Il piano operativo passa l’esame del Consiglio: ok all’adozione. Mammini: “Nessuna cementificazione, quartieri verso nuova vita”

26 ottobre 2021 | 17:34
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Il piano operativo passa l’esame del Consiglio: ok all’adozione. Mammini: “Nessuna cementificazione, quartieri verso nuova vita”

L’assessore ha illustrato lo strumento all’aula: saranno esaminati 40 emandamenti

Nessuna cementificazione ma una nuova formula che, a fronte dell’iniziativa privata, restituirà servizi alla città e nei quartieri. È un piano operativo con lo sguardo rivolto al futuro, ma che parte dalla tutela e messa in sicurezza del territorio e del patrimonio – di cui è stata fatta una mappatura aggiornata – quello che ha descritto oggi (26 ottobre) l’assessora all’urbanistica Serena Mammini in consiglio comunale presentando la delibera di adozione del nuovo piano operativo della città di Lucca. L’adozione è arrivata dopo 8 ore di  discussione in Consiglio comunale con 20 favorevoli, 8 contrari e un astenuto. Una seduta fiume in cui sono stati presentati 40 emandamenti, illustrati dai vari consiglieri e votati uno ad uno.

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Dopo avere ripercorso le principali tappe che hanno portato fino alla proposta di adozione, l’assessora, nel suo intervento in apertura, è entrata nel merito dei principali contenuti del piano.

“Il piano operativo – ha detto Mammini –, insieme al piano strutturale, andrà a completare la strumentazione urbanistica della città. L’ultimo tassello sarà il nuovo regolamento edilizio, che contiamo di portare a compimento entro la fine del mandato amministrativo. Il piano è uno strumento in grado di gestire, in modo chiaro e univoco, gli insediamenti esistenti e governare i complessi processi di rigenerazione delle tante aree urbane bisognose di un nuovo disegno, di nuove funzioni e quindi di nuova vita. Aree che, grazie a un’attenta lettura urbanistica, potranno inserirsi nel contesto in cui si trovano in modo più armonico ed efficiente con progetti ad hoc per migliorarne la fruibilità e restituire alla città dotazioni ancora mancanti”.

“In questi mesi di intenso lavoro – ha proseguito – la pandemia, se ha rappresentato e sta rappresentando un problema, è stata anche, per certi aspetti, un’opportunità. Alla difficoltà di elaborare insieme un progetto organico con inedite modalità a distanza, ha fatto da contrappeso l’urgenza di intercettare bisogni che in una condizione di normalità non sarebbero emersi con altrettanta evidenza, e da qui è derivata un’ulteriore attenzione al valore dello spazio pubblico, dei luoghi all’aperto per l’incontro, per la relazione, per le attività didattiche e culturali. Un ripensamento anche degli spazi privati, per una città che faccia della qualità dell’abitare un obiettivo imprescindibile. In questo contesto, il vasto patrimonio edilizio esistente deve essere ristrutturato con politiche green e l’accesso ai bonus di efficientamento energetico per rifunzionalizzare le attività dentro i tessuti residenziali deve essere facilitato: una disciplina di gestione degli insediamenti che, in antitesi alla nuova edificazione e al consumo di suolo, offra ai cittadini e agli operatori una vasta gamma di possibilità di interventi per migliorare gli edifici secondo le esigenze di vita e di lavoro”.

“Le necessità, i bisogni, le abitudini e le richieste delle persone in questo particolare periodo vennero rilevate e valutate ai fini progettuali del Piano anche attraverso un questionario on-line dal titolo Lucca, come va?. Un modo, certo un po’ asettico, per riallacciare il dialogo con i cittadini, ma comunque efficace che ebbe comunque buona partecipazione. Del resto, la pandemia, ha fatto sì – ricorda Mammini – che il percorso partecipativo, già stabilito da tempo e anche divulgato tramite depliant, subisse un totale cambio di programma. Comunque dalla relazione della garante dell’informazione e della partecipazione si rileva quanto il lungo percorso per i nuovi strumenti urbanistici, e mi riferisco dalla partenza per il Piano strutturale fino a oggi, sia stato accompagnato da un altrettanto ampio e articolato percorso di approfondimento, ascolto, comunicazione e attenzione per le esigenze della città e dei cittadini, che preferirei in questo caso chiamare abitanti“.

