Serchio, gli appelli inascoltati della gente: “Il fiume torna pericoloso, le istituzioni non fanno nulla”




Il presidente di ‘Uniti per l’Oltreserchio’ Vannucchi: “Lottiamo da anni per una manutenzione seria del letto del fiume, senza ottenere niente”
Sono passati quasi 12 anni dall’alluvione che colpì l’Oltreserchio, il 25 dicembre 2009. Ma il fiume continua ancora a spaventare gli abitanti.
Abitanti che giovedì scorso (14 ottobre) si sono ritrovati al centro di cittadinanza Il Bucaneve, in una serata organizzata dall’associazione Uniti per l’Oltreserchio per sensibilizzare le forze politiche sul pericolo costituito dal Serchio, e ragionare al tempo stesso sulle soluzioni per scongiurarne un’altra esondazione.
Da Monia Monni, Stefano Baccelli, Valentina Mercanti e Mario Puppa per la Regione, all’assessora all’ambiente Valentina Rose Simi, il sindaco Alessandro Tambellini, il consigliere Daniele Bianucci per la città: fra queste personalità chiamate in assemblea, solo Baccelli ha risposto all’invito, assente tuttavia per sopraggiunti impegni improrogabili. Unico presente lo scorso giovedì alle 20,30 al Bucaneve, il consigliere comunale della zona, Dante Francesconi.
Una serata organizzata principalmente per i rappresentanti dei cittadini, con la proiezione di foto storiche del fiume Serchio, delle sue piene e delle sue trasformazioni. Comprese le immagini dello straripamento degli argini nel 2009, l’alluvione da cui è nata l’associazione Uniti per l’Oltreserchio che chiede da anni la manutenzione del letto del fiume.
“Lottiamo da anni perché il letto del Serchio subisca una manutenzione seria che elimini alberi e radici, senza ottenere niente – spiega il presidente dell’associazione Paolo Vannucchi – La riunione di giovedì scorso aveva l’obiettivo di sensibilizzare i politici su questo problema e stimolare un confronto costruttivo con loro e con il territorio. Ma alla serata hanno partecipato solo i residenti. Capisco che confrontarsi con le associazioni non è facile, ma questo è il compito della politica. Non ascoltarci è sbagliato”.
“Durante la presidenza di Rossi, inviai in Regione una richiesta di colloquio e una relazione sul fiume correlata da foto. In quel momento – continua il presidente – si mise in moto il genio civile e sono state tagliate tantissime piante all’interno del letto. Tuttavia, tagliare senza estirpare le radici non serve a niente, infatti le piante hanno ributtato e il fiume si è infittito di nuovo. I boschetti e gli isolotti sono cresciuti, rallentano l’acqua e il Serchio sottoposto a piogge intense si avvicina agli argini, diventando sempre più pericoloso per i residenti. La comunità deve vivere con questa spada sulla testa? Siamo arrabbiati e sconcertati”, afferma Vannucchi.
“Sconcertati perché la politica non fa nulla, come conferma l’assenza degli esponenti invitati all’assemblea di giovedì scorso (14 ottobre). Noi portiamo avanti questa battaglia, ma senza un dialogo sbattiamo contro muri”.
I muri da un lato della politica, dall’altro degli ambientalistici e dei tecnici che ritengono ingiustificati degli interventi nel letto del fiume.
“Gli ambientalisti sostengono la necessità di proteggere la natura, senza tuttavia preoccuparsi della sicurezza. Dicono che le piante non fanno alzare il livello dell’acqua. Si preoccupano degli animali, senza tuttavia considerare i pesci, diminuiti notevolmente per colpa di cormorani e aironi”.
Secondo i tecnici invece, “La corrente va rallentata per proteggere le opere idrauliche. Una motivazione che ci lascia perplessi, perché fino agli anni ’60 del secolo scorso – continua il presidente – il fiume era libero, e nessun ponte è mai crollato per questo”.
“Inoltre, sulle sponde del fiume si trovano scale oggi in disuso, costruite in passato per scendere nel letto del fiume. Queste scale – dice Vannucchi – sono scomparse sotto uno spesso strato di terra”.
“Uno strato che raggiunge, nel caso di una scaletta antistante l’abitazione di un signore di Nozzano, almeno 70 centimetri se non un metro. Ciò significa che almeno in quel punto, il letto del fiume non solo ha ingombri del terrapieno all’interno, ma è più stretto. Inoltre, su questa scala in un secondo tempo è stato aggiunto uno scalino, segno che la terra è salita ulteriormente di livello: anche la golena stessa, che è stata lasciata perché le acque la invadessero in modo che il fiume non crescesse più di tanto, non ha più la stessa funzione che aveva all’inizio perché contiene meno acqua. In conclusione, anche tutti i lavori fatti di recente hanno tolto volume al fiume, che non deve solo trasportare l’acqua e mandarla verso il mare, ma deve anche contenere quando c’è la piena. Naturalmente, i tecnici negano tutto ciò”.
“Tre anni fa con la vecchia amministrazione e Baccelli assessore regionale all’ambiente, Uniti per l’Oltreserchio ha presentato mille e 300 firme con la richiesta di un intervento nel letto del fiume alla commissione ambiente, ma è caduto tutto in una bolla di sapone. Anche al tempo non è successo assolutamente niente”.
“Gli abitanti dell’Oltreserchio continuano di anno in anno a convivere con il pericolo, ogni volta che il fiume cresce siamo molto preoccupati. Perciò – conclude il presidente dell’associazione – continueremo questa battaglia. Se necessario, chiederemo di nuovo di essere ascoltati in Regione”.