie a una piattaforma informatica aggiornabile di ultima generazione, ci saranno dispositivi di controllo e monitoraggio e tutto sarà gestito all’interno degli uffici comunali. È quindi per me un onore aver potuto servire la città per far sì che finalmente Lucca si dotasse di nuovi strumenti urbanistici degni della sua storia, per rimettere sul pulito una disciplina, fondamentale per il governo del territorio, che purtroppo gran poco era riuscita a disciplinare. Ringrazio il gruppo di lavoro che, nonostante le tante difficoltà incontrate in questi anni, non ha perso la determinazione e la passione per elaborare insieme a me e all’amministrazione, un progetto che traguardi Lucca verso una nuova e più ambiziosa stagione”.
L’iter
La commissione urbanistica inizierà, con vincolo di riservatezza, ad analizzare gli elaborati del piano. Non saranno pertanto, in via eccezionale, sedute pubbliche: questo a garanzia della più totale correttezza dell’iter. In seguito all’adozione del piano da parte del consiglio comunale, gli atti saranno trasmessi ai soggetti pubblici competenti, l’avviso di adozione sarà pubblicato sul Burt (Bollettino ufficiale della Regione Toscana) e quindi inizierà la fase di presentazione delle osservazioni da parte di tutti i cittadini. Sarà possibile scaricare i moduli per le osservazioni direttamente dal sito del Comune. Tutte le osservazioni saranno esaminate dall’amministrazione comunale, valutate e istruite, decidendo in merito al loro accoglimento e predisponendo un documento con la sintesi e la relativa proposta di controdeduzioni che dovranno essere approvate dal consiglio comunale. In seguito all’accoglimento delle osservazioni saranno predisposte le eventuali modifiche agli elaborati del piano. L’iter prevede inoltre il passaggio dalla Conferenza paesaggistica con la Regione Toscana e il Mibact (Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo) per attestarne la conformità al Pit/Ppr (Piano di indirizzo territoriale con valenza di piano paesaggistico). Dopo l’adozione saranno organizzati incontri con gli ordini professionali per una sorta di “istruzioni per l’uso”.
“Le nostre energie, adesso – ha spiegato l’assessora Mammini – sono tutte rivolte al passaggio dell’adozione. Certo ci piacerebbe poter concludere con l’approvazione prima della fine della consiliatura, ma al momento non è possibile fare previsioni: tutto dipenderà, infatti, dal numero di osservazioni che saranno protocollate e che necessiteranno, dunque, di un motivato lavoro di controdeduzione da parte dell’ufficio di piano e dei consulenti scientifici”.
Il Piano si racconta, in sintesi
Un piano per una città più funzionale
Il Piano operativo, dopo il Piano strutturale, doterà finalmente la città di uno strumento in grado di gestire, in modo chiaro e univoco, gli insediamenti esistenti e di governare i complessi processi di rigenerazione delle tante aree urbane adesso bisognose di un nuovo disegno, di nuove funzioni e quindi di nuova vita. Il piano operativo ricerca un’armonia dello spazio pubblico e crea nuovi equilibri tra servizi e abitazioni. Un lavoro a misura di persona che ha riletto e riscritto il territorio per facilitare la socialità e la risposta ai bisogni di servizi e mobilità.
Un piano operativo in tempo di Covid
Era appena terminata la prima fase del percorso partecipato, quella dei tavoli sul territorio, quando la vita di tutti ha subito un trauma improvviso a causa del Covid-19. È in questa circostanza che il gruppo di lavoro si è trovato ad affrontare la fase progettuale. Da questa situazione di fragilità è emersa un’ulteriore attenzione al valore dello spazio pubblico e dei luoghi all’aperto anche per le attività didattiche e culturali, così come un ripensamento degli spazi privati, per una città che faccia della qualità dell’abitare un obiettivo imprescindibile. Le necessità e le richieste degli abitanti in questo particolare periodo sono state rilevate con un questionario on-line dal titolo Lucca, come va?e valutate ai fini progettuali del piano.
Un piano a quattro dimensioni
Presentiamo un lavoro che produrrà i suoi effetti nel tempo. La pianificazione è traduzione in carte di un’idea di città, basata su solide conoscenze, che permetterà ai progetti di esplodere e divenire programmi concreti e puntuali di ricucitura di ritagli di territorio. Un piano urbanistico non realizza strade o parcheggi, non abbatte brutture né mitiga il traffico, non ricalibra canali o costruisce scuole: un piano però crea i presupposti affinché queste trasformazioni possano attuarsi proprio perché il piano le ha previste e disegnate, rese coerenti e conformi agli strumenti sovraordinati. Il piano operativo offre possibilità di trasformazione e di espressione dell’oggi. Coglierle o meno spetterà a Lucca – ai suoi abitanti, ai suoi imprenditori e ai suoi amministratori.