“Del resto – prosegue Serena Mammini – i contributi sono stati accolti anche molto oltre il termine stabilito. Occorre chiarire che i contributi non sono come le osservazioni, che hanno un tempo stabilito dalla pubblicazione sul Burt e che poi devono essere controdedotte e ritornare in consiglio per eventualmente perfezionare la proposta di piano. I contributi, tramite avviso pubblico, come dicevo prima, sono stati chiesti alla città nello spirito di stimolare, chiedere quali fossero le proposte, le necessità, i bisogni che un piano urbanistico potesse contribuire a soddisfare o risolvere. Certo, alcuni confondono la partecipazione, con un algido ‘o si fa quello che dico e voglio io altrimenti non è partecipazione’ oppure ‘no a casa mia’  mescolando la parte con il tutto, l’interesse particolare a quello generale, ecco, allora, forse, dico forse, parliamo di cose diverse. Poi, sempre, tutto può essere fatto meglio. Ricordo però che alla fine del 2013, alla Casa della città, l’urban center del Comune, fummo anche un po’ presi in giro perché parlavamo di facilitatori del percorso partecipato. Oggi, dopo alcuni anni, invece, c’è un gran parlare di partecipazione, una pratica che da allora si è molto consolidata, evidentemente anche grazie all’amministrazione”.

L’assessora ha poi fatto cenno al tema della ‘cementificazione’ sollevato in questi giorni nell’ambito del dibattito cittadino: “Ho letto in questi giorni, e immagino ne sentiremo a breve riparlare, di cementificazione. Chiariamo subito che le aree dove sarà possibile edificare nei prossimi 5 anni dal momento dell’approvazione del Piano sono 17 per tutto il comune. Sono aree inserite in contesti di quartiere o frazione carenti a livello infrastrutturale, per esempio di spazi a verde fruibili o parcheggi. Alcuni di questi spazi sono stati inoltre oggetto di contributo da parte di privati cittadini che, a fronte della possibilità di un intervento dovranno restituire spazi di città pubblica, attrezzature quindi che potranno andare a migliorare la vivibilità di quelle aree. Questo per Lucca è un grande elemento di novità. Perché se in passato un disegno minimo di città pubblica era stato abbozzato, negli ultimi decenni lo spazio pubblico è stato per lo più prodotto di risulta, cosicché ci troviamo scuole senza parcheggi, o adeguati spazi verdi, un sistema di ciclabili che, seppur in questi anni sia stato sostenuto, non si è ancora completato, per cui ci sono parti di città che aspettano ancora”.

L’assessora ha fatto cenno poi al lavoro fatto dal piano sul patrimonio storico, partendo da una “inedita campagna di schedatura” del sistema delle ville e delle grandi architetture isolate, ma anche delle corti e dei centri storici minori e al Piano dell’accessibilità urbana che ha scandagliato ogni via, ogni piazza del centro storico e che dovrà estendersi oltre le Mura “in modo – ha detto – da programmare gli interventi e da inserirli nel piano delle opere pubbliche per una città che persegue l’obiettivo del benessere ambientale, per tutti”.

“Dopo la stagione dell’urbanistica degli individualismi – ha aggiunto Mammini – Lucca sceglie un piano concreto, che parla chiaro guardando in faccia la realtà, ancorato alle capacità di governo di un Comune da 90mila abitanti, non espansivo in termini di occupazione di nuove aree, ma nell’idea della città e nel potenziamento dello spazio pubblico”.

L’assessora all’urbanistica è scesa nel dettaglio del piano, con riferimento all’accessibilità urbana e alle infrastrutture:  “Il piano dell’accessibilità urbana, che fa parte del piano operativo, ha scandagliato ogni via, ogni piazza del centro storico – ha spiegato l’assessore -. Con scrupolo i punti critici per le persone con disabilità, permanenti o temporanee, sono stati mappati e schedati: un lavoro che dovrà estendersi anche oltre le Mura e che permetterà di programmare gli interventi e di inserirli nel piano delle opere pubbliche per una città che persegue l’obiettivo del benessere ambientale, per tutti”.

consiglio piano operativo

“Il piano operativo – ha proseguito – conferma le priorità infrastrutturali: dal nuovo ponte sul Serchio al complementare asse suburbano che collegherà la via del Brennero alla zona sud della città, fino allo studio di fattibilità per un nuovo casello a Mugnano e alla realizzazione del terminal bus, il cui progetto è in stato avanzato di redazione, e che finalmente doterà la città di un nuovo servizio per la mobilità, un grande hub di scambio intermodale che sarà efficiente e anche bello.  Grande attenzione è stata dedicata al territorio agricolo e forestale, alle aree di valore paesaggistico, ai parchi e ai siti di valenza naturalistica e ambientale, così come alle aree agricole periurbane. Il piano ha riconosciuto e normato gli ambiti del parco fluviale del Serchio, dell’Ozzeri, e del parco agricolo e monumentale­ dell’acquedotto del Nottolini e delle Parole d’oro”.

