Imt, via all’anno accademico del ritorno in presenza. Il direttore: “Crescerà ancora l’offerta formativa”
De Nicola: “Servono nuovi spazi alla scuola”. All’inaugurazione il professor Baldoni ha tenuto una lezione sulla nuova ondata di cybercrime
Si apre il sedicesimo anno accademico di Imt, scuola alti studi di Lucca, con l’inaugurazione che si è tenuta stamani (18 novembre) di fronte a tutto il personale, agli allievi e a numerosi soggetti istituzionali che sono stati chiamati a celebrare il momento.
La pandemia ha sconvolto negli ultimi anni il mondo, modificando profondamente abitudini e modi di lavorare: ecco perché il ritorno a una didattica in presenza è un traguardo non scontato se ci guardiamo alle spalle. Una situazione sanitaria che ha coinvolto tutta la didattica fino alle università, utile per comprendere l’importanza della ricerca scientifica, settore che ha fatto della scuola Imt uno dei principali referenti in campo nazional e internazionale.
Ad aprire la conferenza il saluto delle istituzioni: “È un piacere essere qui per l’inaugurazione di questo nuovo anno scolastico della scuola alti studi Imt – dice il sindaco di Lucca Alessandro Tambellini – Ho visto crescere questa scuola che è oggi motivo di soddisfazione e orgoglio per aver fatto tornare Lucca una città universitaria. Oggi la scienza viene in alcuni casi messa in dubbio da un’informazione cialtrona che rischia di vanificare il lavoro di moltissimi, messo in campo per giungere a risultati utili per tutti noi. Il valore della ricerca e dello studio per arrivare a conclusioni certe, tutto questo va reclamato con maggior forza di fronte a chi attenta contro questi percorsi per raggiungere certezze. Il mio augurio più caro e incoraggiante è che possiate continuare nonostante le malversazioni di una informazione che tengo a definire molto spesso cialtrona”.
“L’apertura di un anno accademico – afferma il presidente della Provincia, Luca Menesini – è un motivo sempre importante, ma oggi con la pandemia acquista ancora più importanza perché ci fa capire quanto sia essenziale il ruolo che la scienza e la ricerca hanno per la qualità della vita delle persone, tema in Italia molto trascurato. Il Covid ci ha insegnato che molti paradigmi con cui guidiamo le nostre scelte vanno messi in discussione, in favore di nuovi paradigmi che legano la qualità della vita al benessere, ma anche alla salute, alla qualità dell’ambiente e dei servizi, alla sostenibilità, per dirla con una sola parola. Scienza e ricerca rivestono un ruolo chiave e investire su scienza e ricerca vuol dire investire sul futuro e sulla qualità. All’università dovremmo chiedere lo sforzo di avviare un percorso perché il sapere si trasformi in conoscenza diffusa, accessibile a tutti. La conoscenza è la roccaforte contro il dilagare di notizie false e fantasiose teorie”.
“La vivacità culturale di questa città è stata confermata dalle iniziative che si stanno sviluppando – ha detto il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani -. Un grande augurio agli studenti che rendono sempre più ricca l’esperienza dell’Imt. Dalla Regione c’è la massima disponibilità ad essere parte di questo processo di crescita che colloca la realtà dell’Imt tra i più importanti e prestigiosi istituti di ricerca e di formazione, contribuendo a consolidare la Toscana come punto di riferimento internazionale”.
Alessandra Nardini, assessora regionale all’istruzione, formazione professionale, università e ricerca, impiego, relazioni internazionali e politiche di genere, interviene in rappresentanza della Regione Toscana: “È un piacere e un onore essere qui a portare i saluti della giunta regionale in un anno accademico speciale, della ripartenza post pandemia, anche se del tutto non ne siamo ancora usciti. Il ritorno in presenza non è un risultato casuale, ma il frutto della scienza, della ricerca, della collaborazione interdisciplinare e internazionale, se oggi siamo qui , è perché abbiamo avuto a disposizione in tempi brevi un vaccino sicuro ed efficace contro il Covid. Risultato da ricordare con orgoglio e che sia un monito per il futuro considerare sempre l’università e la ricerca uno dei pilastri fondamentali della nostra società”.
“Imt è un modello virtuoso di incontro tra didattica e ricerca – prosegue Nardini – con un grande potenziale che ha lo scopo di creare interdisciplinarità in materie apparentemente molto distanti tra loro, con l’obiettivo di studiare con completezza sistemi economici sociali culturali e tecnologici. Una delle evidenze della pandemia è l’importanza della scienza, nonostante il presentarsi di deprecabili tendenze all’irrazionalismo e dell’anti scienza”.
La parola è quindi passata al direttore della Scuola Imt, Rocco De Nicola, professore ordinario di informatica, direttore dell’unità di ricerca SysMa e coordinatore del programma di dottorato in scienza dei sistemi, primo direttore ad essere stato nominato attraverso le regole del nuovo statuto: “E’ un vero privilegio e piacere avere con noi le istituzioni sia regionali che locali. E’ un piacere avere con noi il professor Roberto Baldoni, direttore dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale per tenere la lectio magistralis su ‘La gestione del rischio cyber in un mondo di sovranità digitali’, problema con il quale dovremo convivere sicuramente per i prossimi anni. La data scelta per questa cerimonia non è casuale;il 18 novembre del 2005 nasceva ufficialmente la Scuola Imt alti studi. La scuola nel tempo si è trasformata e modificata, partendo da un modello privatistico per approdare ad un ordinamento che prevede un ruolo centrale del senato accademico, eletto dai professori dai ricercatori e dalle allieve e dagli allievi della scuola. Il direttore della scuola oggi è eletto da tutta la comunità accademica e sentiamo ancora di più sulle nostre spalle la responsabilità di farla crescere, costruendo su ciò che hanno fatto i miei predecessori”.