Un piano flessibile che conosce bene il territorio
A oggi le conoscenze raccolte per il piano operativo sono le più complete e aggiornate. Sul patrimonio edilizio storico è stata condotta una minuta campagna di schedatura, immobile per immobile, corredata di immagini fotografiche. È stato rilevato il sistema delle ville e delle grandi architetture isolate, delle cortie dei centri storici minori e quello imponente della città antica e pianificata. È stata scritta una normativa specifica, ma flessibile, per ogni zona e tipologia di edificio. Nei quartieri, per esempio, sarà consentita una gamma di interventi per il rinnovamento del patrimonio edilizio esistente anche per andare incontro alle politiche nazionali: la villetta degli anni Sessanta non più efficiente non avrà limitazioni da un punto di vista urbanistico e potrà essere reinventata andando incontro alle esigenze e possibilità dei proprietari.
Un piano che “gioca a zona”
Nel piano operativo non ci sono zone generiche ma zone molto definite, ognuna con un proprio colore nelle carte, a scala 1:2000 o 1:1000, che corrisponde a una precisa norma. La cartografia mette tutto a sistema, con consapevolezza del rilievo, casistica per casistica; è ordinata in fogli tutti uguali, è molto puntuale e con un disegno non equivocabile nella dettagliata rappresentazione. Anche la legenda, poiché molto variegato è il territorio da rappresentare, è molto ricca, e con norme univoche. Sono state definite delle zone del piano dove abbiamo sempre un meccanismo di salvaguardia, di controllo, di mitigazione degli effetti di quello che può essere un intervento edilizio. Non c’è più il cosiddetto “lotto saturo” o gli indici, non ci interessa più il pregresso. Tutto dipende dalla zona in cui vogliamo operare. Si tratta di un vero e proprio piano-programma operativo e non più di un regolamento.
Un piano che chiama le cose col proprio nome
Dopo la stagione dell’urbanistica degli individualismi, che ha lasciato segni di disordine e di incompiuto sul territorio, la città sceglie di tornare alla sua essenza di armonia, di deciso equilibrio e di sobrietà. Un piano concreto, che parla chiaro con una realistica visione politica della città, ancorato alle capacità di governo di un Comune da 90mila abitanti, che genera una progettualità che si innesta nel presente, ma che si completerà nel futuro prossimo. Un piano non espansivo in termini di occupazione di nuove aree, ma è un piano espansivo nell’idea della città. Un potenziamento dello spazio pubblico che tramite una visione progettuale tenta di mettere a sistema ciò che è già presente con quello che non c’è, un completamento coordinato del disegno della città laddove manca.
Un piano che ha un cuore
Nella sua zonizzazione il piano operativo disegna gli elementi che diventeranno luogo privilegiato affinché le politiche sociali, culturali e di rilancio della città pubblica trovino, letteralmente, spazio. Laddove possibile è stato previsto un parco adiacente ad ogni scuola. I plessi potranno ampliare le loro superfici, aumentando così il confort e la fruibilità e migliorare gli spazi didattici all’aperto. Avremo anche luoghi e parcheggi sicuri a servizio dei diversi utenti. Questa idea di rinnovo utilizzerà anche i piccoli spazi-frammento, scarti di vecchie speculazioni, recuperandoli come aree a verde: saranno i cosiddetti ‘nuovi parchi di quartiere’, attrattori per altre politiche. Spazi dove troveranno forma, per esempio, le attività dei cittadini e delle associazioni, le politiche per i giovani, per la terza età, l’educazione ambientale: orti urbani, percorsi vita, piste da pattinaggio, campi da bocce, eccetera.
Un piano equipaggiato per il futuro
È difficile dire cosa interesserà la città tra cinque anni e come si riprenderanno le attività. Per questo è stata scritta una disciplina delle funzioni in grado di mantenere un equilibrio organico tra le varie zone senza impoverire o sterilizzare il tessuto della città. Non vogliamo separare i luoghi di lavoro o dello svago da quelli della residenza o da quelli dove ci curiamo. Avremo invece destinazioni aperte nella loro distribuzione escludendo quelle in contrasto tra loro e incentivando o mantenendo quelle necessarie l’una all’altra affinché un luogo possa funzionare, sia attrattivo, confortevole e accogliente. I progetti di rigenerazione Piu, Piano periferie e Pinqua stanno già facendo da apripista per iniziare questo nuovo disegno di rinnovamento dei quartieri.
Un piano che si prende cura
Il benessere ambientale dovrà divenire pensiero condiviso da tutti i cittadini: amministratori, tecnici, maestranze e da chi si ostina a parcheggiare la propria auto sul marciapiede. Il piano dell’accessibilità urbana, che fa parte del piano operativo, ha scandagliato ogni via, ogni piazza del centro storico, con scrupolo le criticità sono state mappate e schedate: un lavoro che dovrà estendersi anche oltre le Mura. Lo strumento elaborato permetterà di programmare sistematicamente gli interventi e di inserirli nel piano delle opere pubbliche. Un lavoro condiviso con il tavolo della disabilità che è stato preceduto da un questionario on-line al fine di individuare meglio le necessità, i bisogni e anche i consigli dei cittadini.
