Stop alle licenze per bar e ristoranti: verso un piano per regolare i siti per le nuove attività
L’assessore: “Non vogliamo che alcune zone del centro si saturino di queste attività”. Primo ok in commissione alla proroga di 10 mesi delle licenze
Evitare che il centro storico diventi una mangiatoia a cielo aperto. È questo lo scopo della delibera di giunta passata in commissione bilancio e sviluppo del territorio con quattro ‘sì’ e l’uscita, al momento del voto, dei consiglieri Marco Martinelli (Fdi) ed Enrico Torrini (Misto). Contestualmente al via libera che dovrà arrivare in consiglio comunale si farà la mappa delle funzioni in centro storico, in modo da adottare ulteriori provvedimenti mirati per evitare un centro bomboniera solo per i turisti.
L’atto, come noto, predispone una proroga di dieci mesi per la moratoria, già attiva dal 2018, che vieta la concessione di nuove licenze per l’apertura bar e ristoranti in centro storico, fatta eccezione per quegli esercizi all’interno dei luoghi culturali o di pubblica utilità, come i teatri o le stazioni di servizio. Ulteriori dieci mesi che serviranno al Comune e all’Imt per stilare un piano di indirizzi per disciplinare tempi, modi e luoghi di apertura di queste attività di somministrazione cibo e bevande nel cuore della città.
A entrare nel dettaglio dell’atto l’assessora alle attività produttive Chiara Martini. “Con questa delibera vogliamo prorogare una misura che di fatto esiste già per limitare il fenomeno dell’apertura di altri servizi di somministrazione cibo e bevande nel centro storico, visto e considerato l’incremento di queste nell’ultimo decennio – spiega -. Incremento che, se fosse aumentato, avrebbe deturpato la stessa struttura di un centro storico medievale come quello di Lucca, considerato un bene monumentale. La proroga di dieci ci dà, come prevede la legge regionale, la possibilità di stendere un piano che contenga degli indirizzi di sviluppo per far sì che crescita commerciale avvenga nel rispetto della sostenibilità ambientale e di qualità di vita per i residenti. Siamo arrivati a questo atto sottoscrivendo con la Regione un’intesa dopo aver consultato la soprintendenza. In questo senso abbiamo già avviato la collaborazione con Imt, che sta organizzando un gruppo di ricerca che, insieme al Comune, andrà a indagare l’impatto che la pandemia ha avuto su questo tipo di attività, soprattutto in termini di spazi, per arrivare ad avere una fotografia dei punti ‘saturi’ di bar e ristoranti e di conseguenza suggerire a chi vorrà aprire un’attività quali sono le zone più adatte, e favorirne, magari, l’aperura in zone decentralizzate che hanno bisogno di essere riqualificate”.
In particolare l’atto limita l’apertura di nuove attività di commercio al dettaglio di prodotti alimentari e attività di somministrazione, comprese quelle di preparazione e produzione di prodotti artigianali – e quindi anche i panifici – e gli esercizi di home restaurant, il tipo di attività che invece di svolgersi in un classico locale viene organizzato all’interno di un appartamento privato. Se i commercianti lucchesi sembrano essere d’accordo con la proroga della moratoria, è su quest’ultimo punto che sono state sollevate alcune polemiche. Come riportato dall’assessora Martini, infatti, proprio ieri (14 novembre) un’azienda privata ha parlato dell’impossibilità di assimilare questo tipo di attività a quella di ristorazione, come invece viene disciplinato anche dalla Regione stessa. Punto sul quale il Comune si occuperà di fare le dovute verifiche.
Su richiesta del consigliere del Gruppo Misto Enrico Torrini, l’assessora ha illustrato un quadro parziale dello stato attuale delle attività di ristorazione e somministrazione bevande in centro storico. “Attualmente abbiamo circa 150 esercizi aperti in centro, ma la collaborazione con Imt servirà anche per definire un’immagine più precisa dei numeri di un settore che è l’unico, insieme a quello degli alloggi e secondo i dati della Camera di Commercio, a registrare un aumento di unità rispetto anche al prepandemia”.