Mammini ha anche ricapitolato i punti salienti del lungo percorso di redazione del piano che, come è noto, tra l’altro ha dovuto affrontare anche lo scoglio della pandemia: “Nel marzo 2018 abbiamo approvato in consiglio le linee di indirizzo per la formazione del nuovo piano operativo che attuano il quadro strategico del piano strutturale e che il piano adesso in adozione ha sviluppato declinando quei temi verso i quali far convergere le azioni pubbliche e private. Successivamente, nell’aprile dello stesso anno, venne avviata la procedura dell’avviso pubblico prevista dalla legge 65/2014 invitando tutti i soggetti, pubblici o privati, a manifestare il proprio interesse presentando proposte o progetti coerenti con il piano strutturale e con le linee di indirizzo del Piano operativo e finalizzati all’attuazione degli obiettivi strategici, al fine di definire sia il dimensionamento quinquennale, che i contenuti previsionali del Piano”.

“Questi contributi, circa 180 – ricapitola Mammini -, sono stati schedati, georeferenziati e resi disponibili sul portale del Comune e sono stati oggetto di diverse sedute della commissione. Le attività di informazione e partecipazione della cittadinanza e, in generale, dei soggetti interessati hanno prodotto risultati significativi, come emerge dal rapporto del garante dell’informazione e della partecipazione, che hanno contribuito alla definizione dei contenuti del piano nelle loro linee generali e del quadro previsionale strategico quinquennale. I temi strategici, li voglio ricordare, sono: la cura dei beni comuni, la rete ambientale, lo spazio pubblico, i grandi progetti di riuso, la mobilità e accessibilità“.

“Il piano operativo – ha proseguito Mammini – dopo il piano strutturale, doterà la città di uno strumento in grado di gestire, in modo chiaro e univoco, gli insediamenti esistenti e governare i complessi processi di rigenerazione delle tante aree urbane bisognose di un nuovo disegno, di nuove funzioni e quindi di nuova vita. Aree che, grazie a un’attenta lettura urbanistica, potranno inserirsi nel contesto in cui si trovano in modo più armonico ed efficiente con progetti ad hoc per migliorarne la fruibilità e restituire alla città dotazioni adesso ancora mancanti. Occorre precisare che molte di queste aree sono di proprietà privata, per cui per far sì che queste possano rianimarsi con nuove funzioni sarà necessario che il privato abbia la volontà di investire. Quello che può fare un piano urbanistico è per prima cosa dare un quadro normativo chiaro, che garantisca iter amministrativi in tempi certi. Le schede norma del Piano sono concepite proprio in questo senso: oltre all’inquadramento geografico, l’identificazione catastale e le indicazioni di dettaglio in scala 1:2000 ci sono le tabelle con i caratteri generali e identificativi della previsione, il dimensionamento e la disciplina delle funzioni, la descrizione con gli obiettivi, le condizioni e le prescrizioni per l’attuazione. Quindi una sorta di piano-regolamento ad hoc per ogni previsione urbanistica“.