Un piano per far funzionare la città
Il piano ha consapevolezza del ruolo strategico di Lucca nell’ambito regionale e di area vasta e ha generato un progetto che ne risolve annose criticità. Confermate quindi le priorità infrastrutturali individuate dal piano strutturale, dal nuovo ponte sul Serchio al complementare asse suburbano che collegherà la via del Brennero alla zona sud della città fino allo studio per la verifica di fattibilità per un nuovo casello a Mugnano dell’Università di Pisa. Per incentivare la residenza del centro storico e per liberare le principali piazze dalle auto sono state previste nuove aree per la sosta, anche ai piani terra di alcuni immobili. Sono stati individuati parcheggi scambiatori all’esterno delle Mura, che dovranno essere collegati tramite il trasporto pubblico locale o percorsi ciclo-pedonali. La realizzazione del terminal bus finalmente doterà la città di una nuova infrastruttura per la mobilità efficiente e bella.
Un piano verde
L’attenzione al sistema agroambientale diventa fondamentale per il recupero degli insediamenti in territorio rurale e per affrontare le sfide poste dalla transizione ecologica e dai cambiamenti climatici. Il piano ha riconosciuto e normato gli ambiti del parco fluviale del Serchio, dell’Ozzeri, del parco agricolo e monumentale dell’acquedotto del Nottolini e delle Parole d’oro come elementi di rilevanza paesistica e ambientale da tutelare, conservare e valorizzare. Per le aree agricole periurbane il piano promuove il sostegno per un’agricoltura integrabile con gli insediamenti urbani, compresi gli orti sociali.
Un piano-agenda 2030
Agenda 2030 è un programma d’azione per le persone e il pianeta sottoscritto nel 2015 dai 193 Paesi dell’Onu. Il Comune di Lucca ha avviato il percorso per attuare questa strategia di sostenibilità ambientale. Tra i 17 obiettivi definiti dal programma, quelli ricollegabili alla pianificazione del territorio sono: economia circolare, mobilità verde, edilizia sostenibile, efficienza energetica e sicurezza idrogeologica. Anche per questo il vasto patrimonio edilizio esistente dovrà essere ristrutturato con politiche green e grazie ai bonus di efficientamento energetico per rifunzionalizzare e ottimizzare le attività che si trovano dentro i tessuti residenziali.
Un piano che rigenera
Sul nostro territorio permangono una serie di aree che hanno perso la loro funzione originaria e attualmente sono in stato di abbandono: grazie ai contributi richiesti alla città e dopo un’attenta analisi dei bisogni emersi e delle reali possibilità di intervento queste aree, già riconosciute dal piano strutturale, sono state schedate. Il piano ne ha determinato le modalità di intervento per il riuso, ha stabilito le azioni per la rigenerazione urbana attraverso specifiche schede norma che definiscono nel dettaglio funzioni e quantità ammesse. Gli interventi dovranno esprimere una elevata qualità architettonica e dello spazio pubblico attraverso la riconfigurazione del disegno dei tessuti urbani, il recupero di funzioni, attività e servizi e delle infrastrutture per l’accessibilità e la mobilità.
Un piano complesso ma facile da usare
Un potente sistema informatico gestionale sarà in grado di rispondere alle esigenze dell’utente: semplicità d’uso e ricchezza delle informazioni. La piattaforma mette a sistema i dati e le norme per una consultazione precisa e di facile utilizzo, inequivocabile e aggiornabile qualora trasformazioni e nuove conoscenze, nel tempo, intervengano.
Un piano dai grandi numeri
Cartografia
85 fogli in scala 1:2000 con il quadro generale delle previsioni di tutto il territorio del comune
2 fogli del centro storico scala 1:1000 con la tipologie edilizie della città antica (come ad esempi palazzi, edifici dell’edilizia di base, le schiere dell’anfiteatro) e complessi architettonici rilevanti
2 fogli del centro storico in scala 1:1000 con gli elementi di dettaglio per il controllo degli interventi edilizi (fronti, coperture, spazi aperti pertinenziali come ad esempio chiostri, cortili, giardini)
4 fogli con i centri di antica formazione
13 fogli con i nuclei rurali d’impianto storico
Alcuni numeri della campagna di rilievo sul campo dedicata agli insediamenti storici
179 insediamenti della città antica
67 insediamenti della città pianificata
9 centri di antica formazione (Es. Monte San Quirico, Nozzano, Ponte a Moriano…)
39 nuclei di impianto storico (Es. Aquilea, Piazzano…)
272 agglomerati di matrice storica
850 corti
251 ville
9 grandi strutture architettoniche isolate (Es. Maggiano, Certosa di Farneta…)
3744 edifici di impianto storico in territorio urbanizzato
13 antichi opifici (Es. Ex Cucirini Cantoni, Iutificio Balestrieri…)