“Le ambizioni originarie della scuola non sono cambiate nel tempo – prosegue il direttore -, aspirare ad un alto posizionamento internazionale nella ricerca e nella formazione, coniugare massimo rigore ed eccellenza disciplinari con un innovativo modello interdisciplinare, selezionare ambiti metodologici e applicativi che condividano l’interesse per analisi di dati ed evidenze empiriche e sperimentare programmi di dottorato di ricerca innovativi. Fra gli obiettivi che ci siamo dati c’è il potenziamento dell’offerta formativa con l’attivazione di nuovi percorsi di dottorato, ma anche di altri master di II livello, di lauree magistrali in collaborazione con altre Università e corsi executive per l’impresa e la pubblica amministrazione e già dall’anno prossimo punteremo ad attivare nuovi curricula dottorali in ambiti che riteniamo strategici per lo sviluppo del Paese. Stiamo lavorando all’attivazione di master su: neuroscienze manageriali made in Italy,ricambio generazionale e innovazione digitale nell’azienda familiare e legislazione e sport. Ma ve ne sono molti altri sui quali puntare, rendere più semplice intercettare finanziamenti nell’ambito della ricerca,far rete con le altre istituzioni universitarie in Italia e all’estero, soprattutto con le altre cinque scuole a ordinamento speciale in Italia e con loro definire una serie di progetti congiunti con fondi finanziati dal Ministero dell’università e la ricerca.
Per riuscire a fare quanto abbiamo delineato dobbiamo crescere; il nostro obiettivo è raddoppiare il numero di docenti e ricercatori nei prossimi tre anni, per raggiungerlo occorrono più allievi, più personale tecnico amministrativo e maggiori spazi. Concludo questa mia riflessione rinnovando i miei ringraziamenti a tutti voi per il prezioso contributo che ognuno di voi ha dato e continuerà a dare alla nostra crescita, e rivolgendo un particolare e caloroso pensiero ai nostri nuovi allievi, che si sono appena uniti, diventando parte fondamentale della loro vita, cittadini del mondo a Lucca”.
A conclusione della cerimonia una lectio magistralis tenuta dal professor Roberto Baldoni, direttore dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale, sui numerosi attacchi informatici che hanno colpito al cuore l’Europa e che minacciano non solo il patrimonio industriale ma anche la democrazia di molti paesi: “Abbiamo una lista lunghissima di pubbliche amministrazioni e aziende che hanno subito attacchi cibernetici, che hanno un impatto diretto sul Pil e sulla reputazione di un Paese. Il rischio sistemico non potrà essere mai annullato, gli attacchi faranno parte della nostra vita e saranno in costante aumento. La creazione dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale risponde all’esigenza di porre la sicurezza e la resilienza cibernetica in mano al vertice governativo, segnatamente al presidente del Consiglio e a fondamento del processo di digitalizzazione del paese”.
“Prevenzione e mitigazione sono le parole chiave, più si è autonomi dal punto di vista tecnologico e più si possono attuare politiche di sovranità delle informazioni. L’Europa è indietro rispetto a Stati Uniti e Cina nella produzione di chip, nelle reti 5G, nella produzione di software, nell’Ai (Intelligenza artificiale) e nell’IoT (Internet of things), per non parlare del Cloud, dove non esiste un’industria europea rispetto ai giganti americani e cinesi. Questo crea una situazione di alto rischio tecnologico”.
“Non solo l’industria è minacciata – aggiunge – anche la democrazia e la società sono sotto attacco.Le fake news e i deepfake, diffusi attraverso il cyberspazio, tendono a confondere e destabilizzare i cittadini. La ‘disinformazione’ ingenera un rischio sistemico legato agli attacchi cognitivi che ogni grande paese democratico deve capire e affrontare per tempo aumentando, tra l’altro, l’uso consapevole della rete e degli strumenti del web da parte della popolazione”.
Altro problema al centro della lectio magistralis del professor Bandoni quello della mancanza di una cultura della sicurezza informatica e di una adeguata forza lavoro. “Sono ad esempio troppo poche le donne che intraprendono studi informatici e pochissime quelle che si specializzano in cybersicurezza. A questo punto dobbiamo evitare che, come accade oggi, questa forza lavoro pregiata continui ad andare all’estero. Anche se abbiamo poco più di un mese di vita e contiamo solo una sessantina di persone in distacco dobbiamo già rispondere a molti dei compiti istituzionali mentre progettiamo il funzionamento della nostra stessa organizzazione. A partire dal 2022, mirate campagne di reclutamento ci porteranno intorno alle 800 unità nel 2027. Queste campagne saranno volte anche ad arginare la fuga delle competenze verso l’estero e a riportare a casa alcuni dei nostri talentuosi ragazzi che abbiamo lasciato partire negli ultimi venti anni”.
“L’informatica è diventata il cuore di praticamente tutti i business – conclude Baldoni – Per questo chi abilita e mantiene il cuore dell’organizzazione dovrebbe essere adeguatamente remunerato, come un buon chirurgo dentro un buon ospedale, altrimenti si alimenta il continuo movimento di competenze sul mercato e la fuga verso l’estero”.