consiglio comunale piano operativo L'assessore all'urbanistica Serena Mammini

“L’incontrollato eccesso di edificazione – spiega -, con la corsa all’accaparrarsi le volumetrie che ha caratterizzato i piani edilizi del recente passato, congegnati soprattutto per la rendita fondiaria, e chissà all’epoca dove erano tutti i difensori della città, si è interrotto grazie a un nuovo paradigma, a un cambio di visione. Da un regolamento per costruire, troppo spesso con scarsa qualità, che ha saturato ogni spazio in particolare nei quartieri più popolosi, lasciando in eredità brani di città disconnessi, non serviti, dove gli edifici talvolta non dialogano con il tessuto circostante, si è passati a un progetto urbanistico che, innanzi tutto, fa ordine e mette a sistema. Il piano operativo ricerca un’armonia urbana e dello spazio pubblico e, attraverso la pianificazione delle funzioni, crea nuovi equilibri, o li conserva laddove già sono, tra servizi e abitazioni. Il percorso di redazione del piano, non lo nego, dicevo prima, è stato complesso. Dapprima, un problema formale nella gara per l’incarico ai consulenti, fece sì che la squadra da poco costituita, non potesse lavorare al completo per alcuni mesi. Poi, a fine febbraio 2019, era appena terminata la prima fase del percorso partecipato, quella dei tavoli sul territorio, quando la vita di tutti subì il trauma improvviso a causa del Covid.  Un cambio repentino di abitudini e programmi: l’incertezza totale. È stato un periodo unico, difficile, di grande disagio e incertezza. Parlo al passato per quanto quel periodo non sia ancora finito, ci siamo dentro. Una situazione di grave fragilità quindi, che ha messo a nudo tutte le debolezze di un sistema. Ed è proprio in questa circostanza che il gruppo di lavoro si è trovato ad affrontare la fase progettuale del Piano: una redazione complicata che inevitabilmente ha subito un qualche ritardo rispetto alla tabella di marcia. L’avvio del piano infatti è del 17 dicembre 2019, pochissimo tempo prima del lockdown”.

“È stato per me un onore – ha concluso Mammini – aver potuto servire la città e coordinare questo percorso, molto complesso, per far sì che finalmente Lucca si dotasse di nuovi strumenti urbanistici degni della sua storia, per rimettere sul pulito una disciplina, fondamentale per il governo del territorio. Ringrazio il sindaco per avermi dato questa opportunità, quella di coordinare politicamente un’impresa. Ringrazio tutto il gruppo di lavoro che, nonostante le tante difficoltà incontrate in questi anni, non ha perso la determinazione e la passione per elaborare insieme a me e all’amministrazione, un progetto che traguardi Lucca verso una nuova e più ambiziosa stagione. La redazione di un piano urbanistico è di per sé operazione complessa e per il periodo che ci è stato dato di attraversare, come dicevo prima, questa esperienza è stata ancora più complessa. Le cose poi sono fatte dalle persone e sono proprio le persone, al di là delle varie competenze, che voglio ringraziare. Del resto sono ‘patrimonio del Comune di Lucca’, professionalità a servizio di tutti i cittadini, al di là delle bandierine. Permettetemi quindi, un attimo, di ringraziare la instancabile Antonella Giannini rup e progettista insieme a Monica Del Sarto, poi tutto l’ufficio di piano, Carla Villa, Silvia Lovi, Alessandro Paoli, Cinzia Rovai, Delia Vecchi; per i lavori pubblici Andrea Biggi e Paolo Paoli, la garante dell’informazione e della partecipazione Nicoletta Papanicolau. Un ringraziamento ai coordinatori scientifici Fabrizio Cinquini e Michela Biagi che ci hanno seguito anche nella molte commissioni, un ringraziamento all’architetto Gilberto Bedini per la schedature delle 350 ville che arricchiscono il nostro territorio. Ringrazio Chiara Pignaris di cantieri Animati per il processo partecipativo, il professor Antonio Pratelli per le lo studio di alcune previsioni infrastrutturali, Leris Fantini per il Piano dell’accessibilità urbana, i giovani architetti che hanno partecipato alla faticosa campagna di schedatura dello storico sul territorio e chi con pazienza ha lavorato all’elaborazione cartografica. Ringrazio inoltre tutti gli altri consulenti esterni: geologo, ingegnere idraulico, il vassista, l’università di Pisa per le indagini di fattibilità per i corridoi infrastrutturali e la compatibilità acustica e lo studio legale. Voglio infine ricordare, con affetto, l’agronomo Francesco Lunardini che ha collaborato con noi per mesi e che purtroppo troppo presto ci ha lasciato. Un ringraziamento a tutta la Commissione urbanistica e al presidente Gianni Giannini. al di là delle contrapposizioni, tra il palinsesto conoscitivo su piattaforma Zoom e le commissioni in presenza, l’impegno direi che sia stato notevole e il dialogo costruttivo”.

In aula la discussione è iniziata con una fase “pregiudiziale”, per poi proseguire con la presentazione e il voto di 40 emendamenti. L’adozione è arrivata con i voti della maggioranza (20) mentre hanno votato contro dall’opposizione Barsanti, Borselli, Buchignani, Di Vito, Martinelli, Santini, Testaferrata, Torrini. Astenuto Barsella, consigliere di Lei Lucca.

Cinque pregiudiziali per il piano operativo: “Poca trasparenza e poco tempo per approfondire”